Esternamente è in stile romanico, con la facciata a capanna, tipica anche delle chiese di altre città del settentrione d'Italia (ad esempio Piacenza, Pavia e Cremona). Internamente l'impianto romanico è rimasto, anche se gran parte degli interni (navata centrale, cupola, transetto) sono dovuti a successivi interventi rinascimentali. Alcune delle cappelle laterali sono state successivamente affrescate in stile gotico.
Una basilica paleocristiana posta nell'attuale piazza Duomo, la basilica ecclesia Sanctae Mariae, faceva parte del complesso episcopale, che comprendeva anche un battistero e la dimora del vescovo, e che si trovava in una zona allora periferica rispetto al cuore della città.[2]
In seguito ad un incendio, che distrusse l'antica basilica, nel IX secolo, sotto l'episcopato di Guibodo, vennero avviati i lavori di ricostruzione della chiesa madre di Parma, in un sito poco distante da quello dell'antica chiesa. Al vescovo Guibodo si deve anche l'istituzione del Capitolo della Cattedrale. Nell'890 la cattedrale, dedicata a Maria Vergine madre di Dio, venne chiamata Domus.
L'attuale cattedrale
La cattedrale voluta da Guibodo venne distrutta da un incendio nel 1055 o 1058. La ricostruzione, origine della fabbrica dell'attuale cattedrale, iniziò ad opera del vescovo Cadalo, più tardi conosciuto come Onorio II (antipapa dal 1061), e terminò nel 1074. La cattedrale fu consacrata nel 1106 da Pasquale II. Secondo alcuni studiosi, la facciata fu in parte ricostruita a seguito del terremoto del 1117, con lavori protrattisi fino al 1178. L'intero edificio a tre navate fu rivisto e ricostruito successivamente da Benedetto Antelami. Il protiro e loggia centrale della facciata, così come la cornice a coronamento superiore della facciata, furono aggiunti nel 1281 da Giambono da Bissone. La torre campanaria fu ricostruita dal vescovo Obizzo Sanvitale tra il 1282 e il 1290.
Era prevista la costruzione di un altro campanile, gemello al primo, alla sinistra della facciata, mai realizzato. A partire dal XV secolo vennero aggiunte le cappelle laterali, decorate da affreschi di notevole interesse.
Fulmine
Nella notte fra il 21 il 22 ottobre 2009 il campanile della cattedrale venne raggiunto da un fulmine che colpì la copia dell'Angelo d'Oro, in particolare la grande croce che la scultura regge con la mano destra. I lavori di ristrutturazione in seguito all'incendio che si sviluppò all'interno della guglia terminarono il 19 settembre 2015.
Descrizione
Esterno
Facciata
La facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta dà su piazza Duomo, sul lato opposto rispetto al Palazzo vescovile. Fu costruita, come tutta la chiesa, dopo l'incendio del 1055 o 1058 e terminata entro il 1074 dal vescovo Cadalo, anche se molte aggiunte ci furono fino al 1178 e poi, successivamente, nel 1281 quando furono aggiunti il protiro con loggia superiore e le tre cornici a livello del tetto.
Essa è a capanna, con paramento murario in blocchi di pietra (arenaria) squadrati. La parte inferiore è liscia e vi si aprono i tre portali. I due laterali sono più piccoli ed antichi di quello centrale rifatto nel XIII secolo e tutti sono leggermente strombati e sormontati da una lunetta chiusa a vetrate. Il portale centrale[3] è preceduto da un protiro, opera di Giambono da Bissone (1281), con arco a tutto sesto, poggiante su due colonnecorinzie ognuna delle quali a sua volta sorretta da un leone stiloforo. Il bordo esterno del sottarco è ornato da un ciclo di rappresentazioni scultoree dei mesi dell'anno, recuperato dal portale più antico.[4] Il protiro termina con una loggia con copertura a doppio spiovente e volta a botte, il cui archivolto è decorato con motivi ad archetti; la copertura è sorretta da una colonninacorinzia per lato. I battenti del portale centrale, finemente scolpiti in legno a rilievo, sono opera di Luchino Bianchino (1491). Alla destra del portale centrale è situata la lastra tombale del matematicoBiagio Pelacani (1416).
