Identificata da alcuni studiosi come figlia di Eeta e sorella di Circe e Medea[4].
Poiché i serpenti erano spesso collegati con le arti curative, Angizia era probabilmente una dea della guarigione, per certi versi paragonabile ad una Potnia theròn "signora degli animali"[5]. I Marsi, che la consideravano più una maga che una dea, le dovevano la conoscenza dell'uso delle erbe curative, specie quelle contro i morsi di serpente. Le venivano attribuiti altri poteri, come quelli di uccidere i serpenti con il solo tocco.
L'antica diffusione della devozione alla dea Angizia in vaste zone dell'Italia centro meridionale e la tradizione di cerimonie che si svolgono a metà primavera in diverse contrade sono rivelatrici di un rito propiziatorio della fertilità[7].
Era nota come Anctia fra i Marsi e Anagtia presso i Sanniti, mentre ad Aesernia, presso la contemporanea Isernia, le veniva riservato l'appellativo di diiviia. I Peligni la chiamavano Anaceta o Anceta: a Corfinium esisteva il culto fra le donne ed era invocata con l'attributo di Keria, voce che richiama il latinoCerere il cui culto a Roma era abbinato a quello della terra e della fertilità.
È suggestiva la corrispondenza della dea italica alla divinità iranicaAnahita o Anchita, compagna di Mitra, e alla dea assiraIštar, anch'essa dea della fecondità[8]. Se Angitia, Anagtia, Anceta, Anaceta, Anahita sono, come appare, denominazioni della stessa divinità, ne consegue che condividono il significato del nome. Anahita vuol dire "colei che viene in soccorso, che sta accanto"[9]; sarebbe costituito dalle componenti accadichean (accanto, per, verso) e aḫitu (fianco, lato)[10].
Culto
«Le primavere marsiche riscintillan ne i palpiti del giovin sole vivido a dissonnar le vipere…»
La singolare cerimonia dello Spirito Santo che si svolge a Luco dei Marsi nel giorno di Pentecoste prevede, indizio rivelatore, l'imprescindibile presenza degli zampognari con sosta presso i ruderi del tempio italico di Anxa, nome romano derivato dal toponimo in lingua marsa Actia, a cui sarebbe connesso anche il nome della dea Angizia[14][15].
^ Monica Santellocco, La festa solenne dello Spirito Santo, su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 18 maggio 2016. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2017).
^Amalia Faustoferri, Quaderni di Archeologia d'Abruzzo - 4/2012, ed. All'insegna del Giglio, 2016, p. 251.
^ Raffaele Santini, Il culto e la festa della Madonna della Neve, su corrierepeligno.it, Corriere Peligno, 3 agosto 2014. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2015).
^ Elena Cerasetti, San Domenico dei serpari, su piuturismo.it, 23 febbraio 2015. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2017).
^Nasce la nuova Angizia Luco, su abruzzocalciodilettanti.it, 19 luglio 2016. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
Bibliografia
Angela Giallongo, La donna serpente. Storie di un enigma dall'antichità al XXI secolo, Bari, Dedalo, 2012, SBNIT\ICCU\RAV\1977482.
Giuseppe Grossi, La città di Angitia il Lucus Angitiae e le origini di Luco dei Marsi, Luco dei Marsi, G.A., 1981, SBNIT\ICCU\AQ1\0056333.
Attilio Francesco Santellocco, Marsi: storia e leggenda, Luco dei Marsi, Touta Marsa, 2004, SBNIT\ICCU\AQ1\0071275.
Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, Firenze, Leo S. Olschki, 1984, SBNIT\ICCU\UBO\0094196.
Lucio Trojano, I Marsi, a cura di Gianmaria Polidoro, Rocca San Giovanni, BLS Banca di Lanciano e Sulmona, 2000, SBNIT\ICCU\PBE\0052101.
Adele Campanelli, Angizia, natura e magia, su preistoriainitalia.it. URL consultato il 28 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2021).