Il castello fu edificato a presidio della val Parma e della via del Sale presumibilmente tra il X e l'XI secolo; le prime testimonianze dell'esistenza del borgo di Tizzano risalgono al 991, mentre non si conservano documenti che menzionino il castello antecedenti all'XI secolo.[1]
Secondo alcune notizie di dubbia attendibilità, il maniero sarebbe stato tra i possedimenti di Giberto III da Correggio fino al primo quarto del XIII secolo.[1]
In seguito all'assassinio di Ottobuono de' Terzi, signore di Parma e di Reggio, nell'agguato di Rubiera del maggio 1409, il castello fu occupato dai Fieschi.[7] Pochi anni dopo, un figlio d'Ottobuono, Niccolò de' Terzi, il Guerriero, condottiero e diplomatico al servizio di Filippo Maria Visconti, riebbe per i suoi meriti la terra e il titolo di conte di Tizzano, che conservò sino al 1449, quando, morto l'ultimo dei Visconti e caduto il Ducato di Milano in potere di Francesco Sforza, dovette rifugiarsi con la famiglia presso la corte dei Gonzaga a Mantova. Lo Sforza investì allora del feudo il conte Pietro Ghirasio da Contrano, detto anche Fiasco da Girasio; suo figlio Agolante, o Avolante, cedette il castello al marchese Gianfrancesco I Pallavicino all'insaputa del fratello maggiore Anfitrione, che tentò invano di rientrarne in possesso.[6]
Alla morte di Rolando Pallavicino, il feudo fu conteso tra i suoi generi per alcuni anni; infine fu acquistato dal duca di ParmaOttavio Farnese, nonostante le pretese da parte dei Terzi. Pochissimi anni dopo, durante la guerra di Parma del 1551 il castello subì l'attacco da parte dell'esercito di Ferrante I Gonzaga, che colpì con ben 456 cannonate il maniero, danneggiandolo profondamente.[6]
Nel 1650 il duca Ranuccio II Farnese investì del feudo il marchese Domenico Doria;[6] l'importante famiglia genovese mantenne il possesso del diroccato forte, all'epoca costituito da un corpo di fabbrica e da un torrione,[1] fino alla scomparsa dell'ultima discendente Maria Maddalena alla fine del XVIII secolo; in seguito subentrò il marchese Troilo Venturi, che fu costretto ad abbandonare Tizzano nel 1806 a causa dei decreti napoleonici relativi all'abolizione dei diritti feudali.[6]
Successivamente il maniero ormai in rovina fu acquistato dai Castiglione,[8] ma nel 1834 fu danneggiato da una scossa sismica, che provocò il crollo dell'ala settentrionale.[6]
Nel 1913 lo scultore Ettore Ximenes comprò il forte con l'intenzione di adibirlo a residenza estiva; incaricò del progetto di ristrutturazione l'architetto Lamberto Cusani, ma i lavori appena avviati si interruppero bruscamente a causa dello scoppio della prima guerra mondiale e non furono mai portati a termine.[8]
Nel 1930 gli ultimi abitanti abbandonarono il castello in rovina, che fu acquistato nel 1961 dal Comune di Tizzano Val Parma.[8]
Soltanto nel 2002 l'amministrazione municipale riuscì ad avviare una serie di scavi tra i ruderi del maniero, che consentirono di riportare alla luce una sala del piano terreno,[9] che fu restaurata l'anno seguente unitamente alle mura perimetrali e alla torre.[1] Altri interventi furono svolti nel 2014, con la costruzione di una serie di passerelle, il risanamento strutturale delle rovine e la loro trasformazione in area destinata a spettacoli e manifestazioni culturali.[9]
Descrizione
Lato sud-estLato nord-ovest
Del castello originario, interamente realizzato in pietra in posizione scoscesa, si conservano oggi soltanto le mura perimetrali e di contenimento, un'ampia torre mutila a base rettangolare e una stanza coperta da volta a botte al piano terreno,[1] aperta attraverso due ampie arcate a tutto sesto sull'area di scavo.
Una serie di passerelle consente l'accesso al livello superiore privo di copertura, affacciato con tre finestre rettangolari verso la vallata; l'ambiente, grazie all'ampio varco nella muratura occidentale, è utilizzato quale palcoscenico durante gli spettacoli musicali.[10]
Ireneo Affò, Storia della città di Parma, II, Parma, Stamperia Carmignani, 1793.
Bonaventura Angeli, La historia della citta di Parma, et la descrittione del fiume Parma, Parma, appresso Erasmo Viotto, 1591.
Francesco Cherbi, Le grandi epoche sacre diplomatiche, II, Parma, Stamperia Carmignani, 1837.
Giorgio Chittolini, Infeudazioni e politica feudale nel ducato visconteo-sforzesco, in Quaderni storici, Milano, il Mulino, 1972.
Paolo Cont, I Terzi di Parma, Sissa e Fermo, in Fonti e Studi, serie II, XIV-2, prefazione di Marco Gentile, 2ª ed., Parma, presso la Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, 2019, ISBN978-88-941135-5-6.
Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834.
Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, I, Parma, Ducale Tipografia, 1837.
Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, II, Parma, Ducale Tipografia, 1842.