La diocesi, che per tradizione è sede primaziale della Spagna, è storicamente documentata per la prima volta come sede metropolitana della provincia Carthaginensis durante l'episcopato di Montano, nella prima metà del VI secolo, quando parte della regione era già da tempo occupata dai Visigoti; questo è evidente in alcune lettere dell'epistolario di Montano e nel concilio di Toledo del 17 maggio 531. Secondo Ildefonso, vescovo toletano del VII secolo, la sede era già metropolitana all'epoca dei vescovi Audencio e Asturio, tra IV e V secolo; questa indicazione è tuttavia anacronistica, giustificata dal tentativo di Ildefonso di retrodatare l'antichità della metropolia toletana in contrapposizione a quella di Cartagena.[3]
Infatti, il primato di Toledo, assunta a capitale del regno visigoto, fu contestato dalla sede di Cartagena, che vantava diritti metropolitici sulla parte della Carthaginensis non sottomessa ai Visigoti. Questo dualismo perdurò per diverso tempo e potrebbe spiegare la nascita, forse all'epoca del re Leovigildo (568-586), della provincia Carpetana, con capitale Toledo, in contrapposizione alla provincia Carthaginensis, sottomessa alla fine del secolo ai Bizantini, con Cartagena come capitale; nel concilio di Toledo del 589 Eufimio sottoscrisse gli atti come ecclesiae catholicae Toletanae metropolitanus episcopus provinciae Carpetaniae. La fine del dominio bizantino in Spagna e la conquista di Cartagena ad opera dei Visigoti nel 625 pose fine ai dissidi; già in precedenza il re Gundemaro aveva decretato, nella Constitutio Cartaginensium sacerdotum del 610, l'erezione di Toledo a unica sede metropolitana di tutta la Carthaginensis.[4]
Durante la dominazione araba, la città di Toledo divenne una roccaforte del Cristianesimo e vi si mantenne l'arcidiocesi con la sua successione episcopale. Nell'VIII secolo ebbe luogo una persecuzione dei cristiani che permanevano in territori occupati dai musulmani, che comportò una migrazione verso i regni cristiani nel nord della penisola.
Il re Alfonso VI e i cristiani riconquistarono la città di Toledo nel 1085 ristabilendo l'antico potere dell'arcidiocesi. Il primo arcivescovo di questa fase fu Bernando di Cluny, membro della Congregazione cluniacense, che in quell'epoca si diffondeva per tutta la Spagna. La sede episcopale partecipò attivamente alla Reconquista, controllando il territorio conquistato e arginando l'espansione degli ordini militari di Santiago, di Calatrava e di Alcántara.
Il 6 marzo 1101papa Pasquale II confermò Toledo come sede primaziale con la bollaActorum synodalium.
Durante questo periodo fu iniziata la costruzione dell'attuale cattedrale di Santa Maria, i cui lavori si protrarranno per due secoli.
Terminata la conquista, durante il regno dei Re Cattolici, fu arcivescovo il cardinaleFrancisco Jiménez de Cisneros, che inaugurerà l'Università di Alcalá, il cui territorio apparteneva allora all'arcidiocesi, che avrà un ruolo di primo piano nella politica del regno. Durante il regno di Filippo II la corte si trasferì a Madrid, sebbene ecclesiasticamente la città continuasse a dipendere da Toledo. Sino al 1885 il suo territorio comprese anche tutta la città e la provincia di Madrid, nonostante questa già da più di due secoli fosse stata la nuova capitale del regno di Spagna. Ciò fu dovuto alla forte opposizione all'erezione di Madrid a sede vescovile esercitata dagli arcivescovi, timorosi di perdere l'influenza sul Re e sulla Corte.
Durante il resto dell'era moderna la città subì un lento declino. Sebbene l'arcidiocesi conservasse il rango primaziale, a poco a poco perse territori e importanza a vantaggio delle diocesi limitrofe.
