Rimasta vedova in giovane età del marito Umberto Ceva, esponente di Giustizia e Libertà e suicida in carcere nel 1930, fu sospesa nel 1935 dall'insegnamento dal regime fascista e impiegata presso la Biblioteca Braidense di Milano. Attiva durante la Resistenza assieme alla cognata Bianca Ceva, riebbe nel dopoguerra la cattedra di italiano e latino al Liceo Ginnasio Giuseppe Parini di Milano, dove si segnalò come rigorosa educatrice di varie generazioni di studenti fino alla sua morte, avvenuta in Milano nel 1958[2].
Elena Valla, Il metodo estetico e la filosofia classica'', in "Energie Nove", 1-15 dicembre 1918.
Elena Valla, Il 'Bordone' di G. Pascoli, in "Energie Nove", 1-15 marzo 1919.
Elena Ceva Valla, Nota su alcuni incunaboli posseduti dalla Biblioteca Braidense di Milano, in Miscellanea bibliografica in memoria di Don Tommaso Accursi, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1947.
Elena Ceva Valla, Come eviterai gli errori di italiano: le difficoltà più frequenti dell'ortografia, della morfologia, della sintassi e del lessico che si presentano a chi parla e a chi scrive italiano, Minuziano Editore, Milano, 1948.
Giovanni Boccaccio, Decameron, Introduzione e commento di Elena Ceva Valla, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1950 (ISBN 8817170879).
Esopo, Favole, Traduzione e nota introduttiva di Elena Ceva Valla, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1951 (ISBN 8817151254).
Elena Ceva Valla e Vincenzo Craici, Antologia di prosa e poesia italiana e straniera ad uso del ginnasio superiore e del liceo scientifico, Signorelli, Milano, 1955.