Il comune di Canosa è considerato uno dei principali centri archeologici della Puglia e rappresenta uno dei casi più significativi di città a lunghissima continuità di insediamento, testimoniata da numerosi reperti archeologici.
Geografia fisica
Territorio
Canosa sorge a qualche chilometro dalla sponda destra del fiume Ofanto, a circa 20 chilometri dal Mare Adriatico, su un territorio pianeggiante, anticamera dell'altopiano delle Murge (tra i 105 e i 140 m. s.l.m.).
Il terreno argilloso, ricco di calcareniti nel sottosuolo, ha permesso la costruzione sotterranea di svariate grotte artificiali, il riadattamento di altre preesistenti (usate nel XIX secolo come cantine), nonché la creazione di ipogei, presenti sia al di sotto del centro abitato che nelle periferie. Il materiale calcarenitico (tufo) ricavato dalle escavazioni ha permesso, e permette tuttora, la costruzione di edifici in superficie.
Sono intensi i fenomeni di dissesto del territorio dovuti allo spietramento dello strato superficiale, per la messa a coltura di nuovi terreni. Inoltre, si riscontrano rischi di sprofondamento dovuti alla presenza di cavità e canali sotterranei tipici degli ambienti carsici. Per questo, l'edificato del comune di Canosa è considerato ad alto rischio di dissesto.
Il territorio circostante si estende verso sud fino alle pendici delle Murge, verso ovest fino all'Ofanto (anche confine provinciale) ed è prevalentemente pianeggiante. I bacini del Rendina e del Locone contribuiscono ad aumentare la fertilità della vasta area (150 km²).
Canosa gode di un tipico clima temperato: mite nel periodo primaverile e autunnale, caratterizzato da inverni freddi ed estati calde.
Le temperature medie mensili risentono fortemente dell'influenza del clima murgiano e oscillano dai 7,7°C del mese di gennaio, ai 24,9°C del mese di agosto. Le precipitazioni annuali si attestano sui 547mm di pioggia, distribuiti prevalentemente nel periodo da settembre ad aprile.[10]
Molteplici sono le ipotesi avanzate per spiegare l'etimologia del nome Canosa, (Canusium in latino, Kanusion in greco), usato per indicare il primo vero nucleo sviluppatosi nell'VIII secolo a.C. Una prima ipotesi[12][13] ne vede l'origine nel culto di Afrodite in Daunia. Secondo questa ipotesi, suffragata dal commentatore latino Servio, Canusium deriverebbe da canis (in italiano "cane"), animale associato alla divinità greco-orientaleAfrodite en kepois.
Un'altra teoria prevede la derivazione dalla parola grecaχάνεον (cesta/canestro di vimini) per la presenza numerosa di vimini spontanei lungo la riva del fiume Ofanto.[14]
Una terza ipotesi[15] prevede la derivazione dalla parola ebraica Chanuth (in italiano "taverna"), divenuto poi Chanush.[16] Entrambe sarebbero integrate dal messapico o iapigio suffisso -ion (poi -ium in latino).[17]
Un quarto studio sostiene l'origine esclusivamente iapigia o messapica dell'etimo Canusium e la risoluzione del problema etimologico attraverso la spiegazione della radice can-.[16]
Un'ulteriore ricerca[18] intravede una diretta correlazione fra il nomen latino Canusium e il gentilizio etrusco canzna. Questa ipotesi si basa sulla presenza etrusca in Campania prima della conquista romana e del vivace commercio etrusco lungo la valle dell'Ofanto. Questa è suffragata dalla cospicua presenza di prodotti della metallotecnica etrusca[19] e di ambre (conservate al British Museum di Londra) in cui si riscontrano motivi stilistici comuni all'artigianato etrusco.[20]
Storia
Età antica
Fondata secondo la leggenda dall'eroe omerico Diomede, decantato nell'Iliade, Canusium è stato tra i più importanti centri indigeni della Daunia prima e della Apulia poi.
I primi insediamenti autoctoni (composti dai Dauni, ramo settentrionale del popolo degli Iapigi), stabiliti su quella fascia di terra chiamata dagli archeologi Campi Diomedei, risalgono a un'epoca di gran lunga precedente a quella diomedea, e precisamente al Neolitico (6000-3000 a.C.). Le epoche successive vedono il costituirsi dell'abitato arcaico di Toppicelli, sulla piana ofantina, caratterizzato dalla presenza di edifici e tombe aristocratiche ricchissime di corredi appartenenti al ceto di quelli definiti poi "principi dauni".
Nel corso dei secoli, Canosa diviene un importante centro commerciale e artigianale, specie di ceramiche e terrecotte. Con lo sviluppo della Magna Grecia, il centro è influenzato dalla cultura ellenica. Nel 318 a.C. diventa città alleata di Roma, accogliendo i Romani anche nel 216 a.C. dopo la disfatta di Canne, piccolo villaggio nei pressi dell'Ofanto, a opera di Annibale. Dall'88 a.C. diventa municipium e beneficia del passaggio della via Traiana (109 d.C.) E della costruzione dell'acquedotto di Erode Attico (141), di un anfiteatro, di mausolei e archi. Più tardi l'imperatore Antonino Pio eleva il centro al rango di colonia con il nome Aurelia, Augusta, Pia, Canusium. Da ricordare anche che veniva definita "la piccola Roma", poiché anch'essa sorge su sette colli.
Età tardoantica e medievale
Verso la fine del III secolo, diviene capoluogo della provincia di Apulia et Calabria, diventando nel secolo successivo anche sede di una tra le più importanti diocesi di Puglia, che raggiunse il culmine della sua importanza con il vescovosan Sabino (dal 514 al 566); la presenza della sede episcopale ha lasciato testimonianze artistiche di valore, tipiche dei luoghi di culto e l'architettura civile dimostra la centralità della città rispetto al territorio pugliese (da cui l'appellativo "città dei vescovi").
Diventata sede di gastaldato con l'invasione longobarda nel VI secolo, subisce successivamente diverse devastazioni per mano dei Saraceni (scacciati intorno all'871).
Canosa ritrova un certo rilievo nel millennio successivo (XI - XII secolo) con i Normanni, grazie al particolare interesse mostrato dal principe Boemondo I d'Antiochia (che dal 1111 giace nel mausoleo ivi presente) e poi, sotto gli Svevi, da Federico II.
In riferimento al legame storico con la famiglia Grimaldi, Canosa si è potuta fregiare — a distanza di quasi venticinque anni — di due visite del Principe Alberto II di Monaco, rispettivamente il 16 giugno1997 e il 21 aprile2022: nella seconda occasione, nelle vesti di effettivo Capo di Stato e non già di Principe ereditario.[23]
Età contemporanea
Dopo le guerre d'indipendenza e il disastroso terremoto del 1851, Canosa rimase un centro prevalentemente borghese: a dimostrarlo fu la costruzione di palazzi signorili in tufo locale (su tutti il Sinesi,[24] il Fracchiolla-Minerva,[25] il Rossi, il Malcangio,[26] l'Iliceto,[27] il De Muro Fiocco[28] e il Visconti) che cingevano il centro cittadino, a preservare i segni del tempo dell'acropoli e della cattedrale.
