Nel 1952 il giovane Giuseppe Morabito viene denunciato per occupazione arbitraria di immobili e danneggiamento, porto abusivo di armi, violenza privata e lesioni personali.
Il 23 giugno 1967 avviene la strage di Locri: sono assassinati il boss Domenico Cordì, Carmelo Siciliano[6] e Vincenzo Saraceno. L'obiettivo è di punire Domenico Cordì per aver commerciato, a titolo personale, un carico di sigarette di contrabbando scavalcando la cosca Morabito. Accusato dell'omicidio, Giuseppe Morabito viene assolto nel 1971 per insufficienza di prove.[5]
Diventano rilevanti il riciclaggio di denaro e traffico di cocaina tramite i narcos colombiani, con mediatori come l'ex parroco di BrancaleoneFranco Mondellini, nato a Parabiago (in provincia di Milano)[14][15][16][17]. Si stringono alleanze con boss kosovari e albanesi. L'inchiesta Olimpia svela le infiltrazioni della cosca all'interno dell'Università di Messina in accordo con Cosa Nostramessinese fino a quando questi ultimi non scoprirono che i calabresi chiedevano tangenti agli imprenditori cercando chiaramente di voler controllare il territorio dal punto di vista economico. Tutto ciò creò molto attrito tra le due fazioni arrivando successivamente a una guerra di mafia all'interno della città di Messina.[18]
Nel marzo del 1993 viene arrestato Pietro Morabito, latitante, tradito dalla data di rilascio della carta d'identità (29 febbraio 1993, un giorno inesistente)[19]. Nel 1993 viene arrestato a Messina e condannato a 2 anni, Rocco Morabito, per un'estorsione alla Sir S.r.l. - Società Italiana di Ristorazione.[20]
Una sentenza del 1997 emessa dal Tribunale di Locri a carico di Giuseppe Morabito rivela che navi provenienti dal Sud America scaricavano in mare, davanti alle coste di Africo, centinaia di chili di "materiali da raffinare".[12]
Per il presunto coinvolgimento nell'omicidio di Matteo Bottari[24], titolare della cattedra di Diagnostica e Chirurgia endoscopica dell'Università di Messina, avvenuto il 15 gennaio 1998, durante l'operazione Panta ReiGiuseppe Morabito è stato assolto in via definitiva.
Anni Duemila
Nel 2000, con l'inchiesta Panta Rei, si scoprono presunti esami comprati e lauree acquistate all'Università di Messina[25][26][27].
Il 21 ottobre 2005 scatta l'operazione Ciaramella in merito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti; sono circa 50 arrestati (tra i quali spiccano Paolo Codispoti di San Luca, e gli africesi Francesco Bruzzaniti, Francesco Pizzinga, Salvatore Morabito, ritenuti al vertice dell'organizzazione) e 99 gli indagati[33][34][35][36]. Il 13 febbraio 2007 arrivano le condanne per complessivi 153 anni di carcere.
Il 3 maggio 2007 è stata effettuata una vasta operazione antimafia a Milano e in altre città d'Italia, contro le 'ndrine Morabito, Bruzzaniti e Palamara (anch'essi di Africo), dopo un'indagine durata quasi due anni. I reati contestati sono estorsione e traffico internazionale di droga. Sono state eseguite 20 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati a Milano 250 chili di cocaina proveniente dal Sud America che passava da Dakar in Senegal e successivamente dal Porto di Genova[40]. Il camper che portava il carico era stato localizzato grazie a un ricevitore gps posizionato dalla squadra mobile milanese. Le cosche agivano nella zona dell'Ortomercato in via Lombroso e con il night club creato appositamente "For a King". Erano coinvolti politici, professionisti, ristoratori, dentisti, vigili urbani, società reali e fittizie. Secondo le indagini, il vertice dell'organizzazione era guidato da "Salvatore Morabito". Il broker della cocaina è ritenuto fosse l'albergatore svizzero "Pietro Luigi Giucovaz". L'uomo che intratteneva i rapporti tra la Calabria, Milano e il Brasile era "Leone Autelitano".[41][42][43][44]
4 giugno 2007 - Operazione Domino contro i Nesci-Montagnese, i Mamone, i Morabito e i Cordì[45][46][47].
Il 28 gennaio 2008, nell'operazione Onorata Sanità in Calabria, vengono tenute sotto custodia cautelare 18 persone tra cui il consigliere regionale "Domenico Crea" e esponenti della cosca dei Morabito, dei Zavettieri e dei Cordì per associazione mafiosa, abuso d'ufficio, falso ideologico commessa da pubblico ufficiale, truffa, omissione di soccorso, soppressione e distruzione di atti veri.[48][49][50]
Il 13 febbraio 2008, durante l'operazione Noas, vengono arrestate 50 persone di cui molte legate o affiliate ai Morabito-Bruzzaniti-Palamara, per il conseguimento di appalti nel campo turistico in Calabria e in particolare a Bivongi per l'ammodernamento di centrali idroelettriche con la collaborazione di elementi della politica come Pasquale Tripodi (assessore al turismo dell'Udeur), il sindaco di Staiti e il vicesindaco di Brancaleone. Inoltre trafficavano in droga con la cosca camorrista dei casalesi.[51][52]
Il 1º agosto 2008 il gup di Milano emette 14 condanne per l'inchiesta sul traffico di droga nell'ortomercato. Tra i condannati, Antonino Palamara, Salvatore Morabito, Francesco Pizzinga e Francesco Zappalà.[43][44]
Il 22 ottobre 2008 è stato arrestato dai militari del Gruppo di Locri ad Africo Nuovo Domenico Morabito, nipote di Giuseppe Morabito e appartenente all'omonima cosca. Arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, era sfuggito alla precedente operazione Bellu lavuru[55]. A ottobre un'operazione dei Ros svela che il clan Morabito forniva cocaina a un soldalizio criminale che coinvolgeva ex terroristi di destra e di sinistra[56].
