Le critiche alla Chiesa cattolica comprendono osservazioni e giudizi critici sul modus operandi della Chiesa cattolica nel corso dei secoli. Nel passato le critiche filosofiche e teologiche erano prevalenti (per una loro descrizione si vedano le descrizioni delle altre chiese cristiane). A partire dal XVIII secolo con l'avvento dell'Illuminismo, l'attenzione si spostò per lo più sul piano storico, politico, e culturale (oltre che filosofico)[1].
A queste critiche risponde l'apologetica, ossia il pensiero di teologi e scrittori di varie epoche, che si propongono di difendere la dottrina e l'autorità della Chiesa cattolica.
Critiche storiche
L'analisi della storia della Chiesa in Europa ha portato molti studiosi ad accusare la stessa Chiesa di quelli che sono adesso definiti come crimini contro l'umanità commessi nei secoli passati[senza fonte].
La Chiesa riconosce alcune di queste azioni e omissioni, tanto che nel 2000papa Giovanni Paolo II ha pubblicamente domandato perdono "per i peccati dei cattolici attraverso i secoli". Tuttavia, con alcune eccezioni,[2] anche se non mancano critiche anche sulla cosiddetta Giornata del Perdono (la più ricorrente è che il papa ha chiesto perdono a Dio e non alle vittime e che, parlando degli errori della Chiesa cattolica, ha usato il termine "talora" in contrapposizione al "sempre" degli errori altrui)[senza fonte], la Chiesa cattolica non fornisce solitamente "posizioni ufficiali" riguardo alle vicende storiche.
Simonia
La simonia è definita "un'intenzione deliberata di acquistare o vendere a un prezzo temporale cose come quelle spirituali o annesse agli spirituali". Sebbene fosse un delitto contro il diritto canonico, la simonia si diffuse nella Chiesa cattolica nel IX e nel X secolo.
Il nome simonia deriva da un episodio degli Atti degli Apostoli: Simone Mago provò a comprare da San Pietro il potere di infondere lo Spirito Santo.
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L'indizione di "guerre sante" da parte di Papi è stata oggetto di molte critiche, sia per quanto riguarda le crociate in Terra Santa, sia per quanto concerne la lotta ai movimenti eretici (come quello cataro).
Il cattolico Michael Coren nel libro: “Why Catholics Are Right”[3] afferma che è vero che la Chiesa non ha agito sempre nella maniera più opportuna, ma fa anche delle precisazioni: la Terra santa era sempre stata cristiana, ma fu ad un certo punto (700 circa) invasa dai musulmani. Le Crociate non furono, secondo Coren, dunque una campagna militare di imperialismo o colonialismo; infatti molte famiglie nobili dell'epoca si ridussero sul lastrico pur di sostenere le spese militari dei loro cavalieri.
L'Indice dei libri proibiti (in latino Index Librorum Prohibitorum) era un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica, istituito nel 1558 dall'Inquisizione (o Sant'Uffizio), sotto Papa Paolo IV. La Chiesa si era infatti attribuita il diritto di vigilare sulle letture dei fedeli in modo che questi non fossero influenzati da opere letterarie ritenute nocive per la fede e per la morale.
Dopo l'invenzione della stampa e il pericolo della crescente diffusione delle idee della Riforma il problema divenne prioritario tanto che fino al Settecento la Chiesa cercò di ostacolare la diffusione di quelle idee che si scontravano con la dottrina della Chiesa cattolica in modo da poter prevenire una possibile contaminazione della fede e la presunta corruzione morale derivante dalla conoscenza di idee nuove: si cercava di proibire la pubblicazione, la diffusione e la lettura di opere a carattere letterario e scientifico giudicate contrarie alla dottrina.[4]
Di tale politica furono vittime le opere di eminenti scienziati come Galileo Galilei.[5]
All'Indice non finirono invece i testi base della propaganda nazista, all'indomani dell'ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1934.[6]
L'indice durante quattro secoli di attività venne aggiornato almeno venti volte (l'ultima nel 1948) e fu abolito solamente dopo il Concilio Vaticano II, nel 1966, da papa Paolo VI. L'Indice dei libri proibiti si può trovare ora sotto forma di guida bibliografica presso l'Opus Dei.
Nel Medioevo la Chiesa istituì tribunali ecclesiastici per la persecuzione degli eretici, facendo uso di strumenti di tortura e sanzionando pene carcerarie e condanne a morte a persone accusate di apostasia o di stregoneria.[7]
La Chiesa cattolica è stata accusata di aver creato il sentimento antisemita dipingendo attraverso i secoli gli ebrei come «gli assassini di Cristo» e «deicidi»; la bolla Cum nimis absurdum di Paolo IV (1555), istituì i ghetti all'interno delle città per isolare la popolazione di origine ebraica dai restanti cittadini e per spingerli alla conversione.
Abolito temporaneamente, durante la Prima (1798) e la Seconda Repubblica Romana (1849), nei periodi in cui il papa non poté esercitare il potere temporale su Roma, fu soltanto dopo il 20 settembre 1870, con il ritorno di Roma all'Italia, che fu definitivamente chiuso il ghetto, l'ultimo rimasto in Europa Occidentale.
