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Classe J (barche a vela)

La classe J servì a classificare i grandi yacht da regata realizzati tra il 1930 ed il 1937, utilizzando la Regola Universale definita da Nathanael Herreshoff nel 1903. Riservati ad un élite estremamente facoltosa e appassionata, questi velieri, simboli di lusso e di sportività, furono utilizzati per competere nelle tre regate della Coppa America disputate nel 1930, 1934 e 1937.

Lo yacht della classe J Velsheda (1933) in navigazione nel 2007

Genesi e sviluppo

Schema rappresentante la definizione della quarter beam length nella Universal Rule (per la classe J la linea d'acqua considerata allo scopo non era quella a B/10 dal piano di galleggiamento, ma quella a B/8)[1]
Endeavour (1934) ormeggiato a Grenadines nel 2003.

Dal 1893 al 1903 la Coppa America era stata disputata da imbarcazioni classificate secondo la Seawanhaka Rule, basata unicamente sulla lunghezza al galleggiamento e sulla superficie velica. Ciò portò alla costruzione di barche sempre più grandi ed estreme: nel progettare il defender dello New York Yacht Club per l'edizione 1903, Reliance, il progettista americano Nathanael Herreshoff si spinse ai limiti del regolamento, creando un'imbarcazione con dei marcati slanci a prua e a poppa, che si immergevano quando la barca era in navigazione e una superficie velica di oltre 1500 metri quadri.[2] Reliance vinse la competizione, ma venne considerata eccessivamente estrema e pericolosa, tanto che lo stesso Herreshoff propose un nuovo metodo di classificazione per le imbarcazioni da regata, la Universal Rule.[3]

La classificazione (rating, espresso in piedi) delle imbarcazioni avveniva secondo la seguente formula:

nella quale S rappresentava la superficie velica, D il volume di carena e L era una lunghezza convenzionale definita come:

con L.W.L. che rappresentava la lunghezza al galleggiamento e q.b.l. la cosiddetta quarter-beam length, definita come la distanza tra le intersezioni tra il verticale posto a 1/4 della larghezza nave e la linea d'acqua posta 1/8 della massima larghezza sopra il piano di galleggiamento.[1]

Dopo lunghi contenziosi nel 1920 fu disputata la prima edizione della Coppa America nella quale le barche contendenti erano costruite seguendo la Universal Rule, con un rating fissato a 75 piedi. Per la successiva edizione del 1930 e le seguenti nel 1934 e nel 1937 si decise di far competere le barche della cosiddetta Classe J, con un rating compreso tra 65 e 76 piedi e una lunghezza al galleggiamento compresa tra 75 e 87 piedi.

Alla ripresa delle regate di America's Cup nel dopoguerra si preferì ricorrere alle più piccole ed economiche imbarcazioni della classe 12 Metri definita dalla International Rule, ponendo quindi fine al periodo delle imbarcazioni Classe J, la maggior parte delle quali erano state demolite negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale.

A partire dagli anni '80, con la ricostruzione degli yacht Velsheda ed Endeavour curata da Elizabeth Mayer, iniziò una rinascita della Classe J, che portò all'organizzazione di diverse regate loro dedicate, alla fondazione della J-Class Association nel 2000 e alla costruzione di diverse repliche negli anni seguenti.

Lista di yacht della classe J

Tra il 1930 ed il 1937 furono costruiti dieci yacht appartenenti alla classe J, sei negli Stati Uniti d'America e quattro in Gran Bretagna. Di questi, solo Velsheda non fu espressamente costruito per prendere parte (o tentare di prendere parte) alla America's Cup. Gli unici tre esemplari conservatisi al 2013, Shamrock V, Endeavour e Velsheda furono tutti progettati e costruiti da Charles Ernest Nicholson. Ciò è in parte dovuto al fatto che gli yacht britannici dovessero per regolamento affrontare la traversata atlantica, dovendo quindi sottostare a dei criteri costruttivi più rigidi rispetto agli omologhi americani.[4][5]

Praticamente tutti gli yacht della classe 23 Metri della Regola Internazionale furono convertiti in imbarcazioni della Classe J, così come diverse altre barche a vela di grandi dimensioni britanniche, tre le quali lo yacht reale Britannia.[6]