Il 28 dicembre 2008 è arrestato Pietro Criaco, ricercato dal 1997, catturato in una mansarda rustica di Africo Nuovo. Sarebbe legato alla cosca dei Cordì, ma in passato aveva legami con i Morabito.[57]
Il 22 dicembre 2010 l'ex consigliere della Regione Calabria Mimmo Crea viene condannato in primo grado a 11 anni di carcere accusato di concorso esterno in associazione mafiosa favorendo i Morabito-Zavettieri, i Cordì e i Talia.[61]
L'11 gennaio 2012 viene portata a termine dai Carabinieri l'operazione bellu lavuru 2, prosecuzione dell'indagine bellu lavuru 1 del 2008, e vengono arrestati diversi presunti affiliati e concorrenti esterni del clan Morabito-Palamara-Bruzzaniti, dei clan Talia e Vadalà di Bova e dei Rodà e Maisano; secondo le indagini i clan avrebbero fortemente condizionato gli appalti pubblici relativi alla s.s. 106 jonica e la variante stradale di Palizzi in particolare le 'ndrine si sarebbero occupate del ciclo del calcestruzzo e delle assunzioni, forniture di cantiere e procedure di sub appalto e nolo. Le attività investigative hanno colpito anche funzionari e dirigenti dell'ANAS e della società Condotte d'Acqua.[62]
Il 5 marzo 2013 si conclude l'operazione Metropolis della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma che ha portato all'arresto di 20 persone, tra affiliati dei Morabito come Giuseppe Morabito (già in carcere), il figlio Rocco Morabito e Francesco Sculli, padre di Giuseppe Sculli, e la sorella Maria Rosa e degli Aquino come Rocco Aquino (già in carcere) e al sequestro di beni del valore di 450 milioni di euro. L'accusa è di aver costruito illegalmente lungo la costa ionica da Catanzaro a Reggio Calabria residenze che avrebbero rivenduti a ricchi facoltosi spagnoli e inglesi con l'aiuto di un membro dell'IRAirlandese Henry James Fitzsimons a fini di riciclaggio di denaro. Il processo si conclude in Cassazione innanzi alla sesta sezione nel mese di marzo del 2019 con la conferma di quasi tutte le condanne mentre il solo annullamento senza rinvio con la relativa pronuncia di assoluzione per non aver commesso il fatto la ottiene l'unica imputata Maria Rosa Sculli, zia del calciatore Giuseppe Sculli, difesa dal penalista di Roma Avv. Fabrizio Gallo. Nell'operazione di costruzione sono state coinvolte maestranze locali anche per acquisire consenso sociale.[63]
Il 4 giugno 2013 con l'operazione Old Family a Crotone vengono arrestate 35 persone appartenenti alle cosche Vrenna-Ciampà-Corigliano-Bonaventura, Farao-Marincola, Ciampà-Megna-Cazzato, Grande Aracri e Morabito accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso estorsioni, detenzione di armi e traffico di stupefacenti e di armi, in cui figurano anche nuove leve come Francesco Franco, Andrea Leto, Luca Manente, Corrado Valsavoia, Alfonso Cazzato e Danilo Cazzato. Accusati a vario titolo di estorsioni traffico d'armi e narcotraffico e associazione di tipo mafioso appartenenti al gruppo del boss Egidio Cazzato detenuto nel regime carcerario 41 bis di Ascoli Piceno[64][65][66][67].
Il 10 gennaio 2017 si conclude l'operazione Buena Ventura durata due anni che scopre un traffico internazionale di droga diretto da Rocco Morabito che era in contatti con esponenti di quei cartellicolombiani non in sodalizio con le FARC[68][69].
Il 4 luglio 2017 si conclude l'operazione Mandamento Ionico che porta all'arresto di 116 presunti affiliati a 26 'ndrine dell'area ionica, tra cui Giuseppe Morabito detto "Ringo", delineando di tutte i loro gli organigrammi e che ha permesso anche di descrivere i ruoli e il funzionamento di un tribunale di 'ndrangheta. Gli arrestati sono accusati di estorsione, danneggiamenti e infiltrazione in appalti pubblici[70].