Passata praticamente incolume attraverso la prima guerra mondiale, Canosa subiva gli effetti del primo terremoto irpino del 1930 (79 anni dopo quello che costrinse alla ricostruzione di parte della cattedrale di San Sabino e numerosi edifici) e fu quindi costretta alla riparazione degli ingenti danni.
Il 6 novembre 1943, poco dopo l'Armistizio dell'8 settembre, Canosa veniva bombardata. Alcuni palazzi rimasero danneggiati (comprese le adiacenti chiese di San Francesco e San Biagio[29] e parte del Palazzo di Città), altri ancora rasi al suolo, e 57 persone persero la vita.
Il 17 settembre 1962, con decreto del presidente della Repubblica il comune è stato insignito del titolo di Città per le sue tradizioni storiche e per i meriti acquisiti dalla sua comunità; nel frattempo il comune perdeva abitanti, allettati dalle opportunità offerte dal mercato del lavoro settentrionale (Torino e Milano in primis).
Nel 1980 Canosa fu nuovamente danneggiata dal terremoto nell'Irpinia. Come già tante volte in passato, la città dovette affrontare una situazione di emergenza, con antichi edifici e alcune chiese dichiarate inagibili.
L'economia di Canosa è oggi basata prevalentemente sull'agricoltura, con un vantaggio nel terziario (turismo archeologico) e nell'industria e artigianato (tessile, alimentare, farmaceutica e manifatturiera).
La prima parte raffigura l'arma di Filippo d'Angiò: sfondo blu seminato di gigli d'oro con una banda d'argento obliqua e con un lambello rosso nella parte superiore.
La seconda raffigura l'arma dei Courtenay: sfondo rosso con una croce centrale e quattro bisanti crociati, accompagnati ognuno da quattro croci d'oro.
Lo stemma e il gonfalone sono stati ufficialmente riconosciuti con decreto del Capo del Governo dell'11 agosto 1934[31] dove è descritto:
«Partito: nel primo d'azzurro, alla banda d'argento, accompagnata da sei gigli (3, 3) col lambello di tre pendenti di rosso nel capo; nel secondo di rosso, alla croce d'oro, accantonata da quattro crocette il tutto d'oro.[32]»
«All'indomani dell'armistizio, abbandonata dai Tedeschi, subì un violento bombardamento che provocò numerosi morti e gravissime distruzioni. La popolazione si prodigò in una generosa gara di solidarietà in aiuto dei superstiti e dei senza tetto, dando prova d'elette virtù civiche e grande spirito d'abnegazione. Canosa di Puglia (BA), 6 novembre 1943.[30]» — 8 febbraio 2001 (Gazzetta Ufficiale n° 138 del 16 giugno 2001)
All'occupazione dei Longobardi seguì una grave crisi: le dimensioni di Canosa si ridussero all'area del foro (ovvero dell'attuale Piazza Vittorio Veneto) e alla zona alta. Nell'VIII secolo i principi longobardi avviarono così la costruzione di una nuova cattedrale in un quartiere più centrale rispetto all'ormai periferico Piano di San Giovanni, dove si trovava la chiesa di Santa Maria e il Battistero di San Giovanni. Nella nuova Cattedrale, dedicata ai Santi Giovanni e Pietro, venne traslato dal complesso di San Pietro il corpo di san Sabino. Un'iscrizione altomedievale reimpiegata nel pavimento della cripta ricorda l'episodio: Petrus canusinus archiepiscopus posuit hic corpus beati Sabini.
Nell'XI secolo la cattedrale venne ricostruita e ridedicata a san Sabino. Questa ricostruzione fu voluta probabilmente dai normanni Roberto il Guiscardo e dal figlio Boemondo, sepolto in un mausoleo presso la cattedrale. Essa dovrebbe collocarsi fra il 1079 e il 1089, in coincidenza con l'episcopato del vescovo Ursone.
Mausoleo di Boemondo
Accessibile dal transetto di destra della Cattedrale è il Mausoleo di Boemondo I d'Antiochia. Eretto dopo il 1111, anno della morte del Principe, il piccolo edificio presenta una parte superiore caratterizzata da un tamburo poligonale sovrastato da una cupoletta emisferica (in origine a piramide tronca irregolare), che va a "coprire" la pianta quadrangolare, con una piccola abside a destra sorretta da arcate non imponenti. Una doppia porta di bronzo asimmetrica (ora conservata nella cappella laterale della Madonna della Fonte nell'attigua basilica),[33] realizzata probabilmente da Ruggero di Melfi[34] (XI secolo), faceva da ingresso alla cappella, sorretta da due colonne di marmo pentelico. All'interno, oltre alle colonne, di cui una scende in profondità, vi è sul pavimento la lapide di marmo greco con la dicitura "BOAMVNDVS".
Chiese minori e rettorie
Chiesa di Sant'Antonio da Padova (rettoria) - piazza Roma, Loconia
Chiesa di Santa Caterina (rettoria) - via Santa Caterina
Chiesa dei Santi Francesco e Biagio - piazza Martiri XXIII Maggio
Chiesa dei Santi Lucia e Teodoro detta anche del Santissimo Purgatorio (rettoria) - piazza Antica
Chiesa dell'Assunta - via Europa
Chiesa della Santissima Madonna di Costantinopoli (rettoria) - strada provinciale Canosa-Montegrosso
Chiesa di Santissima Maria Immacolata - via Corsica
Chiesa di Santissima Maria del Carmelo o Carmine (rettoria) - piazza Umberto I
Chiesa di Santissima Maria del Rosario - Piazza Agostino Petroni
Chiesa della Passione di Gesù Cristo (rettoria) - via Guglielmo Oberdan
Chiesa del Santissimo Gesù Liberatore - via Serg. Magg. Nicola Capurso
Chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe - via Santa Lucia
Chiesa di San Giovanni Battista - via Luigi Capuana
Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù - via Duca d'Aosta
Chiesa di Sant'Antonio (dismessa) - Via Balilla
Architetture civili
Palazzi storici
Il centro della città è disseminato di palazzi settecenteschi e ottocenteschi di notevole pregio artistico ed estetico.
Le masserie erano delle grandi aziende agricole abitate, a volte, anche dai proprietari terrieri. La grande costruzione rurale comprendeva pure gli alloggi dei contadini, anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti.
Molto diffuse nell'agro canosino, come in tutta la Murgia, spesso le masserie sono state abbandonate per poi essere riutilizzate negli ultimi anni come aziende agrituristiche.
Posta Piana è una zona dell'agro canosino in sui si trovano una serie di masserie utilizzate un tempo come ricovero dei pastori in transumanza. A pianta rettangolare fortemente allungata, i locali avevano tetti a doppia falda, con finestre quasi inesistenti; le poche porte erano poste prevalentemente sui lati corti, mentre sui lati lunghi si predispongono gli abbeveratoi per le bestie.
