Si laureò in Lettere moderne presso l'Università di Firenze. Iniziò l'attività giornalistica nel 1944 ne La Nazione del popolo, organo del Comitato toscano di Liberazione nazionale. Nel 1946 divenne testata indipendente; dopo le elezioni amministrative di novembre divenne il quotidiano del partito di minoranza, la Democrazia cristiana. Nel 1947 cambiò nome ne Il Mattino dell'Italia centrale; Bernabei salì alla direzione nel 1951[1]. Vicino ad Amintore Fanfani, nel 1956 fu chiamato a dirigere Il Popolo, organo di stampa della Democrazia Cristiana, e si trasferì a Roma[2].
Nel 1974 - dopo aver lasciato, il 18 settembre, la direzione generale della RAI - Bernabei fu chiamato a dirigere la società Italstat, una finanziaria a partecipazione statale specializzata nella progettazione e costruzione di grandi infrastrutture ed opere di ingegneria civile. In quell'anno l'Italstat aveva un capitale sociale di 100 miliardi di lire ed un fatturato annuo di 450 miliardi di lire. Quando, nel 1991, Bernabei ne lasciò la presidenza, l'Italstat aveva un capitale sociale di 1.500 miliardi di lire ed un fatturato annuo di 6.000 miliardi di lire.
Nel 1992 fondò a Roma la società di produzione televisiva Lux Vide, di cui fu il primo presidente[3]. La Lux Vide - che si propone di produrre programmi di fiction televisiva, destinati all'ascolto di famiglie - ha realizzato, in coproduzione europea, programmi sceneggiati trasmessi da network in Italia, Germania, Francia e Stati Uniti. Il progetto più impegnativo realizzato dalla Lux è Le storie della Bibbia, la serie televisiva di ventuno film tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento, trasmessi dalla RAI in Italia, e in altri 143 paesi grazie alla collaborazione del produttore tunisino Tarak Ben Ammar che ha consentito le riprese nel suo paese.
Concepì l'idea di un ciclo di venti film internazionali sulla Bibbia scrivendo e producendo insieme a cristiani, ebrei e musulmani. L'Oscar della televisione a Hollywood arrivò col film su Giuseppe.
Con Sergio Lepri ha pubblicato nel 2014 il libro (Edizioni ERI) "Permesso, scusi, grazie. Dialogo tra un cattolico fervente ed un laico impenitente", che ricostruisce la storia dell'Italia dagli anni 20 al XXI secolo, attraverso le esperienze personali degli autori, amici e colleghi fino dagli anni 30[6].
Pochi giorni dopo la morte, il ricordo del genero Giovanni Minoli:
«Bernabei è stato sempre anche l’uomo di raccordo tra Fanfani e Moro, i due cavalli di razza della Dc. Bernabei era “uomo di fiducia” per entrambi e durante il rapimento Moro fu casa di Bernabei il luogo di incontri riservati tra Fanfani, Craxi e Martelli per immaginare strategie di un’impossibile salvezza.[..] Le opinioni diverse, molte, le abbiamo sempre rispettate, confrontate senza che lui invadesse mai la mia vita privata.[..] Della sua televisione hanno parlato tanti e su tutti Furio Colombo in modo mirabile, dei suoi quindici anni all’Iri Romano Prodi mi ha sempre ricordato la sensibilità e l’intelligenza strategica delle scelte. Gli ho sempre dato del lei, per tutta la vita.»
Bernabei conobbe la futura moglie Elisa Gallucci a Firenze nel 1940, e si sposarono nel 1946. Ha avuto otto figli: Marco (1947, psicologo infantile), Roberto (1952, sposato con l'attrice Sydne Rome), geriatra e medico personale di Papa Francesco[8], Matilde, 1953 (moglie del giornalista Giovanni Minoli), che gli è succeduta alla presidenza di Lux Vide ed è stata in passato assistente di Mario Schimberni (ex amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato), Laura (1955, stilista, moglie dello stilista francese Emanuel Ungaro), Andrea (1956, responsabile delle relazioni istituzionali della società A2A), Paola (1960, giornalista, deceduta nel gennaio 2007 all'età di 46 anni per tumore), Giovanni (1961, dirigente Autogrill) e Luca (1964, produttore cinematografico).[9]
Bernabei era un soprannumerario dell'Opus Dei.[10]
Ettore Bernabei era molto legato all'Argentario, in modo particolare a Porto Santo Stefano. Dopo la sua morte l'amministrazione comunale ha reso omaggio all'ex direttore della RAI intitolando a suo nome la piazza della chiesa che ha assunto la denominazione di Largo Ettore Bernabei.[12]
L'uomo di fiducia. I retroscena del potere raccontati da un testimone rimasto dietro le quinte per cinquant'anni, Roma, Edizioni Mondadori, 1999. ISBN 88-04-42852-X
TV qualità, terra promessa, Roma, Edizioni RAI-ERI, 2003. ISBN 88-3971-260-7 .
^Risale a quest'epoca la corrispondenza diplomatica statunitense che evidenzia i buoni rapporti con «il commendatore Bernabei della Rai che è anche il segretario privato di Giulio Andreotti»: Ennio Caretto, L'offensiva sugli intellettuali caldeggiata dall'ambasciatrice Luce. Una diplomatica anticomunista. Troppa Cgil per Tolstoj, Corriere della Sera, 17 aprile 2005.
^La presidenza della società è poi passata alla figlia Matilde.
^Archivio Eventi & News PUL, su pul.it. URL consultato il 16 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2013).
^La puntata è scaricabile dal sito Rai [1]Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. - URL consultato il 16 dicembre 2011
Malcom Pagani, L'importanza di essere democristiano, colloquio con Ettore Bernabei da L'Espresso del 5 maggio 2011, pp. 72-76 (dalla rassegna stampa di Lux vide) URL consultato il 16 dicembre 2011