Tuttavia, a dispetto dell'emancipazione concessa loro dallo Stato Italiano, e della loro successiva integrazione (vi furono ebrei di spicco non solo nell'arte o nelle scienze, ma anche in politica, dal ministro delle finanze Sidney Sonnino al sindaco di RomaErnesto Nathan), la promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938 andò contro tutto il lungo processo iniziato fin dall'Unità d'Italia. Nell'occasione, comunque, diversi esponenti di spicco della Chiesa italiana si schierarono a favore della promulgazione delle leggi razziali. Va anche notato tuttavia che la matrice antisemita di Gemelli era strettamente religiosa.[8] Non risulta, infatti, alcuna manifestazione di antisemitismo da parte di Gemelli nel corso della sua attività professionale o in seno all'Università Cattolica, nella quale non si riscontrarono episodi di razzismo o di avversione nei confronti di ebrei.[8]
Anche la Civiltà Cattolica si espresse a favore della promulgazione delle leggi («Un colpo non meno vigoroso è stato inflitto agli ebrei dal Consiglio dei ministri nella tornata del 2 settembre»).
Quando nel 1943 il Governo Badoglio I le abrogò, padre Pietro Tacchi Venturi scrisse in una lettera al segretario di Stato Luigi Maglione che «la legge, secondo i principî e le tradizioni della Chiesa cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate [quelle sui convertiti e sui matrimoni misti] ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma».[9]
Anche da tali posizioni discende l'accusa, mossa alla Chiesa cattolica e in particolare a Pio XII, di aver tenuto una condotta morbida e indulgente, o anche permissiva, mentre si consumava la tragedia dell'Olocausto, non avendo il pontefice mai biasimato espressamente la condotta della Germania nazista ideatrice e pianificatrice della nota Soluzione finale della questione ebraica.[10]. Accuse più pesanti affermano che le gerarchie cattoliche (forti di una lunga tradizione antiebraica) cercarono di evitare lo scontro con il Reich: in particolare l'episcopato tedesco e la Santa Sede (pur di difendere "l'Europa cristiana" dal pericolo comunista contribuirono a fomentare il clima di razzismoantisemita che rese possibile la Shoah).[11]
Tuttavia la Chiesa cattolica emise encicliche di condanna contro entrambe le maggiori ideologie totalitarie del XX secolo, il nazismo di Hitler e il comunismo di Lenin e Stalin.
Al riguardo, Philippe Chenaux ha pubblicato un libro intitolato “L'ultima eresia. La Chiesa cattolica e il comunismo in Europa da Lenin a Giovanni Paolo II"[12], recensito dall'ex direttore ed attuale editorialista del Corriere della Sera, Paolo Mieli (di religione ebraica); Chenaux è un docente ed esperto di storia contemporanea, specializzato nello studio dei rapporti tra comunismo e cattolicesimo.
Lo studioso riporta come papa Benedetto XV e papa Pio XI (e gran parte della Chiesa cattolica) si mossero per difendere Cristiani ed Ebrei dalle violenze dei regimi totalitari. Benedetto XV si adoperò presso Lenin, per via della spietata ferocia sovietica contro i cristiani e i sacerdoti, in modo da farle cessare, cercando di creare un accordo tra la Santa Sede e l'Unione Sovietica: l'obiettivo era quello di aprire i confini russi, inoltre l'accordo prevedeva un intervento umanitario proveniente dalla Santa Sede stessa. Il dialogo fallì. Nel 1926papa Pio XI ordinò di procedere alla riorganizzazione religiosa in Russia procedendo stavolta nella massima segretezza. Ciò avvenne, anche se con numerosissime perdite. Il comunismo cercò quindi di penetrare nel cattolicesimo, soprattutto in Francia, per tentare uno sforzo di conciliazione, ma il Consiglio di vigilanza dell'arcidiocesi di Parigi pubblicò un comunicato nel quale si diceva che queste posizioni non potevano in alcun modo essere considerate «cattoliche». Anche papa Pio XI mostrò forte preoccupazione per questa apertura verso il comunismo (considerato da lui «il male, il regno di Satana»).
Chenaux ricorda anche come la sollevazione militare spagnola dei franchisti del luglio 1936, venne giudicata dal mondo cattolico come una legittima rivolta contro la Spagna empia e rivoluzionaria dei comunisti e degli anarchici. Tuttavia importanti esponenti cattolici come Jacques Maritain, François Mauriac e Luigi Sturzo si opposero a tale posizione. Nel maggio del 1938 il Vaticano riconobbe ufficialmente il governo del dittatoreFrancisco Franco, nominando un nunzio apostolico a Madrid nella persona di monsignorGaetano Cicognani. Ma subito dopo il bombardamento di Durango e Guernica, la Santa Sede fece pervenire allo stesso Francisco Franco le proprie rimostranze per le sofferenze inflitte alla popolazione basca. Il Vaticano, nonostante le sollecitazioni di una parte del mondo cattolico, non benedisse mai la rivolta franchista come una giusta Crociata contro il comunismo.
