La classe Città di Napoli fu una serie di quattro unità miste merci - passeggeri, entrate in servizio per la Società di Navigazione Florio nel 1930. Durante la Seconda Guerra Mondiale tutte le unità della classe furono convertite in incrociatori ausiliari; solo la Città di Tunisi sopravvisse al conflitto, continuando a prestare servizio per la Tirrenia di Navigazione fino al 1970.
Contesto
Il 25 giugno 1925 la I. & V. Florio & C. e lo Stato italiano stipularono una convenzione che assegnò alla Florio l'esercizio dei collegamenti sovvenzionati del "Gruppo II", comprendenti le linee del Tirreno inferiore, Napoli, Palermo, Libia e Cirenaica[2][3]. Per lo scopo fu costituita appositamente una nuova società, la Florio - Società Italiana di Navigazione, con sede a Roma e, approfittando degli incentivi alla cantieristica concessi dallo Stato italiano nel 1923, furono ordinate 13 navi miste merci passeggeri[2][4][3]. Di queste, quattro unità gemelle (Città di Napoli, Città di Genova, Città di Palermo e Città di Tunisi) furono destinate alle cosiddette "linee maggiori" (Napoli - Palermo - Tunisi e Napoli - Palermo - Tripoli)[4].
Caratteristiche
Le unità della classe erano progettate per espletare un servizio misto merci e passeggeri. Disponevano di sistemazioni per 565 passeggeri, così suddivise: 147 posti in 84 cabine di prima classe (delle quali quattro appartamenti di lusso con servizi privati), 136 posti in 40 cabine di seconda classe, 32 posti in 6 cabine di "terza classe distinta" e 234 posti in 4 dormitori di "terza classe comune" (uno dei quali per sole donne, da 34 letti)[1]. Erano poi presenti a bordo una cella per eventuali detenuti, con 14 letti, e una cabina per i due carabinieri della scorta[1]. Le cabine e gli spazi comuni dei passeggeri erano distribuiti su quattro ponti, dall'alto verso il basso:
sul ponte B ("Passeggiata") erano presenti cabine di prima classe, due vestiboli e la sala di musica, destinate sempre ai passeggeri della prima classe;
sul ponte C ("Coperta") si trovavano cabine di prima e seconda classe, la sala da pranzo di prima classe, con 84 posti, e la sala soggiorno di seconda classe, con 29 posti;
sul ponte D ("Principale") erano posti cabine di tutte e tre le classi e la sala da pranzo di seconda classe, con 62 posti;
sul ponte E erano infine posizionate le rimanenti cabine di seconda e terza classe e il refettorio di terza classe, con 88 posti[1].
A prua e poppa erano poi presenti quattro stive per il carico, con una capacità complessiva di 1 816 m³; ciascuna stiva era servita da due bighi[1].
Lo scafo delle navi era in acciaio chiodato ed era suddiviso internamente da undici paratie stagne trasversali e da sei ponti, tre dei quali continui[1]. Le unità erano spinte da due eliche quadripala, alle quali erano direttamente connessi due motori Diesel a due tempi Tosi N 6, che sviluppavano una potenza complessiva di 8 500 cavalli a 115 giri al minuto[1].
L'allestimento delle unità fu curato dalla Ducrot Mobili e Arti Decorative di Palermo, che le arredò in stile Settecento[5].
Durante la Seconda Guerra Mondiale, tutte e quattro le unità furono requisite dalla Regia Marina e convertite in incrociatori ausiliari.
Nel 1951 la Città di Tunisi, unica unità della classe sopravvissuta al conflitto, fu sottoposta a dei radicali lavori di trasformazione. I motori furono sostituiti con due unità FIAT LS 688 B, con una potenza di 8 000 cavalli, che permisero una netta riduzione dei consumi[6]. Furono poi modificate le sistemazioni per i passeggeri e l'equipaggio, aggiungendo cabine e riducendo la capienza dei dormitori comuni di terza classe[7][6]. Nel 1960 fu sottoposta a dei nuovi lavori, venendo dotata dell'impianto di aria condizionata per tutti gli alloggi[7].
Servizio
Costruzione ed entrata in servizio (1929 - 1940)
La costruzione delle navi fu affidata ai Cantieri Navali Riuniti di Palermo e ai Cantieri del Tirreno di Riva Trigoso: i primi costruirono la capoclasse Città di Napoli e la Città di Tunisi, i secondi la Città di Palermo e la Città di Genova.