Nella parte superiore della facciata, si aprono tre logge, disposte su livelli differenti. La loggia inferiore è costituita da quattro trifore con archetti poggianti su colonnine. La loggia intermedia ha il medesimo schema, ma è meno alta. Al centro, sopra la loggia del protiro, si apre una grande monofora con arco a tutto sesto, che dà luce all'interno. Nella seconda metà del XII secolo era presente un rosone, ma l'aggiunta della loggia sporgente sopra il protiro nel 1281 lo aveva dimezzato e fu quindi sostituito al tempo da una finestra, la cui vetrata fu prima dipinta ad olio nel XVI secolo e quindi sostituita da una vetrata fusa a piombo nel 1954 da Carlo Corvi e Guido Montanari. Visibile dall'interno, raffigura lo stemma del Monte di Pietà di Parma tra i santi Ilario e Bernardo.
La terza loggia segue l'andamento dei due spioventi del tetto ed è costituita da una successione di monofore sorrette anch'esse da colonnine; un elemento simile compare nello stesso periodo nel San Michele di Pavia. Le colonnine superiori alla loggia e la triplice cornice a coronamento con archetti intrecciati, torciglione e scaletta di sapore gotico sono in marmo rosso veronese ed aggiunte anch'esse nel 1281 per assecondare l'innalzamento del tetto.
Decorazioni della facciata
Il portale sinistro risale presumibilmente al XII secolo.[5] Su ogni lato, due dei tre capitelli sono decorati con figure animali e fantastiche. Da sinistra a destra:
sirena
due leoni
due uccelli o grifoni
due grifoni che bloccano un altro animale
La sirena, con sguardo ieratico che tiene senza sforzo e saldamente nelle mani la sua coda bi-caudata, dove una coda reca tralci vegetali e l’altra si è trasformata in mostro, rappresenta l’uomo giusto che riesce a governare le forze del male.[6] I due grifoni sul lato opposto tengono con il loro arto e il becco una preda bloccata. Sono simbolo di Gesù Cristo Giudice che nel suo dualismo salva e punisce ed in questo caso imprigiona un’anima ribelle maligna.[6] Si tratta di due anime contrapposte, una giusta, vincente e libera e la seconda peccatrice, perdente e punita.
Sugli altri due capitelli, i due leoni e i due uccelli (o grifoni) che fondono le loro teste in una sola rappresentano il Cristo Salvatore, ancora nel suo dualismo di “punitore” e “salvatore”.[6] Tra i due uccelli forse era presente ancora una creatura, ma sicuramente non tenuta bloccata con becchi e zampe, come nel primo caso, alludendo al Cristo Salvatore che tutela a protegge senza che vi sia lotta. La posizione più interna e vicina all’entrata della chiesa di queste due coppie indica il passaggio del fedele dal mondo esterno fatto di lotta tra il bene ed il male a quello interno rassicurante della chiesa, dove il Cristo ha definitivamente vinto il male. I tre archivolti recano girali vegetali.
Il portale destro coevo ha un peggiore stato di conservazione. Si distingue la Visitazione sul capitello più a destra ed un archivolto con animali.[5]
Il portale centrale reca sull’architrave la data e firma dell’autore: “Nell’anno 1281, indizione nona, furono fatti i leoni per opera del maestro Giambono da Bissone e la tempo dei fratelli Guido, Nicolai, Bernardino e Benvenuto della fabbriceria”.[5] Il fregio soprastante, che corre fino a tutti i lati interni laterali del protiro, reca sui lati leoni e draghi che emanano racemi vegetali, simbolo della difficoltà della vita terrena generata dal male.[6] Sui lati obliqui del fregio una vigorosa e faticosa lotta tra il bene ed il male, che si tramuta in maggiore controllo sul fregio centrale, dove compaiono simboli positivi ed in controllo, come l’uomo che combatte una chimera, un cervo (anima pia) che è cacciato da un centauro (maligno) ma che sembra accettare il suo martirio con serenità e dignità, leoni e grifoni in controllo su serpenti e lepri senza scampo.[6] Al centro, che è sempre la posizione più importante, un cacciatore con il corno che tiene al guinzaglio un cane (il cacciatore è sempre simbolo positivo nel medioevo perché procaccia cibo per la comunità e disinfesta boschi e campagne da bestie pericolose per l’uomo, bestiame e raccolto).