Dopo il concordato tra la Santa Sede e il Terzo Reich del 1933, all'indomani dell'ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1934, la Chiesa cattolica mise all'indice dei libri proibiti i testi base della propaganda nazista, successivamente nell'ottobre del 1934 la Congregazione del Sant'Uffizio chiese anche la censura per il razzismo, il nazionalismo e il totalitarismo di Stato della politica nazista. Il 14 marzo 1937 fu data alle stampe l'enciclica antihitleriana Mit brennender Sorge. Il 19 marzo 1937 uscì invece l'enciclica Divini Redemptoris, che accusava il comunismo di essere intrinsecamente perverso. papa Pio XII, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, accettò di fare da intermediario tra la resistenza tedesca e la Gran Bretagna per un complotto che mirava alla deposizione di Hitler. Nell'estate del 1941, quando Hitler attaccò l'Unione Sovietica, «non mancarono», sottolinea Chenaux «le sollecitazioni al capo della cristianità, anche da parte di eminenti dignitari della Chiesa, perché benedicesse le forze dell'Asse contro la Russia bolscevica». Ma non lo fece.
Papa Pio XII è stato spesso criticato per il fatto che durante la Seconda guerra mondiale egli si astenne dal pronunciare discorsi di condanna netti e, forse per preservare la neutralità della Santa Sede, scelse sempre un linguaggio diplomatico nelle dichiarazioni ufficiali. Nel contempo, non va dimenticata l'azione di numerosi sacerdoti, religiosi/e, frati e monaci/e che, come Angelo Rotta, fornirono agli ebrei dei falsi certificati di battesimo con l'intento di proteggerli. Anche don Gaetano Piccinini (1904-1972), un religioso cattolico, si adoperò salvando molti ebrei e mettendo a rischio più volte la sua stessa vita, come monsignor Francesco Bertoglio, che da solo salvò dalla deportazione e dall'Olocausto almeno 65 ebrei, grazie alle direttive di Pio XII.
Recentemente, gli incontri ecumenici con i rappresentanti della fede ebraica hanno disteso i rapporti tra le due religioni e Giovanni Paolo II ha pubblicamente riconosciuto alcune colpe della Chiesa del passato verso coloro definiti «fratelli maggiori»; riguardo al periodo della Seconda guerra mondiale si attende il desecretamento degli atti contenuti nell'Archivio Segreto Vaticano che per gli anni fino al febbraio 1939 doveva avvenire entro il 2006.
Questo clima è stato favorito anche da recenti analisi storiche provenienti proprio da Israele[13]: lo storico israeliano Gary Krupp afferma infatti che Papa Pio XII, durante e dopo la seconda guerra mondiale, fece "tutto quello che era in suo potere per proteggere e difendere gli ebrei, spingendosi ad affermare che abbia salvato più ebrei di tutti i leader del mondo messi assieme".
Alcune recenti ricerche realizzate dallo storico Giovanni Preziosi tendono a dimostrare l'infondatezza delle accuse mosse a papa Pio XII: alcuni documenti inediti sono stati trovati nell'archivio della Società del Sacro Cuore, un istituto di diritto pontificio sul Gianicolo.
Nel Giornale della Casa "Villa Lante", un diario giornaliero in cui si annotavano gli avvenimenti che riguardavano l'istituto, alla data del 6 ottobre 1943 è annotato: «La Rev.da Madre (Manuela Vicente) è stata chiamata in Vaticano. Si è recata con Sorella Platania alla Segreteria di Stato dove S. E. Mons. Montini l'ha pregata, in nome del Santo Padre, di alloggiare tre famiglie minacciate, come molte altre, di essere prese dai tedeschi. Ha pure offerto un'automobile, affinché la Madre possa andar subito alla Casa Madre per chiedere i dovuti permessi. [È] andata con la Rev.da Madre Pirelli e non ha riportato pieno consenso. Già una 15ª di persone alloggiano a Betania e la Rev.da Madre studia il modo di trovare altri buoni posti per meglio entrare nei desideri del Santo Padre che si degna darle tanta fiducia».
Il 25 ottobre 1943 Papa Pio XII fece uscire una circolare vaticana in cui ordinava di ospitare gli ebrei perseguitati in tutti gli istituti religiosi e anche nelle catacombe. Per impedire perquisizioni nazifasciste la Santa Sede spedì a tutti i conventi romani un avviso firmato dal Governatore militare di RomaRainer Stahel (scritto in italiano e tedesco), da far affiggere sulle porte d'ingresso di tutti gli istituti religiosi, in cui si dichiarava che l'edificio era proprietà della Città del Vaticano ed era da considerarsi Zona extraterritoriale. Il Papa provvide anche ad impartire precise istruzioni a tutti i conventi e le chiese d'Italia, esortando i religiosi a spalancare le porte a tutti i perseguitati politici, in special modo agli ebrei, per offrire loro protezione. In un'altra nota autografa trascritta nel Giornale della Casa di “Villa Lante”, datata 9 novembre 1943, si legge: «Un avviso del Vicariato, firmato dal Vice Gerente, ha avvertito parroci, conventi e case che è improbabile che siano immuni da perquisizioni e requisizioni, fatte da parte dei tedeschi e dei fascisti. Villa Lante ha ricevuto questa comunicazione dalla Parrocchia e molti dei rifugiati sono partiti, non sentendosi più al sicuro. Madre Boggiano, anche al corrente di queste cose, e avendo dei rapporti con il Vaticano e con tutte le autorità civili, è stata consultata. Credo che il documento inviato dal Vaticano continui ad avere il suo valore, anche se è stato firmato da parte tedesca da Stahel, che ha lasciato Roma ed è stato richiamato in Germania».