Altre masserie presenti nel territorio sono:
Masseria Barbarossa C.da Cefalicchio
Masseria Campanile Canale della Piena delle Murge
Masseria Coppe Maltempo Strada Comunale Coppe Fortunato
Masseria Covelli vicinanze della ferrovia Barletta - Spinazzola
Masseria Donna Rosina Strada Comunale Donna Chiarina
Masseria Iannarsi Borgo Loconia
Masseria Femmina Morta Canale della Vetrina
Masseria Pantanella Di Zezza Strada Comunale Pantanella
Masseria Pantanella Di Palieri Strada Comunale Pantanella
Masseria Pantanella Fortunato Strada Comunale Pantanella
Masseria Profico Strada Comunale Salinelle
Masseria Rossi Strada Comunale di Madonna di Costantinopoli
Masseria Saraceno vicinanza al torrente Locone
Masseria Tesoro Strada Comunale Tufarello
Altro
Villa comunale
La Villa Comunale, posta al centro di Canosa, trae le sue origini nel secolo scorso per interessamento dell'allora sindaco Vincenzo Sinesi che nel 1888 riordinò i terreni adiacenti alla Cattedrale e al Mausoleo di Boemondo donati alla municipalità da alcune famiglie canosine.
Viste le necessità del paese, è stata sottoposta a numerose riduzioni della superficie nel corso degli anni, che hanno fatto quindi posto ad ampie aree pedonali.
Oltre alla possibilità di vedere la parte posteriore della Cattedrale e l'esterno del Mausoleo di Boemondo per mezzo di ampie balconate, è presente un'imponente cassa armonica per orchestra, un monumento dedicato a Scipione l'Africano, l'ara commemorativa dei Caduti di tutte le guerre e un lapidarium.
Il lapidarium della Villa Comunale è composto da un notevolissimo patrimonio di reperti archeologici lapidei di epoca dauna e romana: epigrafi, rilievi funerari, capitelli e colonne, architravi e vere di pozzo di ville imperiali.
Gli ipogei sono strutture funerarie sotterranee usate dai principi Dauni fino a età romana.
La struttura più consueta è quella di un dromos conducente a una o più stanze funerarie. Gli ambienti sotterranei potevano essere decorati con affreschi e custodivano, oltre al defunto, anche il corredo funerario, composto in larga misura da vasi in terracotta, oltre che da monili e armi.
I più importanti ipogei canosini sono quelli del Cerbero, Lagrasta, Boccaforno e dell'Oplita.
Tomba degli Ori, IV secolo a.C.
Ipogei Monterisi-Rossignoli, IV secolo a.C.
Tomba Varrese, IV secolo a.C.
Ipogeo del Cerbero, IV secolo a.C.
Ipogeo Scocchera A, IV secolo a.C.
Ipogeo Scocchera B (detto Ipogeo Boccaforno), IV secolo a.C.
Ipogei Casieri, IV secolo a.C.
Ipogeo del Vaso di Dario, IV secolo a.C.
Ipogeo Reimers, III secolo a.C.
Tomba di Largo Costantinopoli, III secolo a.C.
Ipogei Lagrasta, II secolo a.C.
Ipogeo dell'Oplita, II secolo a.C.
Ipogeo Matarrese
Tomba di Via Lavello
Ipogei San Martino
Tomba Varrese
Per valutare la portata dei corredi dell'aristocrazia canosina nel periodo di maggiore floridezza, ovvero tra la fine del IV secolo a.C. e la prima metà del III secolo a.C., è possibile visionare il corredo della Tomba Varrese a Palazzo Sinesi.
Palazzo Sinesi è un edificio privato del XIX secolo di proprietà del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, sede della Fondazione Archeologica Canosina e destinato dal 1994 a spazio espositivo per mostre tematiche e temporanee. Il palazzo non è una vera e propria sede museale, ma ospita sia mostre tematiche temporanee sia l'esposizione permanente di una collezione di ceramiche canosine e daune provenienti appunto dall'ipogeo Varrese.
La creazione di questa sede espositiva ha voluto in parte ovviare al problema della dispersione del patrimonio archeologico locale, conseguenza di passati saccheggi e immissioni clandestine di reperti nel mercato antiquario. Sono stati così riuniti in un unico luogo, dopo quasi due secoli, i reperti della Tomba Varrese, smembrati tra la Collezione Mazza del Museo Archeologico Provinciale di Bari e la collezione Varrese del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Il corredo è composto da più di 400 reperti tra cui: vasi a figure rosse, ceramica listata, ceramica dorata, oggetti in alabastro e una magnifica corazza anatomica bronzea, oltre ai vasi policromi e plastici tipici della produzione canosina.
L'ipogeo fu scoperto casualmente nel 1912 da Sabino Varrese in terreni di sua proprietà lungo l'attuale via Lavello. Parte dell'ipogeo però sconfinava nella limitrofa proprietà di Domenico Mazza. Il primo prima cedette al Museo di Taranto i reperti ritrovati nella camera in asse con il dromos e poi cedette al Museo Provinciale di Bari una parte di corredo recuperata clandestinamente nella proprietà di Domenico Mazza.
Dell'ipogeo si persero in seguito notizie, fino alla sua riscoperta nel 1971: la tomba, interamente scavata nel banco tufaceo, è composta da cinque camere. Il corredo che qui era custodito ed è riunito oggi a Palazzo Sinesi era composto da oltre quattrocento reperti.
Il ponte sull'Ofanto (I secolo d.C.) Permetteva il passaggio della Via Traiana da una parte all'altra del fiume (ed è stato utilizzato per il traffico stradale fino agli anni settanta), ricostruito ex novo nel medioevo e restaurato ancora una volta nel 1759. La base è costituita da quattro piloni a forma di punta di lancia e cinque arcate diseguali.
Notabili sono anche la Torre Casieri e i Mausolei Bagnoli e Barbarossa, nonché l'Arco di Gaio Terenzio Varrone, monumenti in opus latericium e opus reticulatum dedicati al passaggio del Console romano in occasione della battaglia di Canne. I primi tre siti conservavano le spoglie di alcuni caduti nella battaglia.
Ancora relativo alla battaglia punica è un rudere di un'abitazione romana in pieno centro cittadino, probabilmente dimora della Matrona Busa, nobildonna canosina, che ospitò i combattenti.
Le Terme Ferrara e Lomuscio sono situate in pieno centro cittadino.
Le Terme Ferrara si trovano sotto un condominio in Piazza Terme 37, ma a causa di un contenzioso fra il comune e gli abitanti del condominio, non sono visitabili.[35]
Acropoli o Castello
Il castello fu costruito sulla collina dei Santi Quaranta Martiri, a 142,5 m sul livello del mare, a una posizione da cui si domina il territorio circostante fino all'Adriatico, al Gargano ed al Vulture. Nello stesso luogo, era già l'acropoli della città greco-romana: ne recano ancora memoria i grandi blocchi di forma parallelepipeda nella parte bassa delle strutture murarie.
