I primi modelli di schede della Capcom (come ad esempio CPS-1), forse anche a causa del loro successo, erano molto soggetti alla creazione di copie pirata (bootleg). Per ovviare al problema, Capcom prese l'hardware CPS-1 apportando minime modifiche ma implementando una criptazione delle ROM che permise di proteggere con successo il loro lavoro sino al 2001.
La CPS-2 è composta da due parti (corpi). La parte A che viene collegata al cabinato per mezzo di un connettore JAMMA e contiene tutte le componenti "comuni" utilizzate da tutti i giochi. La parte B contiene la ROM (il gioco stesso). In pratica il sistema è simile a una console per l'intrattenimento domestico dove A è la console e B è la cassetta (cartuccia) del gioco. Le schede CPS-2 usano un sistema a regioni (Europa, Asia, Giappone, USA) codificato per mezzo di colori. Ogni scheda B può solamente essere utilizzata con la sua controparte dello stesso colore, eccezion fatta per i colori verde e blu che sono intercambiabili.
La scheda B è munita di una batteria che alimenta una memoria volatile, la quale contiene la chiave di criptazione necessaria alla decriptazione della ROM. Questa batteria con il tempo si esaurisce, causando la cancellazione della memoria volatile rendendo così il gioco inutilizzabile. Questo processo non è reversibile per tanto la batteria venne soprannominata (batteria del suicidio). In compenso è possibile sostituire[1] la batteria prima che si esaurisca, in modo da preservare la scheda B nel tempo. La batteria è saldata sul circuito stampato, non è quindi un lavoro eseguibile con facilità.
Grazie all'efficace criptazione per lungo tempo si pensava che l'emulazione di CPS-2 sarebbe stata impossibile. Nel 2001 però la criptazione venne hackerata[2] e furono prodotte ROM in una versione non criptata, che resero possibile l'emulazione e il ripristino delle cartucce con batteria esaurita (dette suicidate).
Nel gennaio 2007, grazie ad Andreas Naive[3] e Nicola Salmoria, il sistema di criptazione fu interamente ricostruito per mezzo del Reverse engineering.[4] L'algoritmo in seguito fu integrato ed implementato in MAME per tutti i giochi CPS-2.
In aprile 2016, Eduardo Cruz, Artemio Urbina e Ian Court annunciarono il riuscito reverse engineering della programmazione di sicurezza di CPS-2, evitando accuratamente il "suicidio" delle batterie e permettendo il ripristino di qualunque gioco "morto" senza modifiche all'hardware.