Fabio Casartelli iniziò a praticare il ciclismo a 9 anni, su iniziativa del padre Sergio, corridore dilettante di buon livello.
A una lunga serie di vittorie nelle categorie giovanili, seguì un'altrettanto ricca carriera nei dilettanti, sia con i colori delle formazioni di Olivano Locatelli (Verynet, Diana e G.S. Domus 87) che con quelli della Nazionale di categoria. Al terzo anno, nel 1991, si aggiudicò tra gli altri la Montecarlo-Alassio e il Gran Premio Capodarco, mentre nella prima parte del 1992, oltre a bissare il successo alla Montecarlo-Alassio, conquistò il Trofeo ZSŠDI e la Coppa Cicogna. L'ottima stagione gli valse la convocazione in azzurro per la prova su strada dei Giochi olimpici di Barcellona 1992: in quella corsa Casartelli riuscì ad aggiudicarsi la medaglia d'oro, primo italiano dal 1968, dopo aver superato in una volata ristretta i compagni di attacco Erik Dekker e Dainis Ozols e anticipato il gruppo di 35".[1]
Il 18 luglio 1995 si stava correndo la quindicesima tappa della Grande Boucle, da Saint-Girons a Cauterets. Verso mezzogiorno, mentre il gruppo dei corridori scendeva il Colle di Portet-d'Aspet verso Ger-de-Boutx, a una velocità di circa 80 km/h, si verificò una caduta collettiva. Anche Casartelli rimase coinvolto: perse il controllo della bicicletta, sbatté violentemente la testa contro un paracarro e restò a terra esanime. Subito soccorso dal dottor Gérard Porte, fu trasportato in elicottero all'ospedale di Tarbes, dove venne dichiarato morto alle ore 14:00, dopo tre arresti cardiaci e senza aver mai ripreso conoscenza.[3] Lasciò la moglie Annalisa, ex ciclista, sposata nell'autunno del 1993, e il figlio Marco, nato il 13 maggio 1995, con i quali viveva ad Albese con Cassano, sulle colline tra Erba e Como.
Al momento della caduta, Casartelli non indossava il casco di protezione, all'epoca non obbligatorio. La sua morte provocò una forte commozione nel mondo del ciclismo professionistico e diede adito a discussioni sull'opportunità di imporre l'uso di tale ausilio, il che avvenne però solo nel 2003 dopo la morte di un altro ciclista, Andrej Kivilëv.
La memoria
Il giorno successivo alla morte di Casartelli, dopo un minuto di silenzio, partì la sedicesima tappa del Tour, da Tarbes a Pau, che venne neutralizzata:[4] in un mesto trasferimento, il gruppo rimase compatto e a bassa andatura; al traguardo, davanti al resto del gruppo, passarono affiancati tutti i ciclisti della Motorola, squadra di Casartelli. Primo, solo per la cronaca, concluse Andrea Peron.[4] Due giorni dopo, all'arrivo della diciottesima tappa, tagliando per primo il traguardo, Lance Armstrong alzò le dita al cielo dedicando la vittoria di tappa allo sfortunato compagno di squadra.
Nel 1997 venne eretta una stele commemorativa a poca distanza dal luogo della tragedia (segnato da una semplice lapide a bordo strada), di fronte alla quale i corridori del Tour de France si fermano in raccoglimento in un minuto di silenzio in memoria di Fabio Casartelli ogni qual volta il percorso del Tour passa per il Colle di Portet-d'Aspet.
Poiché era molto legato a Forlì, città della sua compagna e anche luogo natale di suo figlio, a Fabio Casartelli è stata dedicata, con una apposita targa commemorativa, la nuova pista ciclabile che, dal 2016, collega Forlì con Forlimpopoli[5].
La Fondazione Fabio Casartelli organizza in ricordo dello sfortunato campione la Mediofondo "Fabio Casartelli", una manifestazione dalla spiccata vocazione non agonistica rivolta a cicloamatori e cicloturisti di ambo i sessi. La 21ª edizione è stata disputata nel 2019, come di consueto ad Albese con Cassano.
Anche il gruppo sportivo Alzate Brianza ha organizzato e tuttora organizza una gara di ciclismo giovanile nel centro di Albese con Cassano, passando anche davanti al monumento dedicato a lui.[6]
^ab(FR) 82ème Tour de France 1995 - 16ème étape, su memoire-du-cyclisme.net, www.memoire-du-cyclisme.net. URL consultato il 17 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2011).