Il berretto frigio o berretta frigia o cappello frigio o berretto di Frigia è un copricapo conico con la punta ripiegata in avanti.
Storia del berretto frigio
Il berretto frigio è un indumento fondamentale del costume del regno persiano dal VI secolo a.C. al II secolo a.C. La sua particolare forma nasce da quella della pelle di capretto aperta. Inizialmente il berretto era composto da una pelle intera, le zampe posteriori erano legate al mento mentre quelle anteriori andavano a formare la caratteristica punta, che poteva cadere in modo morbido sul davanti o sul dietro o rimanere più rigida in posizione verticale. Col tempo il berretto non è stato più formato da pelle di un solo capretto, ma nonostante questo ne ha mantenuto la particolare forma.
Fu dapprima utilizzato dai preti del Sole nella regione omonima della Frigia (Asia Minore), nell'attuale Anatoliaturca. Nell'arte greca del periodo ellenistico appare come indumento tipico degli orientali. Fu uno degli attributi del dio Mitra, nel suo culto conosciuto come Mitraismo.
Fu quindi adottato dai soldati dell'esercito persiano e più tardi, nell'Antica Roma, divenne il copricapo che veniva donato dal padrone agli schiavi liberati, i liberti; fu quindi molto probabilmente in epoca romana che il berretto frigio (chiamato pileus) assunse il suo valore simbolico di libertà. Monete battute dai cesaricidi all'indomani dell'accoltellamento di Giulio Cesare recavano proprio sul verso un pileo, considerato simbolo della violata libertà repubblicana, inserito tra due pugnali, come quelli usati per il regicidio.
La simbologia della donna con il berretto frigio fu poi utilizzata dal movimento socialista come simbolo di rinnovamento, progresso e liberazione dell'umanità. Molti studiosi quali Antonio Gramsci, Karl Marx e Friedrich Engels considerarono il socialismo ed il comunismo eredi del Giacobinismo. Il sole, al cui culto si collegava l'utilizzo del cappello e quindi il suo significato, simboleggia l'avvenire e il progresso e quindi la prosperità dati dalla rinascita a sua volta derivante dal fuoco, elemento considerato soprattutto nelle culture antiche come purificatore e rinnovatore.
I significati di rinnovamento e di libertà si adattavano quindi perfettamente agli ideali e allo spirito della rivoluzione francese, diventando uno dei simboli della rivoluzione stessa, spesso issato sopra l'albero della libertà.
È ancora oggi il copricapo nazionale dei catalani, mentre invece nei cartoni animati, anche i Puffi ne indossano uno simile. Sono stati da ispirazione per i creatori di Phrygie, la mascotte dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, che raffigura, in forma stilizzata, il berretto.[2]
Berretto frigio nel carnevale di Ivrea
Il berretto frigio è una delle icone[3] dello storico Carnevale di Ivrea[4], famoso per la battaglia delle arance[5] dove fu importato[6] dall'esercito francese in piena epoca napoleonica. L'importanza del berretto frigio in Ivrea non è solo storico-folkloristica, ma anche "strategica"': chi ne è sprovvisto può essere fatto scherzoso bersaglio degli Aranceri, i tiratori di arance; per cui vi è l'obbligo per tutti i passanti di indossarlo.
^ Franca Zava Boccazzi, La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo in Venezia, prefazione di Rodolfo Pallucchini, 1ª ed., Venezia, Ferdinando Ongania Editore, 1965.
^Corteo storico, su storicocarnevaleivrea.it. URL consultato il 14 aprile 2018.
Bibliografia
Giovanni Pozzoli, Felice Romani e Antonio Peracchi (a cura di), Dizionario storico-mitologico di tutti i popoli del mondo, Livorno, Tipografia Vignozzi, 1829.
Manuale di Scienze ed Arti ossia Repertorio metodico di storia universale, usi e costumi, mitologia, archeologia, numismatica, blasone, geografia, storia naturale, fisica, chimica, geometria, belle arti, ec. ec. adattato alla comune intelligenza per cura di una Società, volume unico, Firenze, a spese di una Società editrice, 1846.
Goffredo di Crollalanza (a cura di), Enciclopedia araldico-cavalleresca. Prontuario nobiliare, Pisa, Presso la Direzione del Giornale araldico, 1877.
Ugo Raiti et al., Berretto Frigio, in Giornale degli eruditi e curiosi, vol. 1, nn. 5; 15-16; 17-18, Padova, Tipografia Crescini, novembre 1882 – aprile 1883, pp. coll. 129; 457-461; 531-532, SBNIT\ICCU\TO0\0185049, Corrispondenza letteraria italiana ad esempio dell'Intermédiaire francese e del Notes and Queries inglese. URL consultato il 14 aprile 2018.