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Carlo Miranda

Carlo Miranda

Carlo Miranda (Napoli, 15 agosto 1912Napoli, 28 maggio 1982) è stato un matematico italiano.

Biografia

Originario di Frattamaggiore[1], fu considerato un bambino prodigio. Dopo la maturità classica, conseguita a soli 15 anni, si iscrisse al corso di laurea in matematica della Facoltà di Scienze dell'Università di Napoli, dove, allievo di Mauro Picone, si laureò il 16 luglio 1931, non ancora diciannovenne[2], summa cum laude e con pubblicazione della tesi[3]. Nel 1933 conseguì la libera docenza in analisi matematica e, dopo un biennio di studio trascorso a Parigi, a soli venticinque anni vinse la cattedra universitaria che lo portò a insegnare all'Università di Genova, al Politecnico di Torino e, dal 1943, a Napoli. Insieme con Renato Caccioppoli rinnovò l'Istituto matematico napoletano, ridisegnandone l'organizzazione e la struttura, rilanciando la rivista Giornale di matematiche fondata da Giuseppe Battaglini, creando la nuova rivista Ricerche di Matematica e avviando alla ricerca molti giovani, tra i quali Federico Cafiero, Carlo Ciliberto, Donato Greco, Guido Stampacchia, Antonio Avantaggiati, Franco Stoppelli e Francesco Vincenzo Guglielmino[4].

Si occupò di equazioni integrali, di equazioni alle derivate parziali di tipo ellittico, di sviluppi in serie e delle loro applicazioni, di funzioni armoniche e teoria del potenziale, e, più in generale, di applicazioni dell'analisi funzionale al calcolo delle variazioni e a problemi di fisica matematica.

Mantenne sempre forti legami con il suo maestro Mauro Picone e il suo Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo (INAC) di Roma: era lo stesso Picone che ne aveva grande stima e "ne ricercava in ogni occasione possibile l'intervento «provvidenziale» in virtù dei «geniali accorgimenti» di cui lo riteneva capace"[2]. Fu preside della Facoltà di Scienze dell'università partenopea dal 1956 al 1968 e vicepresidente dell'Unione matematica italiana (UMI) dal 1958 al 1964. Fu socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino per la Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali, dal 28 febbraio 1940 e socio nazionale (non residente) dal 1979[5]. Fu eletto socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei nel 1968[2].

Riconoscimenti

L'Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli ha istituito a suo nome un premio riservato a giovani analisti italiani studiosi delle equazioni ellittiche. Sono a lui intitolati anche la biblioteca del Dipartimento di matematica dell'Università Federico II di Napoli e il Liceo Scientifico-Linguistico di Frattamaggiore[7].

Pubblicazioni

Trattatistica

Fu noto, inoltre, per le doti di autore di trattati di matematica di altissimo livello e grande successo, nei quali si dispiegava la sua "competenza tecnica", l'ampiezza e l'aggiornamento della sua cultura matematica, la limpidezza della sua esposizione[2].

Tra le sue trattazioni più influenti, vi è il volume Problemi di esistenza in analisi funzionale, pubblicato nel 1949 tra i Quaderni della Scuola normale superiore di Pisa, in cui si raccoglievano i seminari da lui tenuti l'anno precedente in Normale: si tratta di un'opera che "si segnala [...] per le sue doti eccezionali di chiarezza, di eleganza e di sintesi"[8], attraverso la quale molti studiosi italiani (come Antonio Ambrosetti e Giovanni Prodi) poterono confrontarsi con la conoscenza delle idee di Luitzen Brouwer, Juliusz Paweł Schauder, Jean Leray, Renato Caccioppoli[2].

Altro trattato di successo fu una monografia, "di notevole pregio"[2], sulle equazioni a derivate parziali di tipo ellittico, uscita dapprima in italiano, a Berlino, nel 1955, per Springer Verlag, poi tradotta in russo nel 1957, e infine in inglese nel 1970 presso la stessa casa editrice[2] (l'opera è ancora pubblicata in formato elettronico[9]).

Un'altra trattazione generale (Su alcuni problemi di geometria differenziale in grande per gli ovaloidi), edita a Pisa nel 1973, raccolse un ciclo di lezioni da lui tenuto alla Scuola normale superiore, sotto gli auspici dell'Accademia dei Lincei, nell'anno accademico 1971-72[2].

Nel 1978 e 1979 uscirono a Bologna, tra le «Monografie dell’UMI», i due volumi delle sue Istituzioni di analisi funzionale lineare[2].

Opere

Note

  1. ^ http://www.liceocarlomiranda.it/index.php?option=com_content&view=category&id=175&Itemid=435
  2. ^ a b c d e f g h i Franco Palladino, «Miranda, Carlo», in DBI, Vol. LXXV, 2011
  3. ^ Carlo Miranda (1912 - 1982), su Onomasticon, Scuola normale superiore di Pisa. URL consultato il 2 agosto 2016.
  4. ^ Carlo Miranda, in Biografie di matematici italiani, PRISTEM (Università Bocconi) (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2009).
  5. ^ Scheda socio, su Soci storici dell'Accademia delle Scienze di Torino. URL consultato il 22 gennaio 2017.
  6. ^ a b (EN) John J. O’Connor e Edmund F. Robertson, Carlo Miranda, su MacTutor, mathshistory.st-andrews.ac.uk, School of Mathematics and Statistics University of St Andrews, Scotland. Modifica su Wikidata
  7. ^ https://www.liceocarlomiranda.edu.it/index.php?option=com_content&view=article&id=126&Itemid=1400
  8. ^ Tullio Viola, Analisi Funzionale, Enciclopedia italiana, IV Appendice (1978), Istituto dell'Enciclopedia Italiana
  9. ^ Carlo Miranda, Partial Differential Equations of Elliptic Type, Springer Berlin Heidelberg, 1970, DOI:10.1007/978-3-642-87773-5, ISBN 978-3-642-87775-9. URL consultato il 28 marzo 2022.

Bibliografia

  • Luciano Carbone, Paolo De Lucia, Salvatore Rionero (a cura di), La matematica a Napoli. Un panorama storico, Liguori Editore, Napoli, 1999.
  • Angelo Guerraggio, Maurizio Mattaliano, Pietro Nastasi, Carlo Miranda: il dialogo epistolare con il suo maestro Mauro Picone - PRISTEM/Storia Note di Matematica, Storia, Cultura, N. 25-26, (2009).

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