Le prime edizioni si tennero a partire dal 1937 sul tracciato di 3,2-miglio (5,1 km) del Daytona Beach Road Course per poi spostarsi nel 1961 sul circuito di 2-miglio (3,2 km) del Daytona International Speedway. Per molti anni il tracciato è rimasto praticamente invariato, snodandosi per gran parte lungo l'ovale sopraelevato utilizzato per le gare NASCAR e comprendendo una sezione interna più lenta, al pari del tracciato della 24 Ore di Daytona automobilistica. L'edizione del 1977, vinta da Steve Baker, fu valida per il Motomondiale, nella classe Formula 750. Dal 1985 la gara si disputa con moto della categoria superbike, attirando anche i migliori piloti europei[1]. In seguito ai lavori di ristrutturazione alla prima parte del tracciato sopraelevato (il West banking) avvenuti alla fine della stagione 2004 e che avevano aumentato la velocità di percorrenza di quel tratto, per la gara del 2005 si decise (per motivi di sicurezza) di disputare la 200 Miglia con le moto della categoria AMA Formula Xtreme, meno potenti della classe reginaAMA Superbike e si varò una nuova configurazione del tracciato che evitasse il West banking: dopo il tornante Pedro Rodríguez, essa comprendeva una nuova bretella e percorreva contromano la curva International Horseshoe e si riallacciava al rettilineo Superstretch attraversando l'area all'interno del tracciato, avendo così una lunghezza inferiore di circa mezzo miglio rispetto all'anno precedente e imponendo l'aumento dei giri della gara.
Un nuovo cambio regolamentare arrivò nel 2009, quando la nuova gestione[2] impose l'uso delle moto della categoria Daytona SportBikes e il ritorno al tracciato da 3,56-miglio (5,73 km) precedentemente utilizzato.[3]
La gara è una delle più combattute del motociclismo statunitense a causa di alcuni elementi che la fanno rassomigliare alle gare di durata, come i pit-stop per il cambio gomme e rifornimenti e la probabilità dell'ingresso in pista della "safety car", e solo nove campioni mondiali hanno fatto loro la competizione. Tra i campioni del mondo aventi nazionalità statunitense solo Kenny Roberts Jr. non ha vinto la Daytona 200.
Scott Russell e Miguel Duhamel detengono a pari merito il maggior numero di vittorie con cinque a testa. Russell, conosciuto col soprannome di "Mr. Daytona"[4] grazie ai suoi risultati su questo tracciato, ha ottenuto tutte le sue vittorie nella classe Superbike (sia con moto da 750 cm³ che da 1000 cm³), mentre il quinto successo di Duhamel è stato ottenuto nella "Formula Xtreme" (con moto da 600 cm³), introdotta nel 2005.[5]
La vittoria di Steve Rapp nel 2007 è stata la prima per la Kawasaki dopo quella di Scott Russell nel 1995 e la prima per un pilota privato dopo quella di John Ashmead nel 1989.[6]
Albo d'oro
Fonte: (DE) Björn Reichert, Albo d'oro della AMA Daytona 200, su motorrad-autogrammkarten.de (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2016).
Dove non indicata la nazionalità si intende pilota statunitense.
La gara del 2008 era stata vinta da Josh Hayes, ma fu in seguito squalificato per l'uso di un albero motore illegale[8], pertanto il secondo classificato, Chaz Davies, venne dichiarato vincitore[9] (il primo vincitore della Daytona 200 proveniente dal Regno Unito. La Honda pose appello alla decisione[10], ma il 4 aprile 2008 l'AMA informò il team Erion Honda che l'appello era stato rifiutato.[11]
La gara del 2011 è stata ridotta a 42 giri "in regime di bandiera verde" / (147,42-miglio (237,25 km)) a causa di due bandiere rosse sventolate per casi di problemi agli pneumatici e per il sopraggiungere dell'oscurità. Il totale dei giri percorsi fu di 45 giri (157,95-miglio (254,20 km)), perché ai 42 di gara si aggiunsero un totale di 3 giri di "warm up" prima delle due ripartenze.
Note
^(EN) Scheda di Steve McLaughlin, su motorcyclemuseum.org, www.motorcyclemuseum.org. URL consultato il 3 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2012).