Caso Catania è l'espressione con cui si identifica un accadimento giudiziario del 2003[1], originato da sentenze relative al campionato calcistico di Serie B e sfociato in riforme strutturali dell'intera piramide italiana e della giustizia sportiva.[1][2]
Il contenzioso affondava le proprie radici in casi di squalifiche inflitte a calciatori, normativa così trattata dal Codice di Giustizia Sportiva[1]:
«Il calciatore colpito da squalifica per una o più giornate di gara deve scontare la sanzione nelle gare ufficiali della squadra nella quale militava quando è avvenuta l'infrazione che ha determinato il provvedimento [...] il concetto di squadra espresso dal comma 3 non può essere dilatato e confuso — stante la sua specificità, rafforzata dal riferimento alle gare ufficiali con essa disputate — con quello di Società sportiva di appartenenza.» (Codice di Giustizia Sportiva, articolo 17, comma 3).[1]
«La squalifica irrogata impedisce al tesserato di svolgere qualsiasi attività sportiva, in ogni ambito federale, per il periodo della squalifica, intendendosi per tale, nelle squalifiche per una o più giornate, le giornate in cui disputa gare ufficiali la squadra di appartenenza, ovvero quella in cui militava, quando è avvenuta l’infrazione che ha determinato il provvedimento disciplinare.» (Codice di Giustizia Sportiva, articolo 17, comma 13).[1]
Nella primavera 2003 assursero agli onori della cronaca episodi relativi ad atleti inibiti per la prima squadra[1], scesi tuttavia in campo tra le file della formazione giovanile a dispetto dello stop comminatogli[1]: le controversie trassero origine dalla differente interpretazione con cui gli organi di giustizia si approcciarono ai singoli casi.[1]
2 - 4 febbraio 2003: durante Catania-Lecce del 2 febbraio (giocata al Massimino e persa 2-1 dai salentini[3]) Grieco viene espulso per un fallo di mano volontario[4], ricevendo (con provvedimento del 4 febbraio) un turno di squalifica.[5]
7 - 8 febbraio 2003: non partecipando all'anticipo della 22ª giornata tra Genoa e Catania (svoltosi in terra ligure e concluso 2-0 in favore dei padroni di casa[6]) il giocatore scende in campo, all'indomani, nella gara che la formazione Primavera disputa contro la Salernitana.[7]
30 marzo - 1º aprile 2003: in Siena-Cosenza del 30 marzo (finita 1-0 per i toscani[8]) il già diffidato Martinelli riceve un'ammonizione[1], incorrendo pertanto nello stop di un turno (formalizzato dal referto del 1º aprile).[9]
5 aprile 2003: mentre la prima squadra bianconera è impegnata col Napoli nella 29ª giornata di B[10], Martinelli viene schierato dalla Primavera contro i pari età della Ternana.[1]
12 aprile 2003: Catania-Siena del 30º turno si conclude 1-1[11], con Martinelli in campo per 90' e un rigore fallito da Grieco.[11]
Avvenimenti
Pareri giudici contrastanti (17 aprile - 6 giugno 2003)
Tramite un esposto presentato alla Lega Calcio il 17 aprile[12], Riccardo Gaucci — presidente del Catania e già nella dirigenza del Perugia —[12] chiese la vittoria a tavolino del match tenutosi il sabato precedente imputando all'aggregazione di Martinelli con la Primavera un mancato rispetto della squalifica[12]: il 24 aprile la Commissione Disciplinare ascrisse l'infondatezza di tale denuncia alla distinzione da operarsi tra competizione cadetta e giovanile[13][14], rigettando pertanto la segnalazione e confermando l'esito maturato sul campo.[14] Di parere opposto risultò invece la Commissione d'Appello Federale (CAF)[15], che accogliendo un altro ricorso deliberò il 28 aprile la sconfitta dei toscani per 2-0.[15]
Forte del carattere definitivo attribuito al secondo grado di giudizio[15], la compagine rosazzurra tentò di scampare alla retrocessione[16]: mentre nuovi episodi assimilabili a quello di Martinelli presero ad emergere[17][18], la salvezza per gli uomini di Guerini continuò a rappresentare un'incognita.[19] Il 22 maggio la Corte Federale riportò in auge la sentenza della Commissione Disciplinare[20], a seguito del reclamo sporto dal club senese giorni addietro e avallato da altre società (nell'ordine Ascoli, Bari, Cosenza, Genoa, Hellas Verona, Messina, Napoli e Venezia)[21]: ripristinato l'esito di parità[21], dalla classifica stagionale furono dedotti i punti che la CAF aveva riconosciuto.[21][22]