I due leoni stilofori tengono sotto le zampe un drago (a sinistra) ed un bue (a destra) e rappresentano il Cristo Giudice che condanna e salva, rispettivamente, le anime peccatrici e benigne.[6] I leoni sostengono colonne con capitelli corinzi mentre più indietro, addossate alla facciata, coppie di colonne binate con capitelli corinzi più piccoli racchiudono la strombatura del portale con sei semicolonne per lato, di cui le tre maggiori lasciate rispettivamente lisce, decorate con motivi vegetali e decorati col torciglione. Dopo i capitelli la decorazione prosegue negli archivolti con motivi ancora vegetali.
Nella modanatura più esterna della volta a botte del protiro sono state inserite le formelle recuperate dal più antico portale (data incerta nell’arco 1070-1200).[5] Raffigurano il ciclo dei mesi, a partire da marzo in basso a sinistra (l’anno medievale iniziava il 25 marzo, data in cui si festeggiava l’annunciazione e concepimento di Gesù, nove mesi prima del Natale) fino a febbraio in basso a destra.[5] Nella modanatura corrispondente della loggia soprastante motivi ad archi.
Architrave con epigrafe e porzione centrale del fregio
Fregio del protiro ed archivolto con mesi (lato sinistro)
Fregio del protiro ed archivolto con mesi (lato destro)
Archivolto con mesi (zona centrale)
La tomba di Biagio Pelacani
Campanile
Alla destra della facciata, su piazza Duomo, si eleva la torre campanaria, alta 63 metri.
Essa fu costruita in stile romanico lombardo tra il 1284 e il 1294 in sostituzione di una torre più antica.[5] Solo la cuspide e l'angelo posto sulla sommità furono realizzati più tardi, in data imprecisata dopo il 1336.[5] Il paramento murario è in mattoni scuri a vista, ad eccezione degli angoli, rivestiti con blocchi di marmo. Il campanile è suddiviso orizzontalmente in quattro fasce da cornicioni decorati con archetti ciechiogivali in marmo, di sapore gotico. Ogni fascia è poi suddivisa, su ciascuno dei quattro lati, in quattro campi mediante lesene.
Nella prima fascia, quella più bassa, si aprono, sul lato anteriore, due finestre rettangolari e, sul lato destro, una porta. La seconda fascia non ha aperture sull'esterno. Su ognuno dei quattro lati della terza fascia si apre una piccola bifora e, su quello anteriore, si trova il quadrante dell'orologio. Nella parte superiore della quarta fascia, infine, su ognuno dei quattro lati si apre una trifora, corrispondente alla cella campanaria. Alla sommità del campanile, corre una prima cornice ad archetti piccoli intrecciati, quindi una seconda cornice in pietra ed infine una balaustra in marmo e, ai lati, vi sono delle guglie. La copertura è costituita da una cuspide a forma piramidale, con base ottagonale e, sopra di essa, vi è una statua in rame martellato e dorato di un angelo anemografo di 1,42 metri con in mano la croce, entrambi costruiti dopo il 1336 (l'angelo è una copia dell'originale, attualmente collocato nel Museo diocesano).[5]
All'interno della cella campanaria, si trovano sei campane in si bemolle maggiore, intonate secondo il tipico accordo cremasco (che corrisponde alle note I, III, V, VIII, IX e X della scala diatonica maggiore). La più grande corrisponde alla nota Si♭ 2 ed è detta Bajon, che venne fusa in bronzo nel 1287 da un fonditore pisano riutilizzando il materiale di una campana precedente, del 1285. Venne nuovamente fusa nel 1481 e, tra il XVI e il XIX secolo, altre sei volte. Venne rifusa per l'ultima volta nel 1962 dal fonditore Paolo Capanni di Castelnovo né Monti (RE). L'ultima campana entrata a far parte del concerto campanario del Duomo di Parma è la seconda piccola (in nota Do4), opera della fonderia Allanconi di Bolzone (CR) e realizzata nel 2006. Di seguito, le campane presenti nel campanile:
La navata centrale è larga il doppio delle due laterali ed è, come queste ultime, coperta con volta a crociera; lo schema di ciascuna delle due pareti laterali di ogni campata è il seguente: dal basso, l'arco a tutto sesto di comunicazione con la navata laterale; sopra di questo, la quadrifora con archetti sorretti da colonnine, che dà sul matroneo; in alto, una monofora che dà sull'esterno. Tra la terza e la quarta campata, a ridosso della semicolonna di destra, si trova il pulpito[7]ligneo riccamente scolpito, opera di Paolo Froni (1613).