Il Castello oggi è in rovina: aveva forma di esagono irregolare, con sei torri quadrangolari sporgenti agli spigoli. La prima notizia su di esso è la resistenza opposta ai Longobardi di re Autari (584-590). Successivamente nell'XI secolo i Normanni ne fecero una delle sedi di potere più importanti del loro territorio: qui s'incontrarono i fratelli Boemondo e Ruggero Borsa nel 1089 per mettere fine alla rivalità scoppiata fra loro subito dopo la morte di Roberto il Guiscardo (1085). Probabilmente anche Federico II soggiornò qui durante i lavori di costruzione di Castel del Monte (avvenuti dopo il 1240). Incerta e discussa è la notizia della prigionia fino alla morte di Elena D'Epiro e dei suoi giovani figli dopo la sconfitta del marito Manfredi a Benevento (1266). Nel 1271 il Castello fu restaurato a opera di Pietro D'Angicourt, l'architetto francese al servizio dei sovrani angioini che progettò anche il Maschio Angioino a Napoli. Durante il periodo aragonese fu dimora di modesti feudatari, fino a quando Agostino Grimaldi, signore di Monaco (1523-1532), e il suo successore Onorato (1532-1581), come ricompensa per la fedeltà dimostrata alla corona spagnola, ottennero il titolo di marchesi di Campagna, di conti su Canosa di Puglia e la signoria su Terlizzi, Monteverde, Ripacandida e Garagnone. Nel 1643 Canosa e il castello furono venduti all'asta: iniziò così il lento declino della rocca, che decadde, tanto da essere utilizzata come cava per la costruzione del vicino palazzo baronale. Nel 1704 il castello fu comprato infine dalla famiglia napoletana dei Capece Minutolo, cui è appartenuto fino al 1956, quando esso fu acquistato dal comune di Canosa di Puglia.
Monumenti paleocristiani
Necropoli di Lamapopoli
La più vasta necropoli in area extraurbana è quella presso il torrente Lamapopoli, di origine romana, ma riutilizzata nel periodo paleocristiano, sorta lungo la via Traiana. Una parte di questa necropoli è sub divo (letteralmente "sotto il cielo"): tombe a camera con murature in mattoni, sarcofagi in calcare di discreta fattura, tombe terragne. La presenza di terrazzamenti, sul costone roccioso scavato dal torrente, permise anche la creazione di diverse catacombe con gallerie indipendenti articolate in numerosi cubicoli e ambulacri, a loro volta con loculi, arcosoli e sarcofagi. Presso l'ingresso delle catacombe sorge la cosiddetta basilichetta di Santa Sofia, ad aula unica. Essa mostra due fasi edilizie: la più antica - di cui rimane solo un tratto inglobato in quella successiva - è in conci di tufo locale, come le murature degli edifici paleocristiani di Canosa. La seconda fase presenta una costruzione a muratura listata, tradizionale nella pratica edilizia beneventana, centro del principato longobardo. Dunque anche la basilichetta sarebbe da collocarsi nel periodo di rinnovamento urbanistico promosso nell'VIII secolo dai principi longobardi. L'intitolazione alla Santa Sofia andrebbe letta perciò in chiave longobardo-beneventana, con riferimento alla più celebre Santa di Benevento.
Vi sono altre due necropoli definibili tali e ancora soggette a ricerche e analisi della Sovrintendenza:
Necropoli di Pietra Caduta
Necropoli del Cimitero (scoperta nel settembre 2015)
La basilica di San Leucio è un luogo di culto a lunghissima continuità di vita: sorto in età ellenistica come Tempio di Minerva, verrà dedicato in età cristiana prima ai Santi Cosma e Damiano, infine a San Leucio.
Fino a qualche anno fa si riteneva che la prima cattedrale di Canosa fosse da localizzarsi in area extraurbana, sul colle di San Pietro. La sede episcopale sarebbe stata poi trasferita in un'area più centrale, nella zona dove già esisteva la chiesa di Santa Maria e dove Sabino aveva costruito il battistero di San Giovanni. L'attuale cattedrale, dedicata a san Sabino, sarà poi edificata nell'area pubblica del foro.
Il riesame della documentazione archeologica porta ora a identificare San Pietro non con la chiesa episcopale ma piuttosto con un grande complesso cimiteriale, nel quale Sabino volle realizzare la propria sepoltura, divenuta poi oggetto di culto e di pellegrinaggio.
Dunque la prima cattedrale di Canosa è stata la chiesa di Santa Maria, ubicata, come quasi sempre accadeva per i complessi episcopali in età paleocristiana, in un'area periferica all'interno del circuito murario. Essa è stata individuata nell'autunno del 2006 sul Piano di San Giovanni. La ridotta porzione indagata è relativa a parte del nartece, della navata centrale e meridionale di una chiesa a tre navate, realizzata tra il IV e il V secolo. Sabino si impegnò in un'opera di ristrutturazione e abbellimento, con la stesura di un nuovo pavimento musivo e la creazione di un collegamento tra l'edificio sacro e l'atrio porticato antistante il battistero.
Il battistero di San Giovanni è un edificio a pianta dodecagonale con quattro camere sugli assi principali, che costituiscono i bracci di una croce greca, e quattro corridoi ad essa alternati, che affacciano tutti sul vano centrale rispettivamente con una e due porte. Al centro dell'edificio i resti di una vasca battesimale eptagonale. L'area della vasca era coperta da una cupola.
Il battistero di San Giovanni era un edificio di grande pregio, non solo per le notevoli dimensioni e l'articolazione degli spazi ma anche perché dotato di un vasto apparato decorativo, di cui sono state ritrovate poche ma significative tracce: nella vasca tessere vitree ricoperte da una lamina d'oro e lacerti del mosaico pavimentale, decorati da stelle a quattro punte, i cui bracci sono resi da losanghe, alternati a rettangoli.
Al 31 dicembre 2023 erano presenti 1147 residenti stranieri, pari al 3,71% della popolazione.[37]
Lingue e dialetti
(IT)
«Se ce ne dobbiamo andare, andiamocene. Se non ce ne dobbiamo andare, non ce andiamo.»
(IT)
«Sə cə n'amə à sciöjə, scəmanìnə. Sə nan cə n'amə à sciöjə, nan cə nə sömə scénnə»
(CAN)
Il dialetto canosino è un dialetto primario italoromanzo, derivante direttamente dal latino volgare parlato nell'antica Canusium. Linguisticamente fa parte dei dialetti meridionali intermedi parlati nella Puglia centro-settentrionale. Sotto l'aspetto geo-linguistico, il dialetto canosino si ascrive all'ampia famiglia del dialetto napoletano nella sua variante adriatico-pugliese. Infatti anche a Canosa le parole terminano con la vocale indistinta "ə" (la ë muta alla francese), tale finale obbliga a una metafonesi interna (cambio di vocali toniche interne) per indicare il genere (maschile e femminile) e il numero (singolare e plurale). Ad esempio il singolare uagnàunə (ragazzo) al plurale diventa uagnéunə (ragazzi).