Tale provvedimento fu avversato da Gaucci[1], il quale sottopose nuove istanze al TAR cittadino e al CONI (presieduto da Gianni Petrucci) rifacendosi alla teorica inappellabilità spettante alla CAF[23]: il giudice locale Vincenzo Zingales riabilitò in data 5 giugno quanto espresso dal verdetto d'appello[24][25], con l'intervento della giustizia amministrativa in tema sportivo configuratosi tuttavia quale violazione della clausola compromissoria.[23][25] L'esito della gara contro il Siena era comunque da ritenersi sub iudice[25], dacché il pronunciamento definitivo risultava appannaggio dell'ente olimpico.[25][26]
Retrocessione sul campo e ripescaggio in via giudiziaria (7 giugno - 15 luglio 2003)
Il 7 giugno la squadra riportò sul Cagliari l'unico successo in trasferta del proprio torneo[27], senza però giungere alla salvezza per i contestuali risultati di lagunari e partenopei che la condannarono al quartultimo posto con 44 punti[28]: un responso favorevole del CONI avrebbe tuttavia scongiurato la caduta in C1[29], divisione nella quale erano già sprofondate Genoa e Cosenza in aggiunta alla Salernitana.[30] All'eventuale riscrittura della graduatoria sarebbe corrisposto uno spareggio tra i suddetti veneti e campani[30], quintultimi a pari merito[30]: le squadre osteggiarono sin da subito l'ipotetico play-out[30], dacché non previsto dal regolamento e in ragione del periodo di vacanza spettante agli atleti.[31]
A stagione appena terminata[32], la FIGC ricorse al Consiglio di giustizia siciliano (CGAR) indicando come risolutorio l'atto compiuto dalla Corte Federale il 22 maggio[33]: i disaccordi insorti tra i vari organi di giustizia avevano però contribuito ad ingenerare un quadro confuso[34], suggerendo quali possibili vie d'uscita un ripescaggio dei catanesi o il congelamento delle retrocessioni.[35]
Il TAR di Catania nominò Giuliano Urbani e Mario Pescante — rispettivamente ministro dei beni culturali e sottosegretario del medesimo dicastero —[36] commissari ad acta con la funzione di rendere esecutiva la decisione promulgata da Zingales[36], formulando cioè una classifica favorevole al club di Guerini[36][37]: il 16 giugno un decreto monocratico emesso dal Consiglio di Stato sospese tuttavia l'esecutività dell'ente regionale[38], mentre pochi giorni più tardi la Commissione Disciplinare valutò come irricevibile un reclamo del Venezia circa l'episodio che aveva coinvolto Grieco nel mese di febbraio.[39]
La domanda avanzata dalla FIGC venne respinta dal CGAR il 26 giugno[40], assicurando agli Elefanti i punti in discussione e il mantenimento della categoria[40]: il 1º luglio fu quindi il Consiglio Federale ad allinearsi alla risoluzione[41], emanando tra l'altro una delibera che invalidava il parere della Corte Federale.[42] Decadute poi le ipotesi di uno spareggio-salvezza (col termine dell'annata agonistica occorso il 30 giugno[43]) e di un arbitrato[44], l'ampliamento del torneo a 21 partecipanti in ragione del ripescaggio fu aspramente criticato dal presidente della FIGC Franco Carraro nonché da varie personalità del mondo calcistico.[45][46]
Nuovo intervento della CAF e controversia delle fideiussioni (16 luglio - 18 agosto 2003)
La vicenda conobbe una nuova svolta il 16 luglio[47][48], quando la CAF trattò un altro appello dei lagunari legato al caso di Grieco[49]: ai neroverdi fu dunque assegnato il successo a tavolino per la partita contro i siciliani del 17 maggio[49], in precedenza persa sul campo.[19][49] A tale ribaltamento corrispose un −3 in classifica per i rosazzurri[50], condannati quindi alla retrocessione.[49][N 1]
Nella stessa giornata il TAR di Salerno operò il ripescaggio «con riserva» dei locali granata[47], fatto sul quale la decisione definitiva sarebbe poi giunta il 28 agosto[51]: Genoa e Cosenza tentarono a loro volta di ottenere la riammissione dai rispettivi TAR[52], generando una bagarre legale che rischiava di porre a repentaglio la compilazione dei calendari.[53][54] Un riesame accordato al ricorso della FIGC e il riscontro di vizi formali nella sentenza di Zingales indussero il CGAR a tornare sui propri passi[55], omologando le retrocessioni il 31 luglio.[56][57]