Le pareti della navata centrale sono ornate dal ciclo di affreschi, opera di Lattanzio Gambara, che li realizzò tra il 1567 e il 1573[8]. Essi si sviluppano su tre fasce, ognuna delle quali corrisponde ad una tematica: dal basso, tra gli archi di comunicazione fra le navate e il matroneo, episodi dall'Antico Testamento; fra il matroneo e le lunette, episodi dal Nuovo Testamento; nelle lunette, figure allegoriche; la lunetta della parete sinistra della settima campata, è stata dipinta nel 1585 da Innocenzo Martini. Sulla controfacciata, vi è un grande affresco raffigurante l'Ascensione di Cristo, dipinto da Lattanzio Gambara tra il 1571 e il 1573. Gli affreschi della volta sono opera di Girolamo Bedoli-Mazzola, che li dipinse tra il 1555 e il 1557.
Gli affreschi di Lattanzio Gambara sulle pareti della navata centrale
L'angelo anemografo (post-1336, ante-1426; ora al Museo diocesano) ai tempi della sua collocazione all'interno del duomo
Pulpito opera di Paolo Froni (1613)
Navate laterali
Uguali tra loro nelle dimensioni, sono state affrescate tra il 1572 e 1574 da Alessandro Mazzola (figlio di Girolamo Mazzola Bedoli), e suoi collaboratori, per 150 scudi parmigiani.[9] Diverse le decorazioni nelle due navate: quella di sinistra presenta in ogni vela delle campate una apertura illusoria su un cielo coperto di nubi rosate, con gli archi che si innestano su ovali con scene tratte dall'Antico Testamento: in quella di destra ogni vela ha al centro una decorazione a grottesche su fondo bianco, mentre gli archi si innestano su coppie di putti. il tutto è incorniciato da decorazioni tipicamernte manieriste.[9]
Cappelle nelle navate laterali
Nel corso del '400 furono aperte dieci cappelle (cinque per lato) nelle navate laterali, sfruttando i contrafforti esterni che diventarono le pareti laterali interne delle cappelle. Furono erette sia da famiglie nobiliari che da corporazioni e consorzi locali. Le prime cappelle costruite, con l'eccezione della cappella Centoni, furono quelle di destra (lato sud della Cattedrale) nel primo quarto del '400[10], mentre la successiva costruzione di quelle del lato nord fu difficoltosa e prolungata nel tempo probabilmente a causa della presenza di edifici adicenti alla Cattedrale.[10] Le intitolazioni delle cappelle si possono ricavare dalla relazione sulla visita apostolica compiuta dal vescovo di Rimini Giovanni Battista Castelli nel 1578-1579 nella diocesi di Parma e contenuta nel testo Visitatio civitatis et dioecesis Parmae,[11] tenendo però presente che molte intitolazioni sono mutate nel tempo.
Cappelle di sinistra (dall'ingresso verso l'altare)
1. Cappella del Consorzio dei Vivi e dei Morti
Nel 1450 Miniato di Adone Aliotti beneficava nel testamento il Consorzio dei Vivi e dei Morti della cattedrale, con l'obbligo di costruire una cappella dedicata al santo di cui portava il nome; questa fu costruita in seguito (è l'odierna cappella Aleotti), ma il Consorzio costruì per sè negli anni '80 del '400 la prima cappella di sinistra. L'imponente cancello in ferro e ottone risale al 1668; l'interno, a parte alcune lapidi, ha le parete laterali spoglie ma è riccamente decorato nella volta e nelle lunette da Alessandro Baratta (fine XVII - inizio XVIII); sull'altare la pala della Visitazione di Francesco Monti (fine '600) racchiusa in una cornice barocca.[12]
Costruita intorno al 1470 per conto della famiglia Balliani, in seguito cappella di san Gottardo.[13] Il cancello in ferro battuto e ottone, ricco di elementi ispirati al mondo vegetale, è opera di Bartolomeo Mencacci e Francesco Civardi (1675).[12] Il ricco altare di fine '600, opera di Alberto Oliva,[13] proviene dalla chiesa del Carmine,[12] sconsacrata nel periodo napoleonico. L'altare presenta un quadro ottocentesco con la Cena di Gesù in Emmaus. Completano la cappella due statue in marmo che raffigurano la Fede e la Fortezza (inizio '800) contornate ognuna da due puttireggicandelabro settecenteschi.
