Le sue attività letterarie furono dedicate alla storia della religione greca e alla lingua greca e letteraria. Il lavoro più importante di Lobeck s’intitola Aglaophamus (prendendo il nome dal leggendario maestro di Pitagora, 1829)[1], nel quale egli sostiene i punti di vista espressi da G. F. Creuzer nell’opera Symbolik (1810-1823): la religione dei misteri greci (in particolare quelli di Eleusi) non differisce sostanzialmente dalla religione nazionale; i sacerdoti in quanto tali non insegnano né possiedono alcuna conoscenza superiore di Dio; gli elementi orientali sono un'importazione successiva.
L'edizione di Lobeck dell'Aiace di Sofocle (1809), fu molto importante per il suo successo; altre opere importanti: Phrynichus (1820), Paralipomena grammaticae Graecae (vol. I-II; 1837), Pathologiae sermonis Graeci prolegomena (1843) e Pathologiae Graeci sermonis elementa (vol. I-II; 1853-62). Non aveva poca simpatia con la filologia comparata, ritenendo che fosse necessaria una vita per acquisire una conoscenza approfondita di una sola lingua.
Note
^Il 7 novembre 1869 Friedrich Nietzsche prese in prestito dalla biblioteca universitaria di Basilea «Aglaophamus» di Lobeck (da La nascita della tragedia, Adelphi Edizioni, 2011).
Bibliografia
(EN) Hugh Chisholm (a cura di), Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge University Press, 1911.