In entrambe le specie lo stato di ossidazione del cromo è +6 e sono quelle cui fa riferimento la dicitura cromo esavalente, nota ai più per i casi di inquinamento ambientale.
La presenza di cromato o di dicromato è strettamente legata al pH: in ambiente basico predomina il cromato (giallo) mentre ad alti valori di attivitàidrogenionica (pH inferiore a 7) prevale il dicromato di colore arancione.
Preparazione
I composti contenenti questi anioni vengono generalmente preparati per ossidazione del cromo trivalente:
Reattività
Cromati e dicromati sono energici ossidanti(Eº = 1,33 V) e per questo hanno un largo utilizzo in laboratorio di sintesi e analisi.
Il cromato forma con Ag+ un saleinsolubile che viene sfruttato per la determinazione del punto finale nell'argentometria secondo Mohr. Il cromo(VI) è in grado di ossidare la difenilcarbazide. I prodotti della reazione di ossidoriduzione, Cr(III) e difenilcarbazone, reagiscono tra loro formando un complesso color magenta utilizzato nell'analisi spettrofotometrica.
I composti utilizzati sono generalmente i sali potassici.
I cromati e i bicromati reagiscono con l'acqua ossigenata H2O2 sia in ambiente alcalino, che in ambiente acido, dando prodotti in cui una o più unità perossidiche [-O–O-] vanno a sostituire uno o più ossigeni [-O-][1]. In soluzione acida si forma subito il perossocomplesso CrO5 azzurro scuro, ossia O=Cr(O2)2; questo in soluzione acquosa è piuttosto instabile ma, essendo neutro e un acido di Lewis, può venire estratto in etere che con esso forma un labile addotto. Questo procedimento costituisce anche un saggio di riconoscimento di cromati e bicromati (Barresville)[2]. Aggiungendo piridina, che è una base di Lewis migliore, questa sposta l'etere dando un complesso dello stesso tipo, ma più stabile.