4. Cappella Aleotti
Passata dalla famiglia Aleotti alla Compagnia della Madonna degli Angeli, l'interno è completamente affrescato con quadrature illusionistiche da Pietro Righini nel 1719.[14] L'ancona barocca in marmi policromi, ricca di putti, ospita l'affresco staccato di una Madonna degli angioli di scuola parmigiana di fine '500.[15] All'ingresso, vicino alla parete destra, una statua di fine '600 in marmo bianco di Carrara raffigurante la Madonna sorretta dagli angeli, ascrivibile alla bottega di Filippo Parodi;[13]la statua fu donata alla Cattedrale nel 1966 dal marchese Pier Luigi Pallavicino.[16]
5. Cappella Valeri
La cappella Valeri fu realizzata da Andrea Valeri nella primavera del 1423, come da testamento del padre, il conte Cristoforo Valeri scomparso l'anno precedente.[17] La cancellata quattrocentesca è uguale a quella della cappella Centoni che le sta di fronte, ma sopra la porta d'ingresso è stato aggiunto lo stemma della famiglia Benassi, che subentrò ai Valeri nel 1843;[10] l'interno è completamente ricoperto dagli affreschi quattrocenteschi di Bartolino de' Grossi (e aiuti), con scene della vita dei santi Andrea apostolo, Caterina d'Alessandria e Cristoforo, ispirate dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze e caratterizzate dagli sfondi simili ad arazzi scuri, tipici del gotico internazionale; particolare è la crocifissione di sant'Andrea: capovolta come quella di san Pietro ma con gli arti legati alla croce come solitamente viene rappresentata quella di sant'Andrea.[18] La volta è divisa in sette spicchi che contengono in medaglioni la storia della Vergine, e che convergono al centro verso l'arma di Cristoforo Valeri, mentre i sottili costoloni delle vele scendono verso le sei pareti trasformandosi in colonnine altrettanto sottili. In un'edicola murata sulla destra dell'altare compare una Imago Pietatis affrescata. Nei piedritti che sostengono l'arco ingresso sono raffigurati nella parte interna Sant'Andrea Apostolo (a sinistra) sormontato dallo stemma dei Valeri in bassorilievo con le iniziali "A" e "N" (le prime due lettere di Andrea [Valeri]) e dipinta al di sopra la figura allegorica della Prudenza, mentre nel piedritto di destra troviamo San Cristoforo con sopra il bassorilievo dello stemma dei Valeri con le iniziali "X" e "P" (l'inizio di Cristoforo [Valeri] in caratteri greci) e un merlo circondato da un cartiglio con il motto di famiglia in francese antico Je atand la dieu mersi (attendo la misericordia di Dio);[18] sopra ancora, la figura allegorica della Giustizia. Nella parte esterna dei piedritti, tra decorazioni vegetali, sopra ritratti di santi, compaiono quattro uccelli dipinti circondati da cartigli con il motto di famiglia. L'altare in legno dorato è opera settecentesca di Ignazio Marchetti.[15]
Cappelle di destra (dall'ingresso verso l'altare)
1. Cappella Bernieri
Costruita nel 1422 come cappella Ardemani,[10] presenta nel pavimento le lastre tombali dei due proprietari: quella in marmo bianco del Giovanni Ardemani (scomparso nel 1422) e quella in rosso di Verona del vescovo di Lodi Giovanni Bernieri, scomparso nel 1456. L'altare sulla parete di fondo è novecentesco, sormontato con il quadro di una Visitazione dipinta da Cristoforo Caselli (XV-XVI sec.). Nella parete di sinistra tre frammenti di affresco con la vita di San Cristoforo, provenienti dalla cappella del Comune. La balaustra e il cancello d'ingresso sono settecenteschi.[19]
2. Cappella Cantelli
Anteriore al 1420,[10] oggi si presenta completamente ricoperta da affreschi eseguiti (1881-82) da Girolamo Magnani in stile neogotico-bizantino intorno a varie lapidi commemorative. La cornice lignea dorata della ancona sulla parete di fondo risale al '700[19]
3. Cappella Lalatta