Il lessico è prevalentemente di origine latina; tutte le dominazioni hanno però lasciato prestiti linguistici, soprattutto nel lessico. Nel XVIII e XIX secolo si sono depositate nel dialetto canosino suoni e termini direttamente proveniente dalla lingua napoletana, da quando cioè Canosa passa sotto i Capece Minutolo, che assumono il titolo di "principi" di Canosa: ad esempio si trovano tracce della palatizzazione della sibilante "s" se seguita da consonante velare come in ∫kittë (= solamente), fri∫kë (= fresco), ∫katëlë (= scatolo, scatola).
Cultura
Istruzione
Scuole
Canosa è sede di quattro scuole secondarie di secondo grado, un istituto professionale statale per l'agricoltura e per l'ambiente, un istituto professionale statale per il commercio, un istituto tecnico commerciale, un liceo scientifico (con altri indirizzi, tra cui quello classico). Vi sono anche due istituti comprensivi che raggruppano Scuole dell'infanzia, Scuole Primarie e Scuole Secondarie di primo grado.
Il Museo civico archeologico fu istituito nel 1934 e collocato nel settecentesco palazzo Casieri. Ospita circa 2000 reperti archeologici provenienti da scavi in Canosa e in tombe del V - III secolo a.C. Si trovano iscrizioni, sculture, bassorilievi, marmi, monete, gioielli, ceramiche e vasi che risalgono a un vasto arco di tempo di circa 1500 anni (dal VI -V secolo a.C. al IX-X secolo): dal preistorico, dauno, romano, paleocristiano e bizantino-medioevale.
Palazzo Iliceto
Palazzo Iliceto è un imponente palazzo settecentesco destinato a spazio espositivo culturale. Fino al 2005 è stata la sede del Museo delle Marionette di Canosa, e successivamente ha ospitato diverse mostre tematiche. È stato inoltre usato per alcune manifestazioni teatrali nell'estate 2003, e per proiezioni cinematografiche all'aperto nelle estati del 2004 e del 2005. Dal 2007 ospita le collezioni archeologiche del Museo Civico, già collocate nel Palazzo Casieri.[38]
Il Museo delle Marionette, fino alla chiusura della mostra nel 2005, presentava la preziosa e interessante collezione Dell'Aquila-Taccardi: un ricchissimo assortimento di 52 personaggi di grandi dimensioni in legno di faggio, noce e abete, con abiti d'epoca in seta, armature in rame e alpacca rappresentati nobili spagnoli, cristiani armati, principesse e saraceni, papi, duchi e cardinali. Lo scenario è stato curato dal Parco Letterario "Massimo d'Azeglio - Ettore Fieramosca".
«Se non avete denaro, possiamo accettare il pagamento con castelletti: mettete pure cinque mandorle sul bancone d'ingresso l'una sull'altra»
(Apertura degli spettacoli di marionette della Compagnia Aurora[39])
Palazzo Sinesi - Fondazione Archeologica Canosina
Palazzo Sinesi è un edificio privato del XIX secolo destinato dal 1994 a spazio espositivo per mostre tematiche e temporanee. È la sede della Fondazione Archeologica Canosina[40] e sede di supporto della Soprintendenza ai beni archeologici della Puglia.
Mostre:
La Tomba Varrese, un ipogeo al confine (dal 22 ottobre 2000): collezione di reperti di corredi funerari ritrovati casualmente nel 1912 e nei successivi scavi archeologici. Nell'androne è visitabile l'esposizione dedicata ai reperti dell'Ipogeo dei Serpenti piumati.
Municipium: Pubblico e privato a Canosa dopo la guerra sociale (28 marzo - 30 settembre 1998): collezione di reperti della Canusium che vanno dall'istituzione del Municipium (metà del I secolo a.C.) Al conferimento del rango di colonia (metà di II secolo a.C.).
I vasi dei misteri (16 giugno 1997- 30 gennaio 1998).
Il patrimonio ritrovato (24 agosto 1996 - 30 gennaio 1998).
Come eravamo (dicembre 1995 - gennaio 1996).
Il rito, le offerte, le tombe a Canosa (11 marzo - 4 giugno 1995): collezione di reperti archeologici riguardanti i riti funerari nella Kanusion dal V secolo a.C. fino alla tarda età repubblicana.
Sulla via Mediterranea (30 luglio - 30 settembre 1994): collezione di reperti archeologici di una famiglia canosina fra il III e II secolo a.C.
Palazzo Fracchiolla-Minerva - Museo Paleocristiano della Cattedrale
Il Palazzo Fracchiolla, centrale costruzione in tufo locale del XIX secolo, apparteneva a un'importante famiglia canosina. Successivamente è diventato parte del patrimonio della Basilica di San Sabino, nonché dimora dell'Arcivescovo emerito Francesco Minerva fino alla sua morte.
La struttura su tre piani, inaugurata come museo il 16 novembre 2013 dall'allora ministro Massimo Bray, contiene alcuni pezzi rari e pregiati appartenuti ai Vescovi canosini in epoca medioevale (tra cui manoscritti, una croce d'avorio contenente in un'ampolla presunto sangue del Cristo, un flabello del XII secolo, dei guanti indossati da Papa Pasquale II e una collezione di monete donata da una famiglia locale). Inoltre è stato restaurato, conservato e reso visitabile l'appartamento in cui ha vissuto il prelato da cui il palazzo prende il nome.[41]
Il piano interrato, denominato "Grotta azzurra", è predisposto come sede di mostre e conferenze.
Attualmente la struttura permane in fase di allestimento.
Museo della civiltà contadina
Il Museo della civiltà contadina è un museo allestito in un vecchio forno al servizio della zona Castello, aperto dal 12 giugno 2003 e chiuso il 30 settembre 2003, sporadicamente aperto durante l'estate, le feste patronali e durante gli eventi organizzati nella zona Castello.
Il museo, attraverso un vasto allestimento di oggetti originali, ripercorre la quotidianità della vita contadina del secolo scorso, passando in rassegna usi e costumi di una civiltà ormai scomparsa.
Il museo si divide in tre macroaree tematiche:
La vita domestica: pignatte, caldaie, cucchiai in legno, fascine per alimentare la fiamma e altri utensili per la preparazione di pietanze contadine, ma anche arredi, un passeggino, rappresentazioni delle divinità poste sulle facciate delle case a protezione e tutela.
L'agricoltura: le forbici da pota, le coperte, i sacchi, i fiscoli, i tini, la pigiatrice, il torchio e botti di varie dimensioni, vomeri, zappe, erpici, stornarella, zappa cavallo e tutti gli oggetti di una civiltà agraria legata alla produzione e al consumo di olio extravergine d'oliva, vino e grano.
L'artigianato: una serie di esposizioni ripropongono gli strumenti tradizionali delle professioni più antiche: gli attrezzi del fabbro, dello stagnaio, del calzolaio; in più tutto l'occorrente dei mestieri legati alla lavorazione dell'argilla, delle pelli, alla produzione dei formaggi e dei latticini.
