L'Accademia Veneziana (o, talvolta, Accademia Veneta), nota anche come Accademia della Fama, per via della propria marca editoriale, è stata un'istituzione culturale e scientifica, nonché una casa editrice, attiva a Venezia nella seconda metà del XVI secolo.
Storia
Fondata nel 1558 da Federico Badoer, un diplomatico della Repubblica di Venezia, era composta da un centinaio fra patrizi, eruditi, scienziati e umanisti dell'epoca, che prescelsero come proprio cancelliere Bernardo Tasso[1]. Le sue riunioni erano articolate sulla letture di memorie relative a diverse discipline, fra le quali la teologia, la filosofia, la metafisica, la poesia, la matematica e la cosmografia, le scienze naturali e il diritto, tanto che, nonostante la breve vita delle sue attività, venne considerata alla stregua di una università di scienze e lettere, con grande notorietà anche a livello internazionale[2]. Fra gli obiettivi dell'Accademia vi era anche la promozione della lingua italiana in materie nelle quali il suo uso era ancora nuovo: si ricorda, ad esempio, il Discorso generale sopra la legge canonica dell'accademico Marco Antonio Pagani da Forlì[3].
Il programma dell'Accademia della Fama prevedeva anche di fornire, con l'ausilio e il placet del Consiglio dei Dieci, la sistematizzazione e la pubblicazione delle leggi della Repubblica veneziana, promuovendo altresì tutto quanto potesse essere utile, come ad esempio l'accesso ad una fornita biblioteca[4].
La conoscenza del sapere doveva essere, infatti, veicolata attraverso la pubblicazione di testi scelti, fra i quali quelli dell'umanista Paolo Manuzio, che fin dall'inizio - non a caso - era stato chiamato a dirigere la tipografia dell'Accademia, affinché ne curasse le edizioni secondo i canoni delle aldine[5]. La marca editoriale, che compariva sul frontespizio dei volumi, era costituita dalla «Fama in atto di volare, con un piede sul mondo e la tromba in bocca, su sfondo di raggi di luce, entro una corona di alloro», mentre aveva come mottoIo vol al ciel per riposarmi in Dio[6]. La sua esperienza si chiuse, nel 1561, con il fallimento e il connesso incarceramento del suo fondatore.
^E. Vaccaro, Le marche dei tipografi ed editori italiani del sec. XVI nella Biblioteca Angelica di Roma, Olschki, Firenze 1983, p. 217.
Bibliografia
L. Bolzoni, La stanza della memoria. Modelli letterari e iconografici nell'età della stampa, Einaudi, Torino 1995.
L. Bolzoni, L'Accademia Veneziana: splendore e decadenza di una utopia enciclopedica, in L. Boehm – E. Raimondi (a cura di), Università, Accademie e Società scientifiche in Italia e in Germania dal Cinquecento al Settecento, Il Mulino, Bologna 1981.