Negli ultimi due secoli l'arcidiocesi si trovò in gravi situazioni. Durante l'invasione napoleonica l'arcidiocesi venne saccheggiata, e l'arcivescovo fu costretto a trovare rifugio a Siviglia. Con la desamortización di Mendizábal e di Madoz si aprì un conflitto fra il governo e la Santa Sede, e la sede di Toledo rimase vacante per un certo periodo. Infine, la Guerra civile spagnola comportò la distruzione di buona parte del patrimonio artistico dell'arcidiocesi e l'assassinio di 281 sacerdoti. Al termine della guerra, si procedette alla ricostruzione materiale e spirituale.
Il 23 aprile 1954[5], il 20 maggio[6] e il 22 novembre 1955[7], con tre distinti decreti della Congregazione Concistoriale, furono rivisti i confini dell'arcidiocesi per farli coincidere con quelli della provincia civile, in applicazione del concordato tra la Santa Sede e il governo spagnolo del 1953. L'arcidiocesi di Toledo cedette gli arcipresbiterati di Cazorla alla diocesi di Jaén, quello di Huéscar alla diocesi di Guadix, e quelli di Guadalajara, Brihuega, Pastrana e Tomajón alla diocesi di Sigüenza, più la parrocchia di Navahondilla ceduta alla diocesi di Avila. Ampliò al contempo il proprio territorio con 31 parrocchie appartenute alla stessa diocesi di Avila e con altre 9 cedute dalla diocesi di Cuenca.
Cronotassi dei vescovi
Il più antico catalogo dei vescovi di Toledo è contenuto nel codice Emilianense, risalente al 992 e oggi conservato nella biblioteca del monastero dell'Escorial; l'elenco riporta la serie dei vescovi toledani dagli inizi fino a Juan, che si dice deceduto nel 926. Dei 21 vescovi che precedono Eufimio (589), solo quattro sono storicamente documentati anche da altre fonti; per gli altri se ne conosce solo il nome, proprio grazie al codice Emilianense.[8]
Nella presente cronotassi, si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^Vilella Masana, Los obispos toledanos anteriores al reino visigodo-católico, p. 101.
^I cosiddetti "atti del concilio di Elvira" riportano il nome di Melancio. Secondo Rivera (Los arzobispos de Toledo desde sus orígines hasta fines del siglo XI, Toledo, 1973, pp. 23-29) Melancio corrisponde a Pelagio, nome riportato dal codice Emilianense. Prima di Pelagio, successivi cataloghi episcopali, non anteriori al 1156, aggiungono un vescovo di nome Eugenio, presunto discepolo di Dionigi l'Areopagita (Vilella Masana, Los obispos toledanos anteriores al reino visigodo-católico, p. 101, nota 6. Anche Gams, p. 80).
^Questo vescovo è da identificare con ogni probabilità con l'omonimo vescovo, indicato semplicemente come episcopus Hispanus, incluso da Gennadio di Marsiglia nel suo De viris illustribus; fu il predecessore di Asturio, il cui episcopato è documentato nel mese di settembre dell'anno 400. Vilella Masana, Los obispos toledanos anteriores al reino visigodo-católico, p. 103.
^Asturio è ricordato da Ildefonso di Toledo (seconda metà del VII secolo) nel suo De viris illustribus come un vir egregius, integro e virtuoso per la sua vita esemplare. È da identificare con l'omonimo vescovo, menzionato senza indicazione della sede di appartenenza nella lista dei vescovi che presero parte al primo concilio di Toledo celebrato nel mese di settembre del 400. Secondo Ildefonso, Asturio era il nono vescovo di Toledo, indizio che già nel VII secolo era noto e diffuso il catalogo episcopale trasmesso dal codice Emilianense. Vilella Masana, Los obispos toledanos anteriores al reino visigodo-católico, pp. 103-105.
^Celso è documentato nell'epistolario di Montano come suo immediato predecessore. Vilella Masana, Los obispos toledanos anteriores al reino visigodo-católico, pp. 105-106.
^Secondo Ildefonso di Toledo, Montano governò la sede di Toledo per 8 anni; la sua morte è da porre nel 531, dopo il 17 maggio, data nella quale è documentato per l'ultima volta. Vilella Masana, Los obispos toledanos anteriores al reino visigodo-católico, pp. 106-112.