La tradizione gastronomica canosina è fortemente legata alla tradizione contadina e mediterranea.
Uno dei prodotti più caratteristici è la farina di grano arso (in dialetto "gréne iarse"): una farina di umili origini dal caratteristico colore scuro in quanto ottenuta dal grano recuperato dopo la bruciatura delle stoppie dopo la mietitura. Questo recupero effettuato da parte di chi non poteva permettersi la farina "normale" era consentito dai proprietari terrieri che permettevano questa successiva spigolatura. I prodotti più originali e conosciuti ottenuti miscelando in parti uguali farina bianca e farina di grano arso sono gli strascinati (in dialetto strascenéte), un particolare tipo di orecchiette, e il pane a prosciutto (in dialetto ppéne a prusutte), un pane scuro variegato di bianco.
I taralli bolliti (li taradde scalléte) taralli fatti con vino bianco e semi di finocchio
Li briachidde, tarallini fatti con vino bianco
Primi piatti:
I troccoli (li trùcchele) troccoli con ragù di carne di cavallo e ricotta dura
Le orecchiette (li cuppetídde) orecchiette al ragù
Gli strascinati con cime di rape (li strascenéte e cème de répe) pasta fatta in casa con rape, alici soffritte
Gli strascinati di grano arso (li strascenéte de gréne iarse) con ragù di carne di cavallo e ricotta dura
La martenàse, purea di fave con cicoria
I cardoni (li cardeune) in brodo di agnello con uova tipico della pasquetta
Secondi piatti:
La braciola (la brasciole), involtino di carne di cavallo al sugo
L'agnello (l'agnille) al forno con patate
Il coniglio (u cunigghie) al ragù o al forno
Dolci:
I marzapani (li mazzapéne): dolce a base di mandorle
I mostaccioli (li mestacciùle): dolce a base di vincotto
Le scarcelle (le squarcidde): dolce pasquale a base di uova, ricoperto di glassa e confettini colorati
Le sfogliatelle (le sfigghiete) dolce natalizio a base di sfoglie di pasta a forma di nastro ripieni di mandorle tritate, di marmellate di uva o di mele cotogne, garofano e cannella.
Le cartellate (ne carteddéte): dolce natalizio a base di sfoglie di pasta a forma di nastro tagliato con tagliapasta dentellato, fritti e ricoperti di vincotto
Elementi caratterizzanti della gastronomia della città sono inoltre il vino e l'olio extra vergine d'oliva. Il vino Rosso Canosa, prodotto con uva di Troia (detto anche vitigno di Canosa), possiede dal 1979 la denominazione DOC. La produzione vinicola comprende anche vini bianchi e rosati, nonché eccellenti spumanti ricavati. Le principali produzioni con il marchio IGT (Indicazione Geografica Tipica) sono: Nero di Troia, Trebbiano, Cabernet Sauvignon, Rosso Puglia, Sangiovese.
Rinomato è anche l'olio DOP extravergine d'oliva ottenuto dalle olive coratine.
Canosa nello spettacolo e nella musica
La cittadina pugliese è citata in diversi film e gag recitate da Lino Banfi (che si è anche ispirato a un concittadino nella fictionVola Sciusciù, prodotta dalla RAI nel 2000). A volte anche in qualche sketch di Diego Abatantuono.
Il cantante satirico Leone Di Lernia, invece, ha dedicato una canzone a Canosa, basata su un successo dance degli anni novanta, Cana-us Cana-us in cui affermava:
«Voglio tornare a Cana-us Cana-us, dove c'è musica, c'è festa!»
Nel 2019 sono state girate alcune scene del film "Bar Giuseppe".
Media
Canosa è stata sede di una televisione e di radio autonome, tra cui Radio Canosa Stereo (andata in onda dal 31 dicembre 1976 fino al 15 agosto 1985) e Radio L100 (chiusa sempre alla fine degli anni ottanta). Tele Canosa, invece, ha trasmesso dal 1º gennaio 1977 al 31 dicembre 1988. Attualmente vi è la sede principale dei network Love.FM e Ritmo80. A canosa ha sede il quotidiano online "La Terra del Sole".
Eventi
Diverse sono le ricorrenze, folcloristiche o religiose, che si tengono nel comune nel corso di ogni anno solare. Oltre le rievocazioni del Presepe (nel periodo natalizio) e della Passione Vivente, particolari ed apprezzate sono le processioni nel periodo pasquale, parte integrante del patrimonio canosino.
La Processione dell'Addolorata (che si tiene il venerdì precedente la domenica delle Palme), dà inizio ai Riti della Settimana Santa e vede la partecipazione di un numero altissimo di fedeli, soprattutto donne vestite e velate di nero: la tradizione la ricorda come la "Madonn dù tupp-tuzz'le" perché la Madonna, in cerca del figlio Gesù, bussava (da qui "tupp-tuzz'le", cioè "bussare", nel dialetto autoctono) alle porte delle chiese prima di giungere alla Cattedrale. Il giovedì santo si tengono i cosiddetti "sepolcri" (ossia la ricerca allegorica del corpo di Gesù nelle varie chiese e rettorie del paese da parte dei fedeli); il venerdì seguente, invece, la processione dei "Misteri" segue liturgicamente i passaggi della Via Crucis.
La più celebre, anche per l'attenzione mediatica ad essa rivolta, è però la processione della cosiddetta Desolata. La mattina del sabato santo, un folto coro composto esclusivamente da donne col volto coperto e vestite di nero, alcune ancora oggi scalze, "urla" (alla maniera straziante delle donne prezzolate) un canto tipico, lo Stabat Mater, liberamente tratto da liriche di Jacopone da Todi. Per la sua capacità suggestiva, in epoca più recente la parata ha riscosso un forte interesse anche turistico e fuori dai confini canosini, tanto da essere citata nei film Una femmina[42] e Ti mangio il cuore.[43]
Seguono poi altri riti, relativi alle ricorrenze della morte di San Sabino (9 febbraio) e della traslazione del suo corpo in Cattedrale (nel corso della festa patronale del 1º agosto), nonché alla "Madonna della Fonte" (seconda domenica successiva alla Pasqua).
Il martedì successivo alla domenica di Pentecoste vi è la processione della Madonna dell'Altomare.
Nel periodo estivo si svolge il Premio Diomede che viene assegnato generalmente a persone che hanno reso onore al territorio o, comunque, legate al nome di Canosa di Puglia (come ad esempio, tra le molteplici, Lino Banfi, Ermanno Leo, Stefania Sansonna).
Geografia antropica
Urbanistica
Canosa, nel corso dei secoli, è cresciuta secondo lo standard delle città-fortezza: nei pressi di un fiume e su un territorio prettamente collinare (dai 7 grossi dossi compresi nei confini cittadini, gli abitanti, per analogia, chiamano Canosa Piccola Roma[44]). In cima alle alture è visibile il mare, verso nord.