In segno di riconoscenza per l'ospitalità ricevuta, il 2 giugno 1944, in occasione dell'onomastico del Papa, tutte le rifugiate presso la Casa delle religiose della Società del Sacro Cuore di Gesù al Gianicolo, decisero di fargli pervenire un telegramma augurale.[14]
L'Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, ha riconosciuto che il salvataggio degli ebrei in Italia non sarebbe potuto avvenire senza la supervisione del Vaticano. Ricorda che «sarebbe un errore pensare che l'aiuto agli ebrei durante la Guerra, a Roma, sia venuto da conventi e istituti religiosi come se fosse una loro iniziativa senza l'appoggio del Vaticano. A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi tenuti da ordini religiosi hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di quei gesti». «Gli ebrei romani ebbero una reazione traumatica. Essi, infatti, vedevano nella persona del Papa una sorta di protettore e si aspettavano che li salvasse ed evitasse il peggio. Sappiamo tutti cosa è successo ma dobbiamo riconoscere che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l'unico convoglio che i nazisti riuscirono ad organizzare da Roma verso Auschwitz».[15]
Lo storico Emilio Pinchas Lapide, già Console generale di Israele a Milano scrive: «La Santa Sede, i nunzi e la Chiesa cattolica hanno salvato da morte certa tra i 700.000 e gli 850.000 ebrei»[16]. Sulla stessa falsariga Luciano Tas, rappresentante della comunità ebraica romana: «Se la percentuale di ebrei deportati non è in Italia così alta come in altri paesi, ciò è senza dubbio dovuto all'aiuto attivo portato loro dalla popolazione italiana e dalle singole istituzioni cattoliche. Centinaia di conventi, dopo l'ordine in tal senso impartito dal Vaticano, accolsero gli ebrei, migliaia di preti li aiutarono, altri prelati organizzarono una rete clandestina per la distribuzione di documenti falsi»[17].
Critiche alla morale cattolica
Morale sessuale
Controllo/regolazione delle nascite e lotta all'AIDS
La Chiesa dissuade i propri fedeli dall'utilizzo di metodi non naturali per il controllo delle nascite, quali gli anticoncezionali in favore dell'astinenza periodica e del matrimonio monogamico.[18][19] Ha inoltre affermato che i profilattici non sono prevenzioni totalmente affidabili nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili, e che l'idea del "sesso facile" potrebbe contribuire in parte a diffondere l'AIDS;[20] al contrario, l'astinenza e la fedeltà sarebbero viceversa certamente efficaci;[20] come esempio viene citato spesso il successo nella riduzione dell'epidemia di AIDS in Paesi africani con forti minoranze cattoliche quali l'Uganda rispetto ad altri in cui la presenza cattolica è di pochi punti percentuali e l'epidemia si mostra più virulenta.[20][21]
Tra le varie situazioni in cui la Chiesa cattolica si è espressa apertamente contro l'uso dei profilattici, anche in programmi di prevenzione dell'AIDS, viene spesso ricordata la Fourth World Conference on Women[22] svoltasi a Pechino, in Cina nel 1995, dove la delegata vaticana Mary Ann Glendon (presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e docente di legge all'Università di Harvard) affermò:
(EN)
«The Holy See in no way endorses contraception or the use of condoms, either as a family planning measure or in HIV/AIDS prevention programmes.»
(IT)
«La Santa Sede non appoggia in alcun modo la contraccezione o l'uso dei profilattici, sia come sistema di pianificazione familiare sia nei programmi per la prevenzione dell'HIV/AIDS.»
(Mary Ann Glendon, capo della delegazione vaticana alla Fourth World Conference on Women[23])
Va peraltro sottolineato che - al di là e indipendentemente dai divieti di principio posti dalla Chiesa cattolica - gli stessi operatori umanitari impegnati nella lotta all'AIDS in Africa ammettono da tempo le difficoltà nell'impostare una prevenzione sanitaria in tal senso: «Contrastare l'Aids in Africa significa fare i conti con tradizioni culturali e comportamenti radicati, come una vita sessuale precoce e promiscua, mentre l'utilizzo del profilattico come strumento di prevenzione, salvo rare eccezioni, è pressoché inesistente»;[24] ciononostante, uno studio condotto dalla (cattolica) Università di Georgetown di Washington sostiene che i cosiddetti “metodi naturali” basati sul riconoscimento della fertilità, propagandati dalla Chiesa, non offrono comunque protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili.[25] Riguardo altresì all'efficienza dei metodi anticoncezionali, i metodi naturali basati sul riconoscimento della fertilità, come quelli appoggiati dalla Chiesa, oppure il coito interrotto, essendo più complessi da applicare, non prevengono le gravidanze indesiderate in modo altrettanto efficace dei sistemi basati sugli ormoni o sull'uso del profilattico: l'indice di Pearl (che rappresenta il numero di gravidanze ogni 100 donne che hanno usato un determinato metodo anticoncezionale per un anno) per tali metodi varia mediamente dal 25% per l'uso normale all'1%-9% - a seconda del sistema - per un uso metodico, e per il coito interrotto dal 19% per l'uso normale al 4% per l'uso metodico, valori paragonabili a quelli del diaframma (17%/6%), ma maggiori di quelli del profilattico (11%/3%) e molto maggiori dello IUD (0,8%/0,6%) e della pillola (2%-1%/0,5%-0,1% a seconda del tipo).[26][27]
È da notare che altre confessioni cristiane, come la chiesa luterana, non considerano peccato l'utilizzo di anticoncezionali o l'avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Altre, come la chiesa Valdese, non solo non sono contrarie all'uso dei profilattici nei Paesi con elevata diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, ma mettono in atto campagne di distribuzione degli stessi, come hanno dichiarato nella campagna 2007 per l'Otto per mille,[28] e anche all'interno della Chiesa cattolica si alzano periodicamente voci, seppur minoritarie, favorevoli all'uso e alla distribuzione dei profilattici nelle situazioni di elevato rischio di contagio.