Già esistente nel 1420,[10] divenne in seguito cappella Baiardi. Alla fine della prima guerra mondiale fu dedicata ai caduti del conflitto; nella parte inferiore della cappella 20 lastre ricordano i nomi dei caduti, mentre le pareti sono state affrescate nel 1922 dal direttore della Pinacoteca vaticanaBiagio Biagetti: nella parete di sinistra è raffigurata simbolicamente La vittoria delle armi e della pace feconda, nella parete di destra Il sacrificio per l'altare e il focolare, mentre nella parete di fondo è effigiato Cristo sormontato dalla colomba dello Spirito Santo; la rimanente parte decorativa è in stile neogotico sul modello della adiacente cappella Cantelli. Un altare novecentesco racchiude una deposizione (XVII-XVIII sec.) in terracotta policroma.[19]
4. Cappella del Comune
Si ritiene[20] che sia stata la prima cappella costruita, nel 1411[21] o nel 1417, dedicata a San Sebastiano[20] protettore contro la peste (Parma era stata colpita da una epidemia nel 1410)[22] e san Fabiano, spesso legato a san Sebastiano in quanto il calendario li celebra lo stesso giorno (20 gennaio). Tutti gli affreschi, realizzati entro la prima metà del '400, sono attribuiti a Bartolino de' Grossi e alla sua scuola. Le pareti laterali hanno dipinto in basso uno zoccolo in finto marmo, sormontato da una fascia decorativa che alterna i due stemmi del Comune: quello originario (un torello su fondo rosso, omaggio al Podestà di Parma Torello de Strada) e quello successivo: uno scudo crociato. Al di sopra troviamo alcune scene della vita dei due santi: san Sebastiano nella parete di sinistra, e san Fabiano in quella di destra. Nei piedritti dell'arco d'ingresso compaiono le raffigurazioni a figura intera dei due santi, sormontate dallo stemma di Parma e dalle personificazioni della Giustizia (a sinistra) e della Prudenza (a destra). In un restauro ottocentesco furono staccate alcune storie di san Sebastiano e collocate nella cappella Bernieri.[23] nella parete di fondo la pala d'altare di Michelangelo AnselmiLa Vergine, il Bambino e i santi Sebastiano, Biagio, ilario, Rocco incorniciata dal supporto in marmo policromo.
5. Cappella Centoni
Costruita nel 1454 (ultima in ordine di tempo delle cappelle di destra)[10] è dominata al suo interno dagli affreschi di Francesco Maria Róndani del 1530-31 divisi in due fasce orizzontali: in basso storie della vita di Sant'Antonio Abate dipinte in monocromo (sulla parete di sinistra il santo davanti ad un busto di marmo e un'altra scena in conversazione con dei monaci, in quella di destra la visita a San Paolo eremita e una tentazione di sant'Antonio con alcuni dèmoni che assaltano il santo). Nella fascia superiore troviamo a colori scene della vita di Cristo (a sinistra Cristo davanti a Caifa e la cattura nell'orto del Getsemani, a destra Cireneo solleva la Croce dopo la caduta di Cristo, e Pilato che si lava le mani mentre Gesù viene trascinato via dai soldati); si completa il ciclo pittorico nella parete di fondo dove sono dipinte la morte di Sant'Antonio in basso e Gesù crocifisso in alto; sempre sulla parete di fondo troviamo una pala d'altare con Madonna col Bambino, sant'Antonio Abate, san Paolo e un devoto inginocchiato (quest'ultimo forse il committente Lodovico Centoni), dipinta da Alessandro Araldi nel 1516.[19] Nella parete destra compare anche l'arca del giurenconsulto Giovanni Centoni scolpita nel '400; dello stesso periodo la sobria cancellata in ferro battuto che chiude la cappella, gemella di quella della cappella Valeri che le sta di fronte.
Capocroce
Il transetto e l'abside sono rialzati e preceduti da una lunga scalinata in marmo rosso, presente sia nelle navate laterali, sia in quella centrale. Il capocroce è stato costruito nel 1180: precedentemente la cattedrale era priva di transetto e terminava con tre absidi, una per ognuna delle tre navate.
