Numerosi furono i suoi contributi nel campo dell'oftalmologia. Nel 1863 descrisse gli effetti oculari della somministrazione di fisostigmina o eserina, un estratto ottenuto dalla fava del Calabar (Physostigma venenosum), pianta dell'Africa tropicale e ne previde l'importanza nel trattamento delle malattie oculari (glaucoma).