La fiera trovò la morte nella "caccia calidonia", una battuta di caccia al cinghiale organizzata dal re Oineo di Calidone. Il cinghiale era stato inviato da Artemide a distruggere i campi di Calidone perché Oineo era venuto meno nelle offerte votive succedute all'eccellente raccolto calidonio, trascurando la dea.[5][6][7] Per liberarsi della belva, Oineo organizzò una caccia in cui chiese la partecipazione di quasi tutti gli eroi del mito greco; tra gli altri, Giasone, Castore e Polluce, i Cureti, Ida e Linceo, Admeto e Atalanta.
Svolgimento della caccia ed uccisione
All'inizio della caccia, i cacciatori sguinzagliarono i cani e seguirono le grandi orme della bestia fino a quando la snidarono presso un corso d'acqua intenta ad abbeverarsi. Il cinghiale, scoperto, si scagliò ferocemente in mezzo ai cacciatori che cercarono di ferirlo. Nestore trovò scampo a fatica salendo su un albero mentre Giasone lanciò il proprio giavellotto mancando il bersaglio (lo ferì solo marginalmente al fianco sinistro). Telamone in seguito scagliò la lancia contro la bestia ma colpì accidentalmente il cognato Euritione, uccidendolo mentre stava tentando di scagliare i suoi giavellotti. Peleo e Telamone rischiarono di essere caricati dalla belva che per fortuna fu colpita ad un orecchio da una freccia di Atalanta e fuggì. Purtroppo perì anche Anceo che, spintosi troppo avanti per dare un colpo d'ascia al cinghiale, venne lacerato dalle zanne della bestia e anche Ileo venne ucciso e con lui molti dei suoi cani da caccia.
Infine Anfiarao assestò al cinghiale una pugnalata ad un occhio riuscendo ad accecarlo e quando Teseo fu sul punto di essere travolto, fu Meleagro che riuscì a conficcare il suo giavellotto nel ventre dell'animale e che poi lo finì con un colpo di lancia nel cuore[7].
Cacciatori
Secondo Omero gli eroi che parteciparono provenivano da tutta la Grecia[8]. Bacchilide li ha definiti "I migliori fra tutti i Greci"[9].
In Ovidio, Meleagro se ne innamora a prima vista. È la prima a colpire il cinghiale[11], ucciso poi da Meleagro, che le dona la pelle del dorso della bestia, suscitando l'invidia dei figli di Testio, zii dell'eroe calidonio (425 e ss.)
figlio di Mercurio (Ermes); Ovidio scrive «invitto nella corsa» e «la prima lancia, vibrata dalla spalla di Echione, andò nel vuoto» (Met., VIII, 311 e VIII, 345).
figlio di Eneo. Uccide il cinghiale e, successivamente, i figli di Testio Plessippo e Tosseo, rei di aver ceduto all'invidia strappando dalle mani di Atalanta il dono che Meleagro le aveva fatto: la pelle della bestia
fratello di Tosseo e figlio di Testio, ucciso da Meleagro per aver strappato, assieme a Tosseo, la pelle del dorso del cinghiale dalle mani di Atalanta, cui il figlio di Eneo l'aveva donata (Met., VIII, 431-440)
^La traduzione italiana dei passi ovidiani, qui e in seguito, è di Giovanna Faranda Villa, e si può leggere in Ovidio, Le metamorfosi, Milano, BUR Rizzoli, 2008.