Il grande affresco, che ha una superficie di circa 650 m², venne iniziato solo dopo i lavori di consolidamento della cupola e terminato probabilmente per l'ottobre dell'anno 1529, anche se l'inaugurazione si ebbe nel 1530. Nella parte del tamburo, dipinti sopra una finta cornice, vi sono gli Apostoli e al di sopra del muro che li delimita dei giovincelli intenti ai preparativi della celebrazione. Al di sopra di esso, vi è una fitta spirale di nubi che terminano in un fitto groviglio di angeli, santi e patriarchi, figure femminili del Nuovo e Vecchio Testamento, disposti su più cerchi concentrici. In mezzo a questi, è riconoscibile la Madonna affiancata in un registro superiore da Adamo ed Eva e san Giuseppe. Al centro dell'affresco, è raffigurata una grande luce gialla, simbolo della presenza di Dio da cui scende l'Arcangelo Gabriele per riscontrare la Madonna.
Oltre la crociera, in asse con la navata, si trova il coro, costituito da una campata rettangolare con volta a crociera e dall'absidesemicircolare. Lungo le pareti del coro, vi sono i quaranta stalli lignei, realizzati dai lendinaresiCristoforo e Lorenzo Canozi tra il 1469 e il 1473. L'absidesemicircolare è interamente occupata da una sopraelevazione con balaustramarmorea e portaceri in bronzo, che ospita il complesso della cattedra vescovile, costituito da elementi di diversa epoca. L'elemento più antico è la cattedra vera e propria[24], un seggio di età medioevale i cui braccioli sono costituiti da due bassorilievi: San Giorgio che uccide il drago, a sinistra, e la Conversione di San Paolo, a destra. La cattedra è addossata al ciborio[25] di Alberto di Moffeolo, che lo realizzò tra il 1486 e il 1488 in marmo bianco con, al centro, il tabernacolo affiancato da due angeli e, ai lati, entro nicchie, statue di santi e, in alto, entro un'apposita nicchia la statua di Cristo Risorto. Il ciborio è inserito all'interno dell'anconabarocca in legno scolpito e dorato, progettata nel 1766 da Antonio Ghidetti e costituita da un coronamento a semicupola poggiante su colonne tortili con capitellicorinzi. Nel catino absidale, vi è l'affresco di Girolamo Bedoli-Mazzola raffigurante il Giudizio Universale, realizzato tra il 1538 e il 1544.[26]
In posizione avanzata, sulla sinistra, vi è l'ambone, in bronzo, e, sul lato opposto, la cattedra, dello stesso materiale. Anche questi ultimi sono decorati con citazioni in rilievo dal Vangelo.
Cripta
Sotto il capocroce, si sviluppa la cripta[30]romanica, più volte rimaneggiata. Essa è coperta con volte a crociera sorrette da colonne in marmo con capitelli scolpiti. Le navate hanno un numero variabile: in corrispondenza del soprastante transetto, sono undici, mentre sotto il coro e l'abside centrale si riducono a tre.
Al centro dell'abside, vi è il moderno presbiterio, realizzato nel 2005. Esso, rialzato di un gradino rispetto al resto della cripta, ospita l'altare marmoreo, costituito da un tronco di piramide rovesciato, l'ambonebronzeo e la sede, anch'essa in marmo. Dal soffitto pende un moderno crocifisso in bronzo, anch'esso del 2005. Ai suoi lati, vi sono gli stalli lignei, realizzati da Matteo Fabi nel 1555.
l'organo maggiore, il Mascioniopus 1152 (2001) è situato sulla cantoria di sinistra, nell'ultima campata della navata centrale, ed è la ricostruzione di uno strumento Serassi del 1787;
nell'abside, sotto il basamento del ciborio, vi è il Mascioniopus 566 (1942), nucleo originario di un più grande strumento che non venne mai realizzato;
nella cripta si trova un organo di Giuseppe Cavalli, costruito nel 1895.
Misure
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^Fra tarda antichità e Altomedioevo, su I 900 anni della cattedrale di Parma, MiBAC. URL consultato l'11 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
^Il portale centrale, su cattedrale.parma.it. URL consultato il 19 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2014).
^ Barbara Zilocchi, BATTISTERO "San Giovanni Battista", in Antelami a Parma - Il lavoro dell'uomo, il tempo della terra, Parma, Studio Paolo Toschi, 2020.
^abcdefghLaudedeo Testi e Marco Pellegri, La cattedrale di Parma, Edizioni Silva, Parma, 2005
^abcdefMaurizio Chelli, Manuale dei simboli dell’arte. Il medioevo, Edizioni EDUP, Roma, 2005
^Immagine del pulpito (JPG), su cattedrale.parma.it. URL consultato il 19 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).