Conversioni in Classe J Non partecipanti/qualificate alla America's Cup Sfidanti Defenders repliche
Varato Numero velico Nome Progettista Proprietario e Yacht Club Descrizione
1893 1 K1 Britannia George Lennox Watson Edoardo VII RYS convertito in Classe J (1931). Affondato (1936). replicato (2010)
1907 B1 7 K7 White Heather II William Fife III Myles Burton Kennedy - Royal Albert YC 23mR convertito in Classe J (1930). demolito (1932)
1914 J1 Resolute Stati Uniti (bandiera) Nathanael Greene Herreshoff Sindacato Henry Walters NYYC 75 piedi della Universal Rule. Defender (AC1920). convertito in Classe J (1931). demolito (1939)
1914 I1 Vanitie Stati Uniti (bandiera) William Gardner Alexander Smith Cochran, NYYC 75 piedi della Universal Rule. Eliminato alle prove per la scelta del Defender (AC1920). Convertito in Classe J (1931). Demolito (1939)
1928 K2 JK2 Astra Charles Ernest Nicholson Sir Adam Mortimer Singer RYS 23mR convertito in Classe J (1931). restaurato (1987)
1928 K4 Cambria William Fife III Sir William Ewart Berry RYS 23mR restaurato (1995, 2001). Riclassificato come Classe J (2003)
1929 K8 Candida Charles Ernest Nicholson Hermann Anton Andreae Royal Southern YC 23mR convertito in Classe J (1931). restaurato (1989)
1930 JK3 Shamrock V Charles Ernest Nicholson Sir Thomas Lipton Royal Ulster YC sconfitto 4:0 (AC1930). restaurato da Elizabeth Meyer (1989).
1930 1 Weetamoe Clinton Hoadley Crane Sindacato George Nichols NYYC eliminato (AC1930, AC1934). venduto per la demolizione (1937)
1930 2 JUS2 Yankee Frank Cabot Paine Sindacato John Silsbee Lawrence NYYC eliminato (AC1930, AC1934, AC1937). venduto per la demolizione (1941)
1930 3 Whirlwind Lewis Francis Herreshoff Sindacato Landon Ketchum Thorne NYYC eliminato (AC1930). venduto per la demolizione (1935)
1930 4 Enterprise William Starling Burgess Sindacato Harold Stirling Vanderbilt NYYC vincitore 4:0 (AC1930). venduto per la demolizione (1935)
1933 JK7 Velsheda Charles Ernest Nicholson William Lawrence Stephenson RYS restaurato (1997). più alto albero in fibra di carbonio al mondo (165 piedi, 2008)[7]
1934 JK4 Endeavour I Charles Ernest Nicholson Sir Thomas Octave Murdoch Sopwith RYS sconfitto (AC1934). ricostruito da Royal Huisman (1989)
1934 J5 J4 Rainbow William Starling Burgess Sindacato Harold Stirling Vanderbilt NYYC vincitore 4:2 (AC1934). eliminato (AC1937). venduto per la demolizione (1940)
1936 JK6 Endeavour II Charles Ernest Nicholson Sir Thomas Octave Murdoch Sopwith RYS sconfitto 0:4 (AC1937). venduto per la demolizione (1947)
1937 J5 « 77C »-Ranger William Starling Burgess & Olin Stephens Sindacato Harold Stirling Vanderbilt NYYC vincitore 4:0 (AC1937). venduto per la demolizione (1941)
2004 J5 « 77C »-Ranger Fred Elliot/Danish Yacht John A. Williams NYYC réplique William Starling Burgess & Olin Stephens (« 77C »-Ranger, 1937)
2009 JK6 Hanuman Gerard Dykstra Dr. James H. Clark replica di Endeavour II (1936)
2010 JH1 « 77F »-Lionheart Andre Hoek modello originale (« 77F », 1937).
2012 JH2 Rainbow Gerard Dykstra Chris Gongriep replica di Rainbow (1934).

Note

  1. ^ a b (EN) The J Class Rating Rule (PDF), su brawner.net. URL consultato l'11 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2012).
  2. ^ (EN) Nathanael G. Herreshoff, su herreshoff.org. URL consultato l'11 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2013).
  3. ^ (EN) History of the Universal Rule of Measurement, su universalrule.com. URL consultato l'11 giugno 2013 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2012).
  4. ^ Per regolamento gli yacht sfidanti dovevano essere costruiti nello Stato dell'armatore sfidante e arrivare autonomamente sul luogo di competizione.
  5. ^ (EN) Split the difference - Volume LXXIV (Issue 79). 30 September 1907, su paperspast.natlib.govt.nz. URL consultato l'11 giugno 2013.
  6. ^ (EN) 1929 - 1937 : THE GOLDEN YEARS, su jclassyachts.com. URL consultato l'11 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2013).
  7. ^ (EN) the Superyacht 6: 6 J Class Yachts Afloat, su megayachtnews.com, megayachtnews. URL consultato l'11 giugno 2013.

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