Il 13 agosto un nuovo collegio riunitosi a Catania deliberò l'esclusione del Napoli — complice una serie d'irregolarità nelle fideiussioni che impedirono l'iscrizione al torneo —[58] in favore dei locali[59][60], prima che le indagini appurassero una frode a scapito dei partenopei e non un atto doloso di questi ultimi.[61]
Il decreto salvacalcio e lo sciopero della Serie B (19 agosto - 10 settembre 2003)
Un tassello risolutivo venne posto solamente il 19 agosto[62][63], quando la FIGC — dopo un intervento del Consiglio dei ministri volto a evitare simili casi in futuro —[62] deliberò l'annullamento delle retrocessioni per la sola stagione 2002-03[63][N 2]: l'organico della nuova divisione cadetta risultò pertanto esteso a 24 compagini[63], con l'ammissione di una Fiorentina che impostasi nel recente torneo di C2 fu ulteriormente promossa (a causa di meriti sportivi e bacino d'utenza[64]) in sostituzione del Cosenza dichiarato fallito.[63] Ne conseguì pertanto un posto vacante nel gruppo A della Serie C1[65][66], attribuito ai corregionali dell'Arezzo che pure avevano terminato in coda la precedente annata.[63][67]
L'effetto-domino si riverberò poi sul girone B comportando il ripescaggio di Fermana, Sora e Paternò[63][65]: pur arresosi all'Aquila nei play-out[65], quest'ultimo (espressione calcistica di un comune sito anch'esso nella provincia catanese[59][68]) riabbracciò la categoria dopo la vittoria assegnata dalla CCA per un match svoltosi a Pescara il 19 aprile e arriso ai Delfini con l'illegittima presenza in campo dello squalificato Antonaccio.[68][N 3] L'assetto del terzo livello si completò col trasferimento della Sassari Torres al raggruppamento centro-settentrionale[65], fatto che concorse al reintegro di marchigiani e ciociari[65]: una promozione compensativa dalla C2 riguardò infine il Catanzaro[69][70], cui aveva giovato il passaggio fiorentino alla lega superiore.[65]
Il 24 agosto un boicottaggio pressoché unanime accolse la scelta della FIGC[71], tanto che delle 16 partite valevoli per la seconda giornata della fase a gironi di Coppa Italia non ne fu disputata alcuna[72]: l'atto di protesta veniva sanzionato con sconfitte a tavolino e penalità in classifica[73], mentre la formula a 24 compagini era definita da parte sua «irreversibile».[74][75] Alla coppa nazionale non partecipò tuttavia la Fiorentina, dacché già scesa in campo nella corrispettiva manifestazione di C antecedentemente all'iscrizione in B[76]; la squadra calabrese riprendeva invece la propria storia dal panorama amatoriale dopo il sopraggiunto crollo finanziario.[77]
Frattanto chiamata a negoziare un accordo sui diritti televisivi[78], sbrogliando in tal modo un'impasse che riguardava financo la partenza della Serie A[79], la Lega Calcio inserì in agenda sedute straordinarie nelle quali pianificare un risanamento degli organici dopo il «trauma» occorso[80]: gli esponenti della serie B proclamarono un immediato sciopero[81], con la prima giornata del massimo torneo svoltasi regolarmente tra sabato 30 agosto e lunedì 1º settembre.[82]
Durante l'assemblea organizzata a Milano il 3 settembre — data in cui, eccezion fatta per i campi di Cesena e Pisa, la coppa nazionale conobbe un'altra diserzione —[83] i rappresentanti della Serie B ottennero di posticipare ulteriormente il via della competizione[83], cosicché la seconda giornata (in calendario il 7 settembre) slittò a propria volta[84]: nella domenica in questione si tennero tuttavia gli incontri Catania-Cagliari e Napoli-Como[84], terminati rispettivamente 0-3 e 1-0.[85]
Accordo con le società e partenza del campionato (11 settembre 2003)
Il Consiglio Federale si riunì poi a Roma l'11 settembre[86], instaurando un compromesso con le società al fine di garantire il regolare avvio e svolgimento del campionato[86][87]: non venne comminato provvedimento alcuno per le gare disertate[86][88], rilevando parimenti l'impossibilità di mutare l'organico in itinere per la corrente stagione agonistica.[87]