Il 4 settembre seguente Rocco Morabito viene catturato a Montevideo dopo 23 anni di latitanza in un'operazione eseguita dalla polizia uruguagia; il boss viveva lì dal 2001 con passaporto brasiliano sotto il falso nome di "Francisco Antonio Capeletto Souza"[71]. Il 9 marzo 2018 un giudice di Montevideo acconsente all'estradizione[72].
Il 26 settembre 2017 Giuseppe Morabito detto "Pascià" (1986), nipote di Giuseppe "U tiradrittu" e figlio di Domenico (ucciso dalla polizia nel 1996), viene arrestato con l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione aggravata a Cantù dove il clan si stava insediando seminando il terrore nei locali notturni di Piazza Garibaldi, chiedendo il pizzo ai commercianti e sfidando i rivali di Mariano Comense[73]. Dalle intercettazioni si evince che Morabito era in rapporti con l'imprenditore Antonino Lugarà, arrestato lo stesso giorno per corruzione insieme al sindaco di Seregno.[74]
Il 7 novembre 2017 si conclude l'operazione Cumps-Banco nuovo nei confronti dei Morabito-Palamara con ordinanze di misura cautelare per 50 persone, di cui 32 in carcere, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorrenza illecita, estorsione, falso ideologico, violenza e minacce a pubblico ufficiale. Tra i colpiti i più giovani delle cosche che dimostravano il loro potere nel mondo reale tra Africo Nuovo, Brancaleone e Bruzzano Zeffirio e nei social network. Nel comune di Brancaleone sono entrati anche durante una riunione della giunta comunale per ottenere alcuni appalti pubblici[75][76].
Il 7 maggio 2018 si conclude l'operazione Santa Cruz tra Reggio Calabria, Domodossola (VB), Milano, Gallarate e Busto Arsizio (VA), la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 soggetti ritenuti responsabili di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti nella Val d'Ossola e nel confinante territorio elvetico. Le indagini hanno evidenziato l'esistenza di collegamenti con la Calabria, ove sono stati peraltro effettuati sequestri di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati figura Russo Giovanni Rosario di Roccaforte del Greco (RC), già condannato nei primi anni '90 per traffico internazionale di stupefacenti e ritenuto contiguo a soggetti appartenenti alla 'ndrangheta insediatisi in Val d'Ossola, vicini alla famiglia Paviglianiti di San Lorenzo (RC), nonché ai Morabito di Africo (RC)[77].
Il 13 luglio 2018 viene arrestato a Tirrenia Giovanni Morabito, figlio di Giuseppe, latitante da meno di 2 mesi, da quando aveva l'obbligo di soggiorno a Livorno[78].
Il 3 luglio 2019 vengono sequestrati dalla Polizia di Roma beni mobili e immobili del valore di 120 milioni di euro di cui alcuni a Roma, Rignano Flaminio, Morlupo, Campagnano di Roma e Grottaferrata ma anche un fondo patrimoniale e un contratto di rete di impresa ai presunti affiliati Antonio Placido Scriva, Domenico Morabito, Domenico Antonio Mollica, Giuseppe Velonà, Salvatore Ligato delle 'ndrine dei Morabito-Palamara-Scriva[79].
Giuseppe Pansera, medico gastroenterologo, genero di Giuseppe Morabito arrestato con lui il 18 febbraio 2004[83].
Francesco Sculli, funzionario del comune di Bruzzano Zeffirio, genero di Giuseppe Morabito e padre di Giuseppe Sculli. Arrestato il 5 marzo 2013 per associazione a delinquere e riciclaggio e rilasciato la settimana seguente, muore nel novembre 2014.
Giuseppe Sculli, calciatore affermato, figlio di Francesco Sculli e nipote di Giuseppe Morabito. Ha precedenti per calcioscommesse ed è uscito pulito dalle inchieste per associazione mafiosa, tentato omicidio e traffico di stupefacenti.
Giuseppe Morabito detto Ringo (1978), nipote di Giuseppe U tiradrittu, arrestato nel luglio 2017 nell'operazione "Mandamento Ionico"[2] dopo che era già stato arrestato ad Africo nel gennaio 2014.[84]
Rocco Morabito, classe 1966, latitante dal 1994 e ricercato a livello internazionale dal 1995 per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga e ha fatto parte dell'Elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia. È stato catturato in Uruguay il 4 settembre 2017 dopo ben 23 anni di latitanza. Si nascondeva a Montevideo, dove risiedeva da almeno 10 anni sotto falso nome con passaporto. Il 24 giugno 2019 evade dal carcere di Montevideo dandosi alla latitanza. Viene riacciuffato il 24 maggio 2021 in Brasile.
Giuseppe Morabito detto Pascià (1986), altro nipote di U tiradrittu e figlio di Domenico (ucciso dalla polizia nel 1996), arrestato con l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione aggravata il 26 settembre 2017 a Cantù dove il clan si stava insediando con la forza.[85][86]
^Senza Titolo - La Nuova Sardegna, su Archivio - La Nuova Sardegna. URL consultato il 6 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2021).
Manager calibro 9. Vent'anni di malavita a Milano nel racconto del pentito Saverio Morabito, con Luca Fazzo, Milano, Garzanti, 1995. ISBN 88-11-73854-7.