Ben presto però all'avvocatura preferì la filosofia, la letteratura e la musica, unendosi all'amico Spaventa, a Cusano, a Francesco de Sanctis e ad altri pensatori liberali dell'epoca e collaborando a vari giornali letterari partenopei. Nel 1861 fu eletto deputato per il collegio di S. Germano, ma rifiutò il mandato per dedicarsi all'insegnamento. Infatti lo stesso anno era entrato per concorso nella Regia Università di Napoli, divenendo il primo cattedratico di estetica in Italia, nello stesso periodo in cui vi insegnavano anche Francesco de Sanctis, Luigi Settembrini, Silvio Spaventa e Giovanni Bovio[4]. Vi insegnò per oltre un ventennio, fino alla sua morte.
Si dedicò a vari rami della filosofia e delle scienze del linguaggio, traducendo anche, per la casa editrice Detken, opere di autori stranieri all'epoca non molto noti come Leon Brothier [5], Sigismond Zaborowski-Moindron [6] e Eugene Noel [7], traduzioni pubblicate tra il 1881 e il 1885.
Il suo sistema estetico, variamente criticato, in particolare per la scarsa originalità, si caratterizzava per una vivacità espressiva, con ricche e talvolta variopinte esemplificazioni, che peraltro ne resero celebri e molto frequentate le lezioni universitarie. Parte significativa dei suoi studi filosofici, per i quali viene annoverato tra i precursori del neohegelismoitaliano,[8] fu pubblicata postuma.
Il filosofo "giullare di Dio"
Benedetto Croce, nei saggi critici della Letteratura della Nuova Italia, definì Tari «giullare di Dio», vale a dire, per riprendere le parole dello stesso Croce, il «lieto giullare della filosofia». Il pensatore abruzzese spiegava, al riguardo, che Tari non ebbe mai nemici, riuscendo a farsi ben volere sia dagli amici sia dagli avversari, che «prendeva a braccetto, e li menava a spasso con sé, divertendosi a contradirli e a sentirsi contradetto».
Quasi ad avallare la definizione sopra riportata, il pensatore abruzzese ebbe anche a rilevare che la bizzarra genialità di Tari «gli faceva trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti più disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura e stravagante miscuglio di elementi geniali» [9].
A proposito dell'opera "Manuale di estetica" del Tari (inedita), Croce disse:
«Filosofo di professione ed uomo di dottrina enciclopedica, nonostante tutta la sua perizia filosofica, la sua sterminata dottrina e il suo molto acume, il Tari fu soprattutto un bizzarro artista. La sua concezione metafisica non gli concedeva una trattazione veramente logica dei problemi. Ma la sua personalità, vibrante di commozione innanzi alle opere dell'arte, riboccante di entusiasmo, dotata di bontà e di nobiltà di sentire, gli ispirava pagine che sono di una specie assai rara nella nostra letteratura.»
Musica ed Estetica
L'essenza giocosa si mischiava, confondendosi, con un'acuta critica, che si rivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanziava e, in particolare, ad una delle “arti” al quale Tari era più attratto: la musica.
Tra il serio e il faceto, infatti, il filosofo, dopo aver pubblicato nel 1879 un interessante studio critico su Serietà e ludo, compose un saggio musicale, con tanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di Lezioni di estetica generale[10].
Questo indirizzo lo portò ad occuparsi, scrivendone nel 1883, anche sulla celebre pastorale di Beethoven[11].
^L. Brothier, Storia popolare della filosofia, trad. di A. Tari, Detken, Napoli 1881.
^S. Zaborowski-Moindron, Origine del linguaggio, trad. di A. Tari, Detken, Napoli 1882.
^E. Noel, Voltaire e Rousseau, trad. di A. Tari, Detken, Napoli 1885.
^Aa.Vv., Gli Hegeliani di Napoli e la costruzione dello Stato unitario, pp. 267-298, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 1989, cit. in introduzione a La Fenomenologia dello Spirito di Hegel di Augusto Vera, pp. 227-8, a cura di Giacomo Petrarca, Roma, Inschibboleth Edizioni, 2021.
^B. Croce, La letteratura della Nuova Italia. Saggi critici, vol. I, Laterza, Bari 1967, pp. 403-409.
^A. Tari, Lezioni di estetica generale, a cura di C. Scamaccia-Luvara, Tocco, Napoli 1884.
^A. Tari, Beethoven e la sua sinfonia pastorale. Saggio critico, Tip. della Regia Università, Napoli 1883.