È divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonnina o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti. A volte viene poi incorniciata da un ulteriore arco e nello spazio tra i due archi è inserita una decorazione, uno stemma, o un'apertura circolare.
Tipica del periodo Romanico e Gotico, nel quale divenne motivo ornamentale di finestre e di campanili, fu usata spesso anche in epoca rinascimentale. Le bifore appaiono alla fine dell'antichità. Sono molto frequenti nell'architettura paleocristiana e bizantina (come a Ravenna), sono abbondantemente riprese anche dall'architettura musulmana in Spagna.
In seguito venne per lo più abbandonata per tornare in voga nell'Ottocento nel periodo dell'eclettismo e della riscoperta degli stili antichi (neogotico, neorinascimentale...).
Tra i più antichi esempi di bifore italiane si possono osservare le finestre del Battistero di Galliano e la facciata di San Giovanni in Sinis, risalenti all'XI secolo, mentre all'epoca gotica risalgono il campanile di Pomposa e i palazzi comunali dell'Italia Centrale e Settentrionale.
Giorgio Cricco e Francesco Di Teodoro, Itinerario nell'arte, Bologna, Zanichelli, 2003, ISBN88-08-21740-X.
Werner Müller e Gunther Vogel, Atlante di architettura, Milano, Hoepli, 1992, ISBN88-203-1977-2.
Pevsner, Fleming e Honour, Dizionario di architettura, Utet, Torino 1978 ISBN 88-06-51961-1; ristampato come Dizionario dei termini artistici, Utet Tea, 1994