La Città di Napoli fu varata l'8 giugno 1929 e fu sottoposta alle prove in mare il 21 gennaio dell'anno seguente, venendo poi consegnata alla Florio[8]. Seguirono la Città di Tunisi, consegnata a maggio[7], la Città di Genova, consegnata ad agosto[9] e la Città di Palermo, consegnata a dicembre 1930[10]. Tutte e quattro le navi furono destinate alla linea Napoli - Palermo, con prolungamento settimanale a Tunisi e bisettimanale per Tripoli[11]. Nel 1932 la Compagnia Italiana Transatlantica (Citra) si fuse con la Florio, formando la Tirrenia - Flotte Riunite Florio-Citra; nel 1936 la società fu posta in liquidazione e fu costituita la Tirrenia, Società Anonima di Navigazione, alla quale furono trasferite le navi[12]. I cambi societari non influirono sul servizio delle navi, che continuò regolarmente fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Seconda guerra mondiale (1940 - 1945)
Tra maggio e giugno 1940 le navi furono noleggiate e poi requisite dalla Regia Marina, venendo convertite in incrociatori ausiliari e dotate di armamenti (quattro cannoni da 120/45 mm, due mitragliere da 20/65 mm e quattro da 13,2). Identificate con le sigle D. 1, D. 2, D. 3 e D.4, furono destinate principalmente a missioni di scorta di convogli[13] e di trasporto per il Nord Africa.
Il 4 gennaio 1942 la Città di Palermo partì dal porto di Brindisi, diretta a Patrasso con a bordo 600 soldati; il giorno seguente fu silurata dal sommergibile britannico HMS Proteus al largo di Cefalonia e affondò in pochi minuti[13], causando la morte della maggior parte dei soldati e di diversi membri dell'equipaggio[10].
Il 28 novembre del 1942 la Città di Napoli, in viaggio tra Biserta e Palermo, urtò una mina e affondò in circa quaranta minuti[13]; l'equipaggio fu tratto in salvo dalle unità militari Folgore e Maestrale[8].
Il 21 gennaio 1943 la Città di Genova, in navigazione da Patrasso a Bari, fu silurata al largo di Saseno dal sommergibile britannico HMS Tigris e affondò, causando la morte di 44 dei 79 membri dell'equipaggio[9][13].
Nella notte tra 26 e 27 novembre 1942, il convoglio del quale faceva parte la Città di Tunisi, diretto da Palermo a Biserta, ne incrociò un secondo in navigazione tra Tripoli e Palermo[7]. La Città di Tunisi speronò la torpediniera Circe per via di un'errata manovra di quest'ultima, che procedeva a zig-zag e oscurata; la nave militare ebbe la peggio e affondò, causando la morte di 66 persone[7]. In seguito, tra maggio e giugno 1943, la Città di Tunisi fu utilizzata per il trasporto e lo scambio di prigionieri feriti e persone internate[7]. Dopo l'8 settembre la nave, che si trovava nel Nord Italia, fu sequestrata dall'esercito tedesco, rinominata Heidelberg e utilizzata come alloggio per le truppe; il 20 febbraio 1945 fu danneggiata da un bombardamento aereo[7].
Dopoguerra (1945 - 1971)
La Città di Tunisi fu rapidamente riparata e fu nuovamente in condizione di navigare nel febbraio 1946, ma fu requisita dagli Alleati, che la destinarono al rimpatrio dei prigionieri di guerra[7]. Nell'aprile dell'anno seguente fu riconsegnata alla Tirrenia, che a partire dal 3 giugno la rimise in servizio tra Napoli e Palermo[7]. Dal maggio 1948 alla linea fu aggiunto uno scalo a Tunisi; l'architetto Gustavo Pulitzer-Finali fu incaricato di redigere un progetto per la ristrutturazione delle sale comuni, che però non venne realizzato[7].
Il 19 maggio 1951 la nave fu portata alla Navalmeccanica Bacini e Scali Napoletani, dove fu sottoposta ai lavori di rifacimento descritti nella sezione precedente; il 20 maggio dell'anno successivo iniziò le prove in mare, tornando in servizio il 28 maggio sulla Napoli - Palermo - Tunisi[7]. Negli anni Sessanta la Città di Tunisi fu destinata alla linea Napoli - Catania - Siracusa - Malta - Tripoli, venendo poi spostata sulla Napoli - Cagliari - Palermo[7]. L'entrata in servizio delle navi della Classe Poeta rese ridondante l'unità, che fu quindi messa in disarmo il 5 ottobre 1970[7]. Il 27 ottobre fu venduta per la demolizione alla Sidemar di Trieste, dove giunse il 16 novembre; la demolizione fu completata nel settembre 1971[7][14].