Dalla zona dell'Acropoli, costituita da un bastione contornato in discesa da un dedalo di scalinate e stretti vicoli (presenti tutt'oggi), il centro si è esteso fino alla piana sottostante, zona delle tombe dapprima daune, poi romane, infine paleocristiane. La città poi si è evoluta in epoca romana, con la costruzione di edifici, acquedotti, un anfiteatro, luoghi di culto e altre tombe in tufi locali e laterizi. La via Traiana attraversava trasversalmente la civitas, che, per la morfologia dei luoghi, non era costruita in base ai criteri dell'accampamento romano.
Dagli inizi del XIX secolo a oggi, Canosa ha assunto una fisionomia sempre più precisa: due piazze principali, collegate da un corso che ricalcava l'antica via Traiana (corso San Sabino), stabiliscono il centro cittadino: nella prima (Piazza Vittorio Veneto) è presente la cattedrale di San Sabino; nella seconda (attuale Piazza della Repubblica, già Piazza Colonna[45]) il Municipio (precedentemente un convento) che fungeva da frontespizio all'Acropoli. Diverse strade diramanti da entrambi i larghi conducono ai punti più "strategici" della antica capitale della Daunia. Il percorso prolungato del Tratturo L'Aquila-Foggia sfiorava Canosa nella zona periferica della Madonna di Costantinopoli.
Dagli anni '80 sul Monte Scupolo cresce la Zona 167, destinata inizialmente alle residenze popolari. Attualmente la zona è un secondo centro parallelo (Canosa Alta, già Torre Caracciolo) che accoglie più di un terzo degli abitanti di Canosa, quindi non più destinata solo a cooperative di case popolari, ma a ville, negozi e ristoranti.
Da poco tempo è in corso un piano di riqualificazione di strade e piazze nel territorio comunale. A una decina di chilometri da Canosa, in direzione Lavello, è presente la frazione di Loconia.
Oltre alle varie contrade circostanti presenti nel territorio (che identificano la presenza di grandi masserie private), Canosa ha come unica frazione il centro rurale di Loconia, distante 14 km.
Economia
(LA)
«CANUSINAE FUSCAE Haec tibi turbato Canusina simillima mulso Munus erit. Gaude: non cito fiet annus»
(IT)
«LE STOFFE SCURE DI CANOSA Ecco il tuo regalo: una stoffa di Canosa molto simile al vino misto al miele. Sta' tranquillo: non invecchierà così presto»
L'economia canosina è prevalentemente legata all'agricoltura e al settore primario, senza trascurare l'allevamento.
Le risorse storiche, archeologiche e turistiche agevolano l'afflusso di visitatori; la posizione centrale della città rispetto al territorio circostante, invece, ha contribuito a far sorgere imprese soprattutto nei settori tessile e alimentare. Antica "arte", sempre presente, è quella dell'artigianato.
Agricoltura
La posizione geografica pone il territorio canosino tra le Murge e il Tavoliere delle Puglie, a pochi chilometri dall'invaso del Lago Locone. Nonostante problemi di siccità subiti negli ultimi anni, le coltivazioni di graminacee, della vite e degli ulivi, in particolar modo, garantiscono l'esportazione su scala mondiale di prodotti locali, come pasta, vini, olive e olio. Grazie alla temperatura mite, tipiche della zona sono le produzioni di fichi, fichi d'India, mandorle, lampascioni, pesche e amarene, senza trascurare altre verdure (rape, "marasciuoli" e rucolain primis), legumi e ortaggi.
Nel 2005 non sono mancate polemiche e proteste da parte degli agricoltori a causa della scarsa valutazione sui prodotti locali, a cui sono susseguiti disagi alla circolazione e scontri, con la registrazione di episodi di cronaca nera.[46]
L'allevamento, classico della Puglia e favorito già in antichità dal passaggio del Tratturo Regio, è soprattutto ovino e caprino. Nell'agro circostante, quello bovino, praticato in adeguate strutture, garantisce la produzione di latte e formaggi per le industrie casearie dei dintorni.
L'agricoltura canosina è valorizzata anche grazie alla Fiera di Costantinopoli, fiera campionaria che si svolge nel mese di maggio.
Artigianato
Molto ricercata è la lavorazione manuale. La realizzazione artigianale di ceste di vimini o vasi d'argilla è ancora frequente. Resistono ancora antichi mestieri come il calzolaio o l'arrotino, oltre ad attività tradizionali come la lavorazione del ferro battuto.[47]
Industria
Negli ultimi decenni, Canosa si è sviluppata dal punto di vista imprenditoriale. Grazie al settore primario, sono sorte diverse aziende vinicole e olearie, un pastificio e un tarallificio. La città è inoltre sede principale di note industrie tessili e farmaceutiche.
Il fatto di essere uno snodo stradale strategico, ha permesso alla città di ospitare un discreto numero di centri distributivi di merci quali frutta e farmaci.
Dai primi anni 2000 il progetto per la realizzazione di un termovalorizzatore sul territorio canosino ha dato vita a manifestazioni e proteste. Dopo un lungo e complesso contenzioso fra il Comune e l'azienda costruttrice dell'impianto, nel marzo 2007 una sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la concessione edilizia per la realizzazione della centrale[48].
Terziario
Gli innumerevoli siti archeologici, correlati da mostre e musei, garantiscono una discreta affluenza di visitatori, provenienti anche dall'estero.[49][50][51][52] Grazie proprio ai flussi turistici e commerciali, vi si segnala la presenza di molteplici attività di ristorazione,[53] alcune sale ricevimenti[54] nonché residenze geriatriche.
Infrastrutture e trasporti
Strade
Canosa è situata nei pressi di uno dei nodi autostradali più importanti del mezzogiorno. Infatti, dal 1973, l'autostrada A16 (Napoli-Canosa, detta anche autostrada dei due mari) interseca l'autostrada A14 (Bologna-Taranto, detta anche Autostrada Adriatica).
A nord-est della cittadina corre parallela all'odierna strada provinciale 231 Andriese Coratina (ex SS 98) la via Traiana realizzata dall'imperatore Traiano nel 108 d.C.
La via Traiana collegava l'antica Benevento a Brindisi. All'altezza di Canosa incontra il fiume Ofanto, all'epoca completamente navigabile. In epoca romana vi era probabilmente un porto per il trasbordo delle merci, che faceva comunque riferimento all'importantissimo porto di Canosa situato a Barletta. Altre strade di notevole importanza sono la strada provinciale 231 Andriese Coratina (ex SS 98) e la strada statale 93 Appulo LucanaBarletta-Canosa-Lavello.
Canosa è dotata di una stazione ferroviaria, attualmente impresenziata ma comunque Automatizzata, sulla linea Barletta-Spinazzola. Il progetto di una linea interna risale al 1861, ma solo nel 1888 viene stipulata una convenzione con la Società Strade Ferrate Meridionali per la costruzione della linea, resa esecutiva con la legge 5550 del 20 luglio 1888, con una spesa prevista di 7 994 460 lire dell'epoca. La linea ferroviaria venne inaugurata in data 1º agosto 1895. Dagli anni novanta la linea è stata fortemente ridimensionata, sono stati ridotti i fasci di binari e le stazioni sono impresenziate ma comunque Automatizzate.