Come già l'ebraismo, la Chiesa non ritiene morali gli atti omosessuali, pur non condannando le persone di orientamento omosessuale che non pratichino questa loro inclinazione. Esponenti politici di spicco, anche (ma non solo) appartenenti alla comunità LGBT, sostengono che l'atteggiamento della Chiesa cattolica e di alcuni suoi aderenti rispetto agli omosessuali non sarebbe tuttavia di tolleranza e accettazione, ma di omofobia e istigazione alla discriminazione.[29]
Una presa di posizione arrivò da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1986, quando, con la Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica per la cura pastorale delle persone omosessuali, il punto di vista della Chiesa fu espresso così:
«"Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevoli e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei Pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni".[30]»
Nonostante, come detto, la Chiesa sostenga ufficialmente che la condanna riguarda non tanto la persona omosessuale bensì le pratiche omosessuali in quanto insieme di atti «intrinsecamente disordinati»,[31] i direttivi di altre Chiese cristiane non cattoliche operanti in Italia hanno altresì preso posizione contro i fenomeni di omofobia e hanno espresso solidarietà «ai fratelli e sorelle omosessuali», stigmatizzando in un comunicato stampa anche il clima ostile creato intorno agli omosessuali stessi., comunicato stampa dell'Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, 31 agosto 2007, citato da Gionata.org. Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, nel commentare positivamente tale posizione pubblica dell'Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi e avere ricordato come da anni l'associazione da lui presieduta stia indicando proprio tale organizzazione quale destinataria dell'Otto per mille, ha sottolineato, testualmente, «…quale distanza abissale vi sia tra le parole pronunciate dal Sinodo valdese e il silenzio (quando va bene) o gli insulti provenienti dalla Chiesa cattolica italiana nei confronti delle persone LGBT».[32]
La Chiesa cattolica, analogamente ad altre confessioni, ritiene l'aborto assimilabile a un omicidio, e contestualmente biasima legislazioni e manipolazioni scientifiche (come la sperimentazione embrionale) che favoriscano, promuovano o sostengano tale pratica. Questa posizione è avversata da chi non ritiene l'aborto riconducibile all'omicidio e rivendica la libertà di scelta della donna; e inoltre da chi, appellandosi all'indipendenza dello Stato dalla Chiesa, lamenta l'atteggiamento di questa come ingerenza clericale nella gestione della cosa pubblica.
Mentre molti abitanti di Paesi sottosviluppati ritengono che avere molti figli sia garanzia di prestigio, ricchezza e sicurezza economica nella vecchiaia, i sostenitori del controllo delle nascite ritengono che la presenza di molti individui (in special modo i bambini) in stato di indigenza spinga alla diffusione del lavoro minorile e all'eccessiva richiesta di cibo che innescano a loro volta un circolo vizioso che porta ad abbassamento dei salari e ulteriore povertà.[senza fonte]
La Chiesa cattolica tuttavia ha dichiarato, tramite l'enciclicaHumanae Vitae di papa Paolo VI, come la decisione per una coppia di avere figli debba avvenire alla luce della paternità responsabile: questo concetto indica che la coppia deve rapportare la possibilità di avere figli alle proprie condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali. Ciò vuol dire che in assenza di alcune di queste condizioni la coppia potrebbe sentirsi moralmente obbligata a rinviare temporaneamente o a tempo indeterminato una nuova nascita. Tutto ciò mantenendo il rapporto coniugale senza contraccezione, dato che secondo la Chiesa cattolica Dio avrebbe scritto nel corpo della donna le leggi e i ritmi della fecondità.[37]
La pena di morte è condannata dalla dottrina cattolica dal 2018;[38] in passato era accettata come legittima pena.
Per quanto riguarda l'ordinamento della Città del Vaticano, pur non essendo prevista per alcun reato già dal 1967, la pena di morte è stata formalmente rimossa dall'Articolo 4 del Libro II della Legge fondamentale della Città del Vaticano (che risale al 7 giugno 1929) solo il 12 febbraio 2001, su iniziativa di papa Giovanni Paolo II; la norma faceva infatti precedentemente riferimento indiretto alla pena di morte indicando che «La pena comminata contro chi nel territorio della Città del Vaticano commette un fatto contro la vita, la integrità o la libertà personale del Sommo Pontefice è quella indicata nell'articolo 1 della legge del Regno d'Italia 25 novembre 1926 n. 2008», che era la pena di morte.
