Nasce a Lequile, in provincia ed arcidiocesi di Lecce, il 26 settembre 1952 da Vito, un falegname chiamato nel paese mesciu Vitucciu (deceduto il 18 settembre 1997) e Maria Renata Scardino (deceduta il 4 aprile 2022).
Formazione e ministero sacerdotale
Frequenta la scuola materna ed elementare dalle Suore d'Ivrea dell'Istituto "Andrioli" di Lequile. Si dimostra sin dall'inizio uno studente brillante tanto che il direttore della scuola gli dà una borsa di studio per i tre anni della scuola media inferiore pubblica; decide però di non frequentare la scuola statale ed entra in seminario, non usufruendo della lauta borsa di studio[1]. Dopo le scuole medie e gli studi ginnasiali presso il seminario di Lecce, consegue la licenza classica a Taranto presso l'allora seminario regionale di Poggio Galeso.
Nell'esercizio del suo ministero si mostra attento alle tematiche sociali legate alla crisi economica[10], alla legalità[11] e alla pace, con particolare riferimento alla guerra civile siriana.[12] Nel settembre 2014 promulga mediante bolla episcopale il primo statuto effettivo della curia neretino-gallipolina.[13] Istituisce a Casarano la scuola di formazione teologico-pastorale, annessa all'Istituto di scienze religiose[14], e nel 2015 riapre al culto dopo lunghi restauri la chiesa di Santa Maria degli Angeli e l'episcopio, ambedue a Gallipoli.
Il 16 aprile 2019, durante la messa crismale, indice la visita pastorale, che inizia nel gennaio 2020.
Filograna, in un'intervista rilasciata, si è soffermato sul tema della famiglia nella società odierna e sulla funzione che i genitori hanno sui propri figli; egli ha affermato che: «Tra gli ambiti più minacciati dall'ondata dell'edonismo c'è la famiglia: aumentano le infedeltà coniugali, è diventato difficile educare, far crescere i giovani offrendo loro sicurezze per il lavoro, liberandoli dalle tante dipendenze [...] la Chiesa può e deve investire di più sulla famiglia e sulla educazione alla vita buona del Vangelo». Inoltre la società a causa della secolarizzazione si è progressivamente allontanata da Dio e il rapporto chiesa-società diventa sempre meno felice[15].
Araldica
Stemma
Blasonatura
Al centro dello stemma episcopale è presente il simbolo di Gesù Cristo Risorto, il "Chi Rho", o Chrismon, risultato di una combinazione di lettere dell'alfabeto greco: χ (chi) e ρ (rho), che formano una abbreviazione del nome di Gesù. A sinistra domina una stella argentata che simboleggia la madre, Maria, che guarda sempre ai più deboli e ai poveri. Ai piedi dello stemma sono presenti sette spighe che simboleggiano i sette sacramenti della Chiesa cattolica e l'umiltà di Gesù, il quale si è umiliato per darci forza; tutto questo è su uno sfondo blu, un colore che simboleggia il mare. Il motto scelto è Omnia in bonum (Tutto è per il nostro bene). Sono tre parole che dipingono il Figlio di Dio: è una citazione tratta dalla lettera di San Paolo ai Romani (cfr. Rm 8,28). Queste tre parole racchiudono in sé fede, amore e speranza.[16]