Nato a Roma in una famiglia originaria di Arpino, dove frequentò il locale liceo, studiò medicina, senza però arrivare alla laurea[1]. Preferì occuparsi di musica, di storia dell'arte e di letteratura, ma soprattutto di filosofia estetica, scrivendo saggi critici per riviste quali Capitan Fracassa, Cronaca bizantina e a cominciare dal 1882 per La Tribuna e La Tribuna illustrata, sotto lo pseudonimo di Doctor Mysticus[1]. Fu amico del pittore Adolfo De Carolis e di Gabriele D'Annunzio, che lo citò nel suo romanzo Giovanni Episcopo[1] e si ispirò a lui per il personaggio di Daniele Glauro de Il fuoco.[2]
Tornato a Firenze, nel 1900 uscì La beata riva, raccolta di saggi che delineavano la sua concezione critica ed estetica, ispirata dichiaratamente a Platone, Kant e Schopenhauer. La prefazione fu curata da Gabriele D'Annunzio, il quale scriveva di stimare molto il Conti e di ammirare il suo ascetismo estetico.
Dal 1901 ricoprì l'incarico di direttore delle Antichità e Belle Arti di Roma[1], fino al 1925, anno in cui si trasferì a Napoli come direttore della Reggia di Capodimonte[1].
San Francesco, con un saggio di Giovanni Papini, Firenze, Vallecchi, 1931.
Virgilio dolcissimo padre, Napoli, R. Ricciardi, 1931.
Curiosità
Mario Praz ha scritto che il suo maestro Ernesto Giacomo Parodi era solito leggere La beata riva di Conti prima di addormentarsi; quando morì, la lettura non era stata ancora terminata.[3]
Note
^abcdefghiVedi M. Carlino, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in Collegamenti esterni.
^Angela Guidotti, Forme del tragico nel teatro italiano del Novecento. Modelli della tradizione e riscritture originali, Pisa, ETS, p. 42.
^ Mario Praz, Romantici, vittoriani, decadenti e museo dannunziano, in Bellezza e bizzarria, collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2002, p. 635.