Un'altra società, l'Associazione Sportiva Dilettantistica Canusium, fondata nel 2017, è iscritta in Prima Categoria.
Canosa annovera due squadre di calcio a 5: la ASD Playled Canosa A 5, che milita nella Serie A2; e la Boemondo Calcio a 5, presente in Serie C2.
Ciclismo
Oltre a ospitare diversi gruppi sportivi amatoriali, a Canosa vengono annualmente organizzate corse su strada di livello dilettantistico e giovanile. La prova più importante è la "Coppa San Sabino", storica corsa per dilettanti organizzata dal locale G.S. Sabino Patruno, oggi aperta agli Elite/Under-23 e inclusa nel calendario della Federciclismo come gara regionale.[57] La Coppa, assegnata per la prima volta nel 1951, è messa in palio annualmente il 2 agosto; tra i vincitori del passato spiccano i nomi di Donato Giuliani, Luciano Rabottini, Alessandro Donati e Fabio Taborre, tutti poi passati al ciclismo professionistico, oltre a quello del monopolitano, iridato di ciclocross, Vito Di Tano.[58]
Vi ha sede inoltre una società di basket maschile nata nel 2000, chiamata A.S. Canusium Basket che disputa il Campionato di Serie B Interregionale.
Pallavolo
Vi sono anche due società di pallavolo: la Polisportiva Canosa e la Diomede Canosa, in ambito femminile, che attualmente disputano rispettivamente i campionati di prima divisione e serie D regionale
Impianti sportivi
I principali impianti sportivi presenti in città sono:
Stadio Comunale San Sabino
Palazzetto dello Sport
Palazzetto dello Sport Mauro Lagrasta
Note
^Canosa di Puglia, su tuttitalia.it. URL consultato il 27 novembre 2022.
^Torelli, Mario (1992) "Il quadro materiale e ideale della romanizzazione", in Principi imperatori vescovi, pp. 608-619.
^Canussio, Vittorio, (1993-94) Il problema dell'etimo Canusium, in Invigilata Lucernis n° 15 - 16.
^Padula, Vincenzo (1871), Protogea ossia l'Europa preistorica, p. 136
^abJacobone, Nunzio (1922), Canusium. Un'antica e grande città dell'Apulia. Ricerche di storia e topografia, pp. 11 - 13. L'autore riporta le tre ipotesi (quella serviana, greca ed ebraica) respingendole ed ipotizza la derivazione messapica o iapigia.
^Analogamente ad altre città pugliesi di simile origine, come ad esempio Venosa o Ginosa.
^Schulze, Wilhelm (1963) Zur Geschichte lateinischer Eigennamen (trad. Storia dei maggiori nomi propri latini), p. 313
^Corrente, Marisa (1992), "L'insediamento di Toppicelli", in Principi imperatori vescovi, pp. 63-71.
^De Juliis, Ettore Maria (1992), "Le ambre intagliate", in Principi imperatori vescovi, pp. 128 - 130.
^Ulino, Maurizio (2008) L'Età Barocca dei Grimaldi di Monaco nel loro Marchesato di Campagna.
^Questi ultimi poterono fregiarsi del titolo di "Principi di Canosa", con Regio decreto del 2 luglio 1914 prima del 28 ottobre 1922, partendo da Ernesto (1886), fino all'esplicito non riconoscimento dei titoli nobiliari sancito dalla Costituzione. Titolo, comunque, che è diventato parte integrante del nome.
^Ora sede della locale Fondazione Archeologica (F.A.C.) Fondazione Archeologica Canosina, su canusium.it, 2012. URL consultato il 16 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2012).
^Ora unificate nell'unica parrocchia dei Santi Francesco e Biagio.
^abL'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi accompagnò l'assegnazione del riconoscimento con una breve nota: "All'indomani dell'armistizio, abbandonata dai tedeschi, [Canosa] subì un violento bombardamento [...]. La popolazione si prodigò in una generosa gara di solidarietà in aiuto dei superstiti e dei senza tetto, dando prova di elette virtù civiche e grande spirito di abnegazione."
^La Compagnia Aurora, fondata da Lorenzo Dell'Aquila, cominciò nel 1882 ed è stata la prima in assoluto a proporre al pubblico pugliese le marionette con armature luccicanti, occhi di cristallo, impegnati in amori e duelli. Sono stata l'ultima compagnia del loro genere a calare il sipario nella seconda metà degli anni ottanta.
^La Fondazione Archeologica Canosina nasce nel 1992 da un'operazione di sensibilizzazione della popolazione nei confronti del patrimonio archeologico della città e quasi sempre privato alla città. Per maggiori informazioni: Sito ufficiale
^"Ti mangio il cuore", su sentireascoltare.com, Sentireascoltare, 25 agosto 2022. URL consultato il 1º aprile 2023.
^Le sette colline sono S. Giovanni, Santa Sofia, San Giorgio, Montescupolo, San Leucio - detto anche dei SS. Quaranta -, Santa Lucia e Murgetta.
^Chiamata così per via di una colonna ottocentesca su cui vi è la statua della Madonna, che rappresenta, tra l'altro, l'ingresso alla zona Castello (vecchia Acropoli).
^Coppa San Sabino, su museociclismo.it. URL consultato il 15 gennaio 2023.
Bibliografia
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Gaetano Maddalena, on. Raffaele Cotugno, Il 1860 in Canosa: narrazione storica ricavata da documenti e preceduta da brevi notizie su Canosa nei primi sessant'anni del secolo, Sala Bolognese, Forni, 1973.
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Giuseppe Morea, L'acropoli-castello di Canosa, Bari, Arti grafiche Savarese, 1969.
Giuseppe Morea, Arte e monumenti a Canosa, a cura di Centro di servizi culturali, Canosa di Puglia, 1969.
Giuseppe Morea, I gioielli ellenistici di Opaka, nobile fanciulla canosina, Bari, Savarese, 1972.
Domenico Morra, Frammenti storici: Canosa e i suoi dintorni, Lavello, Alfagrafica Volonnino, 1994.
Francesco Morra, I segreti di una incursione aerea - Canosa di Puglia 6 novembre 1943, Roma, Aracne Editrice, 2006.
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Luigia Sabbatini, Ceramiche di scavo della zona archeologica di Canosa: un'indagine archeometrica, Bari, Proto, 2002.
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Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, 1912 un ipogeo al confine: tomba Varrese: Canosa di Puglia, Palazzo Sinesi, 22 ottobre 2000, a cura di Marisa Corrente, Canosa di Puglia, Serimed, 2001.
Maurizio Ulino, L'Età Barocca dei Grimaldi di Monaco nel loro Marchesato di Campagna, Napoli, Giannini editore, 2008.