In via eccezionale, e per il solo torneo 2003-04, furono disposte 5 promozioni dirette in Serie A con 3 retrocessioni dalla stessa[87]: veniva inoltre stabilito uno spareggio interdivisionale sui 180'[87], con protagoniste la 15ª classificata in massima divisione e la sestultima della lega cadetta.[87] Il ricambio con la C1 permaneva a 4 unità[87], prevedendo un eventuale play-out qualora il distacco tra le formazioni giunte al 20º e 21º posto non avesse ecceduto i 5 punti in classifica[87]; l'equilibrio dell'intera piramide nazionale si assestò dunque a decorrere dalla stagione 2004-05[87], con la presenza di 20 squadre in Serie A e la partecipazione di 22 club alla B.[87][89]
Includendo numerosi turni infrasettimanali — necessari anche per il recupero delle giornate saltate —[90] la 72ª edizione della Serie B giunse a termine addirittura nel giugno 2004[87], facendo seguire alla stagione regolare (composta di 46 incontri) le già preventivate «code».[91]
Conseguenze
Nuovo iter della giustizia sportiva
Il decreto-legge emesso dal Consiglio dei ministri il 19 agosto 2003 (ufficialmente denominato "decreto legge 19 agosto 2003 n. 220, recante disposizioni urgenti in materia di giustizia sportiva"[62]) venne ufficialmente convertito il 17 ottobre successivo[92], ridefinendo la procedura per i ricorsi alla giustizia sportiva[93]: attribuito il primo grado alle singole federazioni, a TAR del Lazio e CONI fu riconosciuta la competenza circa gli appelli riservando poi l'ultima istanza al Consiglio di Stato.[93]
La Camera di conciliazione e arbitrato — della quale Carraro sollecitò la massima rapidità ed efficienza —[93] fu inoltre sancita quale ultimo livello per le controversie legate all'ambito sportivo.[93]
Riforma dei campionati
La riforma cui il calcio italiano era giocoforza addivenuto entrò in vigore nel settembre 2004, con i seguenti quadri[87]:
^Ai fini della classifica, le gare Catania-Siena e Catania-Venezia sono rispettivamente omologate coi punteggi 2-0 e 0-2 "per decisione della giustizia sportiva"; cfr. nota bibliografica 50.
^Catania, Genoa e Salernitana figurarono rispettivamente al 17º, 18º e 20º posto con la retrocessione evitata dalla riforma dei campionati; cfr. nota bibliografica 50.
^Squalificato per un turno dopo l'espulsione rimediata in Sassari Torres-Pescara del 30 marzo 2003, Antonaccio non partecipò a Taranto-Pescara del 13 aprile scendendo tuttavia in campo il giorno precedente nella gara del Campionato Primavera Pescara-Bari; cfr. collegamento esterno (C.U. del 16 maggio 2003).
^«Questo formato [a 20 squadre] resta in vigore fino al 2003-04 quando la FIGC, bloccando le retrocessioni in seguito alle sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali, crea una Serie B a 24 squadre con 5 promozioni e 3 retrocessioni dirette e 2 spareggi con gare di andata e ritorno: uno per la promozione-permanenza in Serie A, tra la quart'ultima classificata del massimo campionato e la sesta di B; un altro per la salvezza, tra la quart'ultima e la quint'ultima di B (spareggio che non si sarebbe giocato nel caso in cui il distacco tra le due squadre fosse stato superiore a 5 punti). Il risultato è un torneo di A allargato a 20 squadre ed una Serie B a 22.» Cfr. Panini, Campionato Serie B - Storia e regolamento, p. 247.
^Comunicato stampa n. 97 (PDF), su legaseriea.it, 7 febbraio 2003, p. 2. URL consultato il 2 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2022).
^Comunicato ufficiale n. 311 (PDF), su legaseriea.it, 24 aprile 2003, p. 3. URL consultato il 9 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2022).
^Comunicato ufficiale n. 355 (PDF), su legaseriea.it, 19 giugno 2003, p. 4. URL consultato il 2 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2022).
^Comunicato ufficiale n. 30 (PDF), su legaseriea.it, 26 agosto 2003, p. 7. URL consultato il 21 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2022).