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Motivo: Ricerca originale, basata su qualche dato abborracciato e considerazioni personali risibili, come valutare l'effetto di una presenta battaglia degli anni '20 con dati degli anni '50, considerare questa "battaglia" come battaglie economica (sic), mescolarla con la dottrina Cattolica, e assenza di fonti autorevoli sul soggetto, viceversa interpretazioni personali di articoli del tempo, al più fonti primarie su dettagli minimi ||| AGGIORNAMENTO del creatore voce del 12/02/2024: ho aggiunto la fonte del discorso di mussolini in cui fissa l'obiettivo di 60 mln di abitanti al 1950.
La battaglia delle nascite (all'epoca anche conosciuta come battaglia per ladifesa e lo sviluppo della razza[1] ed espressioni simili, da non confondere con l'analoga espressione della politica razziale fascista che sarebbe stata attuata successivamente nella seconda metà degli anni '30) è stata una delle "battaglie economiche" [2] del regime fascista di Mussolini, iniziata insieme ad esse a metà anni '20. Tale espressione è stata usata all'estero anche per definire le analoghe politiche della Germania nazista.[3]
La questione dell'aumento della natalità iniziò a suscitare un vivace dibattito dalla seconda metà degli anni '20[1][4][5][6]. Il regime fascista aveva una visione concorde con il Vaticano sulla questione dell'aborto e dell'uso dei contraccettivi (che furono presto banditi), ritenendo che la donna dovesse assumere principalmente il ruolo di madre e attiva procreatrice di nuova progenie, il tutto inserito nel contesto di una campagna volta a favorire la ruralizzazione e a bloccare il naturale fenomeno dell'inurbamento, ritenuto all'epoca causa di decadenza della civiltà occidentale.[7]
La "battaglia" fu iniziata nel 1927, con il regime che introdusse diverse misure volte a sostenere l'aumento delle nascite nel paese: furono offerti prestiti alle coppie sposate, esenzioni fiscali totali a coppie con più di 6 figli, reclutamento nel servizio civile preferenziale per i maschi sposati e una pesante tassazione sul celibato[8]. Furono anche vietati diversi lavori alle donne, per spingerle a dedicarsi di più alla vita domestica e alla maternità (ad esempio, il R.D. 2480/1926 escludeva le donne da diversi ruoli di insegnamento nelle scuole superiori). L'obiettivo prefissato era quello di portare la popolazione totale da 40 milioni a 60 milioni per l'anno 1950[9], anche contando su una diminuzione degli espatri e su un aumento dei rimpatri (in parte realizzato durante gli anni '30).
Risultati e conseguenze
A differenza delle altre battaglie economiche del regime fascista (come quella del grano e quella per la Lira) considerate come successi parziali, la battaglia per l'incremento della natalità viene considerata un totale fallimento. Al 1950 la popolazione italiana si attestava a 47.5 milioni di abitanti. Il tasso di natalità continuò a diminuire fino al 1936, per poi ricominciare lentamente a crescere: dal 14,7% del 1911 si passò all'11,2% del 1936.
In generale, il saldo naturale dell'Italia rimase positivo di circa 400.000 unità in più annuali, come lo era già prima dell'avvento del fascismo.
Dati statistici
Questi sono alcuni dati demografici di esempio, come risultano dal 'bollettino demografico'/'Stato civile' della città di Torino, forniti quotidianamente dal quotidiano La Stampa:
^ Benito Mussolini, DISCORSO DEL 26 MAGGIO 1927, su dittatori.it. URL consultato il 12 febbraio 2024 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2016).
«Affermo che, dato non fondamentale ma pregiudiziale della potenza politica, e quindi economica e morale delle Nazioni, è la loro potenza demografica. Parliamoci chiaro: che cosa sono 40 milioni d'Italiani di fronte a 90 milioni di Tedeschi e a 200 milioni di Slavi? Volgiamoci a Occidente: che cosa sono 40 milioni di Italiani di fronte a 40 milioni di Francesi, più i 90 milioni di abitanti delle Colonie, o di fronte ai 46 milioni di Inglesi, più i 450 milioni che stanno nelle Colonie? Signori, l'Italia, per contare qualche cosa, deve affacciarsi sulla soglia della seconda metà di questo secolo con una popolazione non inferiore ai 60 milioni di abitanti.»