Il catechismo della Chiesa Cattolica, del 1997, indica che «L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.»[39]. La commissione di dodici cardinali e vescovi alla quale, nel 1986, era stato affidato l'incarico di redigere la prima stesura di tale catechismo, pubblicata nel 1992, era presieduta dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, poi papa Benedetto XVI[40]. Il concetto viene ripreso nel documento del 2005 intitolato "Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa" dove si indica che: «Seppure l'insegnamento tradizionale della Chiesa non escluda [...] la pena di morte "quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani" i metodi non cruenti di repressione e di punizione sono preferibili in quanto "meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e più conformi alla dignità della persona umana".»[41] Nel giugno 2004, Ratzinger inviò, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, una lettera al cardinale Theodore Edgar McCarrick - arcivescovo di Washington - e all'arcivescovo Wilton Daniel Gregory - presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America - nella quale affermava che può tuttavia essere consentito [...] fare ricorso alla pena di morte[42].
La Chiesa è contraria sia all'eutanasia intesa come suicidio assistito, sia all'eutanasia intesa come terminazione della vita di persone incoscienti che si suppongono non avere una speranza di vita accettabile. Questa posizione deriva dal valore assoluto attribuito dai cattolici alla vita umana intesa come dono di Dio.
Chi difende il suicidio assistito ritiene la posizione della Chiesa una limitazione della libertà dell'uomo, che nella sua autodeterminazione può decidere di terminare la sua esistenza. Chi difende l'eutanasia ritiene che sia un atto di pietà far morire velocemente e in maniera indolore chi sta soffrendo.
Ministeri ecclesiali
Celibato ecclesiastico
Nella Chiesa latina vengono ordinati preti solo uomini non sposati, mentre i diaconi e i sacerdoti cattolici di rito orientale possono aver ricevuto il sacramento del Matrimonio prima del sacramento dell'Ordine sacro.
Il fatto che nella Chiesa latina solo uomini celibi possano essere ordinati preti viene criticata sotto diversi aspetti:
Il celibato, pur essendo presente nella predicazione evangelica, viene considerato "non scritturale" da alcuni esponenti di chiese che adottano un approccio fondamentalista a causa dei seguenti "riferimenti" del Nuovo Testamento (che nell'interpretazione cattolica non si riferiscono al celibato ecclesiastico): “In successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede, . . . [e] proibiranno di sposarsi”. (1Tm 4:1-3) È da notare inoltre che molti se non tutti gli apostoli erano sposati. (Vedi 1Co 9:5) Ciò che trattiene chi ha il dono del celibato dallo sposarsi non è necessariamente un voto, ma piuttosto il desiderio e la possibilità di impegnarsi nel servizio di Dio rimanendo celibe.
per altri, sebbene gli ordini sacri siano conferiti ad adulti, il celibato visto come repressione della sessualità costituirebbe una forma di violenza sui preti.
Il desiderio sessuale represso troverebbe talvolta sfogo in comportamenti inaccettabili, tra cui anche la pedofilia[43]; la percentuale tra il 2003 e il 2013 di preti pedofili scoperti ufficialmente e denunciati è circa lo 0,8%[44] del totale.
In tempi recenti, diversi gruppi di teologi e teologhe, che sostengono la necessità di introdurre riforme nell'ordinamento ecclesiastico, hanno iniziato a porre con sempre maggiore insistenza la richiesta di prendere in esame la possibilità di ammettere anche le donne al ministero diaconale, presbiterale o episcopale. La loro posizione ufficiale è che, fatto salvo il riconoscimento dell'autorità dottrinale del papa, è loro dovere far presente che questi commette un errore rifiutando alle donne l'ammissione al sacramento dell'ordine.[45]
La posizione della Chiesa cattolica è che le donne non possono essere preti o vescovi perché questi sono considerati successori degli Apostoli e nella celebrazione eucaristica agiscono in persona Christi, cioè come se fosse Cristo, che essendosi incarnato come uomo non può essere rappresentato da una donna; inoltre, la storia millenaria della Chiesa non ha mai visto l'ordinazione di donne (argomento oggetto di dispute). Le difficoltà incontrate dai fautori delle posizioni "progressiste" sono dovute al fatto che per la Chiesa cattolica la tradizione ripetuta nei secoli (o Magistero universale) ha valore normativo infallibile.
«Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare. Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc 22,32), dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa.»
A tale pronunciamento dottrinale fu opposta la considerazione che per nove secoli le donne furono ordinate diacono e che, per quanto essa possa essere considerata un'eccezione, smentirebbe comunque il citato pronunciamento secondo il quale la Chiesa non avrebbe avuto alcuna facoltà di dare tali ordini a una donna.[47] Tuttavia bisogna precisare che il Concilio di Nicea I affermò che quelle donne non ricevevano un'ordinazione, mantenendo così lo stato laicale e che non svolgevano i compiti riservati ai presbiteri ma solo alcuni (come il battesimo alle donne[48], o il portare la comunione agli ammalati), che la Chiesa oggi paragona a quelli dei "ministri straordinari della santa Comunione".
