La tomba eneolitica "a forno", rinvenuta all'interno del Bosco Li Veli, è il reperto archeologico principale del territorio comunale. Tuttavia, la tomba non è visitabile perché non più localizzabile e totalmente abbandonata.
Nel medioevo, il casale principale è stato quello di "La Mea" (oggi una piccola masseria al confine con il territorio di San Donaci): qui si conserva una cappella rurale risalente al XV secolo.
La chiesa di San Marco è stata costruita tra XVII e XVIII secolo, sui resti di una cappella del IX secolo. All'interno si può ammirare un bell'esemplare di altare barocco e una statua d'argento di San Marco risalente al 1819.
Il castello dei nobili Albrizzi e Chyurlia è stato costruito intorno al XVI secolo e ampliato nel XVII secolo.
Cellino è stata sotto i domini delle famiglie De Fallosa, de Noha, Albrizzi, Chyurlia, Ranocchi [1] e altri signori feudatari che la governarono dal medioevo fino al 1806, quando la feudalità fu abolita da Gioacchino Murat per effetto delle leggi eversive del cosiddetto Decennio francese e mai più ripristinata dai Borbone, ben lieti di essersi sbarazzati della potente aristocrazia del Mezzogiorno. Durante il risorgimento fu costituita una "Vendita di Carbonari", una setta insurrezionale chiamata "La Plebe al Monte Sacro", e una sezione della Giovine Italia.
Una stele del 1822 raffigurante il logo della città di Cellino San Marco, oggi è nella sede della protezione civile e del comune.
Simboli
Lo stemma è stato riconosciuto con DCG del 10 agosto 1929.[6]
«D'argento, all'olivo al naturale, accostato in basso dalle lettere C.L. di nero. Lo scudo è fregiato da un ramo di olivo e uno di alloro.»
Il gonfalone, concesso con regio decreto del 22 febbraio 1934, è un drappo di azzurro.[7]
Monumenti e luoghi d'interesse
Palazzo baronale: si trova in Largo Castello, nella piazza principale del capoluogo. In origine era il castello medievale di Cellino e fu adibito a residenza signorile nel 1578 e ampliato dal conte Giovanni Antonio Albrizzi I, che acquistò il feudo dalla regia corte, governando sino al 1615. Gli successe Giovanni Antonio II, che ampliò ancora il palazzo, nella parte della torre quadrata del castello. Il conte Nicola Pasquale Chyurlia si adoperò per trasformare la struttura nell'attuale, avviando i lavori nel 1742, aggiungendo l'ala sinistra, e facendo costruire l'ingresso con lo stemma araldico scolpito sulla pietra, nel quale spiccano i leoni rampanti. Nel 1750 il palazzo fu preso d'assalto dalla popolazione stremata dalla carestia e dalle tassazioni; nel catasto onciario del 1756 il palazzo era ancora sotto il governo del conte Chyurlia, in seguito fu venduto e passò tra le mani di vari signori, fino a cadere in abbandono e a essere recuperato di recente[quando?] per l'istituzione di un museo civico.
Chiesa parrocchiale dei Santi Marco Evangelista e Caterina d'Alessandria: la chiesa storica di Cellino sorgeva nell'area periferica del castello; era stata fondata nell'XI secolo come cappella dei Monaci Basiliani e dipendeva dall'abbazia di Sant'Andrea, presso Brindisi. Nel XV secolo, dopo la cacciata dei Greci, la cappella fu abbandonata, mentre la popolazione di Cellino aumentava sempre di più, sicché nel 1693 la chiesa fu ricostruita daccapo in stile barocco. Ha una facciata caratteristica, scandita da paraste e cornici marcapiano, con il portale principale architravato, e affiancata da due campanili gemelli terminanti a cuspide.
Al 31 dicembre 2020 nel territorio comunale si registrava la presenza di 82[9] stranieri regolari. La comunità più numerosa era quella rumena con 57 cittadini residenti.
Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Ha sede nel comune la società di calcio A.S.D. Cellino Calcio, che ha disputato campionati dilettantistici regionali. Milita in terza categoria 2022-2023[11].
Nella stagione 2022-23 arriva seconda in campionato, accedendo così ai playoff, vinti in finale 3-0 contro la compagine sportiva del San Donaci e accedendo così in seconda categoria.