Anche all'interno della stessa Chiesa cattolica è sorto un dibattito riguardo a tale pronunciamento, che parrebbe implicare il ricorso all'infallibilità papale e la dichiarazione di un dogma che chiuderebbe la discussione sul tema (la dichiarazione di dogmi ha spesso rappresentato una conferma della pratica preesistente); tuttavia l'Ufficio Stampa vaticano ha esplicitamente dichiarato che la dichiarazione non è dogmatica. La formulazione lascerebbe apparire un disaccordo tra l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fedeJoseph Ratzinger, ma il teologo statunitense Francis A. Sullivan riporta che, sebbene tale formulazione somigliasse a un pronunciamento solenne, «il card. Ratzinger ci assicurò che Wojtyła non si era espresso ex cathedra».[49]
È, comunque, da notare che altre confessioni cristiane e alcune correnti del Giudaismo ammettono ruoli di guida spirituale delle comunità anche per le donne: tra i Valdesi vi sono donne pastore, così come l'Ebraismo riformato e quello "conservativo" ammettono donne rabbino. Va specificato, però, che né le Chiese riformate né il Giudaismo riconoscono al pastore o al rabbino una carica "sacerdotale". Diverso è il caso di molte chiese della Comunione anglicana, così come di altre chiese cattoliche non di obbedienza romana (come quelle veterocattoliche), che ormai da anni ordinano diaconesse, "presbitere" e "vescove", cui riconoscono uno status e delle funzioni analoghe a quelle degli stessi ministri della Chiesa cattolica.
Nel 2005, la Congregazione per l'educazione cattolica ha emesso un'istruzione «circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri»[50]. Ecco i passi salienti:
«Questo Dicastero, d'intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione [ovvero gli omosessuali], non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.»
(Congregazione per l'educazione cattolica, cit.[50])
«Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.»
(Congregazione per l'educazione cattolica, cit.[50])
Nel 2002 un grave scandalo coinvolse la Chiesa cattolica negli Stati Uniti quando vennero alla luce alcuni crimini sessuali e abusi su minori compiuti da alcuni sacerdoti, i quali erano stati in via riservata spostati di sede, senza denunciare i fatti né senza prendere contromisure adeguate.[2] Lo scandalo ha portato alle dimissioni del cardinale Bernard Francis Law dell'arcidiocesi di Boston.
È altresì del settembre 2006 la messa in onda nel Regno Unito da parte della BBC di un documentario in cui si denuncia la sistematica copertura garantita da Joseph Ratzinger, all'epoca ancora cardinale, in casi di abusi sessuali su minori commessi da sacerdoti. Nel documentario si apprende di numerosi casi di abusi attribuiti al clero nonché, tra l'altro, che sette ecclesiastici della Chiesa cattolica sono rifugiati in Vaticano e rifiutano l'estradizione negli Stati Uniti per non sottoporsi ai processi che li vedono accusati di gravi abusi.[51] L'arcivescovo di Birmingham, Vincent Nichols, ha definito «totalmente fuorviante» il documentario. La BBC aveva citato un documento vaticano del 1962 - dal nome Crimen sollicitationis - che parrebbe fornire indicazioni ai vescovi su come coprire i casi di abusi su minori perpetrati da sacerdoti. Ma ad avviso dell'arcivescovo Nichols, che ha parlato a nome dei vescovi cattolici d'Inghilterra e Galles, «il documentario fornisce un'interpretazione errata di due documenti del Vaticano, per collegare la figura del Papa all'orrore degli abusi sessuali». Nel citato documentario sono tuttavia evidenziati casi di pedofilia da parte di preti in cui non furono presi espliciti provvedimenti legali da parte dell'autorità ecclesiastica, nonostante questa ne fosse esplicitamente a conoscenza.[51] Tale documentario non ebbe grande risalto in Italia fino ai primi mesi del 2007. Già il 31 ottobre 2006, tuttavia, la trasmissione italiana Le Iene aveva mandato in onda un servizio[52] in cui un'inviata dalla trasmissione, fingendosi una madre cattolica, chiedeva consiglio ad alcuni sacerdoti della Lombardia su come agire a seguito di presunte molestie sessuali che il suo bambino avrebbe subito dal parroco della sua chiesa di quartiere. Dal servizio è emerso che, dei 6 sacerdoti intervistati, solamente un seminarista ha consigliato alla donna di rivolgersi alla polizia se la faccenda si fosse rivelata fondata, mentre tutti gli altri suggerivano di non informare il padre del bambino, assolutamente di non rivolgersi alla polizia o alla magistratura e, al massimo, andare a parlare con un superiore del parroco incriminato. Alla domanda della sedicente mamma se tale ultimo provvedimento avrebbe comportato una punizione nei confronti del sacerdote autore dell'abuso, i preti intervistati si sono limitati a dire che un ricorso a un superiore avrebbe probabilmente avuto l'effetto di trasferire semplicemente il parroco a un'altra diocesi. Il servizio suscitò numerose polemiche. I curatori del programma miravano a mettere in luce una condotta da essi ritenuta diffusa tra i sacerdoti, mentre le contestazioni di parte avversa furono altresì incentrate sull'uso ritenuto scorretto di una telecamera nascosta.
Ingerenze nella vita pubblica
Nei paesi a maggioranza cattolica, in primis in Italia, la Chiesa è accusata di esercitare una forte influenza sulla vita pubblica, sulla politica e sull'informazione. Secondo l'Associazione degli Atei e Agnostici Italiani, tale influenza sarebbe superiore al peso elettorale della popolazione cattolica ed alla reale adesione dei credenti alle prese di posizione della Chiesa.[53]
Finanziamenti pubblici
La Chiesa cattolica italiana gode di finanziamenti pubblici e - insieme agli altri soggetti che operano nel sociale - di agevolazioni fiscali che, sebbene siano previsti da leggi dello Stato, da taluni sono però considerati illegittimi alla luce del divieto di aiuti di Stato.[54][55]
Peccato e reato
Va premesso che peccato e reato hanno fori di competenza distinti: il peccato ha come riferimento il foro "interno" e, quindi, si fonda sulla sola retta coscienza del male commesso; il reato risponde al foro "esterno" o civile, è, prima di tutto, l'oggettiva trasgressione di una norma legale e l'elemento soggettivo incide (salvo il caso di incapacità d'intendere e volere) solo come elemento attenuante od aggravante. Tale fondamentale distinzione determina ambiti di azione e pesi assolutamente diversi a seconda che il fatto ed il giudizio siano in ambito morale (Foro interno) o politico (Foro esterno). Secondo diversi critici, molte prese di posizione politica della Chiesa cattolica richiederebbero che le azioni governative e legislative siano basate sulla morale cattolica è tale fatto è normale, sia dal punto di vista democratico, dove l'interesse prevalente orienta la legislazione, sia dal punto di vista di una corretta azione delle lobby. Perciò, la Chiesa da parte sua ribatte affermando che riconosce ormai la separazione tra Chiesa e Stato e distingue la sfera morale, dove è definito il concetto di peccato, da quella legale. Il ruolo della Chiesa nella vita civile e politica[56] è comunque tuttora oggetto di aspre critiche e di numerose richieste di una maggiore separazione tra il concetto di peccato e quello di reato[57].
Alle critiche che nel tempo si sono succedute ha di volta in volta replicato l'apologetica (dal greco antico apologèo, che significa «difendere»).[58] Sebbene si siano avute forme di apologia del cristianesimo fin dai suoi esordi, si può qualificare a rigore come apologia cattolica quella che inizia a partire dallo scisma luterano e prosegue nell'età moderna, a seguito in particolare dell'enciclica Aeterni Patris di papa Leone XIII del 1879, volta a promuovere una nuova teologia in risposta alle critiche e alle insidie al sistema di valori cattolici. I maggiori fermenti culturali di questo movimento si sono avuti in Francia; tra i suoi esponenti vi furono Étienne Gilson e Jacques Maritain, che rivalutarono il Medioevo e la sua cultura come espressione di un autentico umanesimo alternativo alle ideologie del Novecento,[59] seppure in vista di una nuova età cristiana anziché di un vecchio ritorno al passato.[60] In seguito alla crisi dell'apologetica avutasi nel secondo dopoguerra, sono emersi nuovi scrittori che si sono dedicati alla difesa del cattolicesimo. In Italia si segnala l'opera di Vittorio Messori, per il quale solo il Dio di Gesù può fare un bilancio della sua Chiesa, mentre le critiche a sfondo sociale o politico non possono per loro natura metterne a fuoco l'obiettivo primario e invisibile, che è la conversione e la salvezza delle anime nel corso dei secoli.[61]
^Gli atti del suo processo sono disponibili nel sito dell'archivio segreto vaticano.. La Chiesa in Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto l'errore commesso nel processo a Galilei e lo ha ufficialmente riabilitato nel 1992. Cfr
^Gary L. Krupp, Pope Pius XII and World War II: The Documented Truth: a Compilation of International Evidence Revealing the Wartime Acts of the Vatican, Pave the Way Foundation, 2010
^M. Arévalo et al.. Efficacy of a new method of family planning, 2001. Dallo studio emerge, a margine, che tali metodi non prevengono da gravidanze indesiderate a causa della loro complessità di applicazione.
^Il battessimo nei primi secoli avveniva solo per immersione pertanto si ritenne che non fosse opportuno che gli uomini immergessero delle donne, infatti appena venne introdotto il metodo dell'aspersione del capo, questo ruolo spari
^F. A. Sullivan. Creative Fidelity, 2003, pag. 22.
^Per una sintesi delle ricerche e delle attività svolte da Messori, cfr. l'intervista in Perché credo, Piemme, Milano 2010 ISBN 978-88-566-1321-6. «Qui non vale ciò che vale nel bilancio di ogni altra istituzione umana: [...] Nel bilancio che il mondo può fare, non può di certo essere messo il fatto che il Vangelo è stato annunciato sino ai confini della Terra, che il paradiso è stato riempito da una folla immensa, che l'inferno è stato evitato per un'altra folla immensa, che il purgatorio è stato, ed è, alleviato per altri ancora dal suffragio della Chiesa e dei suoi figli» (pag. 369).
Bibliografia
Piero Bellini. Respublica sub Deo. Il primato del sacro nell'esperienza giuridica dell'Europa preumanista. Roma, Bellini, 1ª ed. 1981. ISBN 88-00-46000-3
(EN) Francis Aloysius Sullivan. Creative Fidelity: Weighing and Interpreting Documents of the Magisterium. Eugene: Wipf & Stock Publishers 2003. ISBN 1-59244-208-0