In realtà la conclusione era prevista per il 7 luglio, ma il festival è stato interrotto due giorni prima a causa dello scandalo destato dal film tedesco O.k. di Michael Verhoeven. Le accuse di antiamericanismo rivolte al film e le conseguenti polemiche hanno infatti portato alle dimissioni della giuria internazionale che non ha assegnato nessun premio.
Le retrospettive di questa edizione sono state dedicate a Ginger Rogers e Fred Astaire e ai protagonisti delle passate edizioni.[3]
Storia
«Nella prima riunione della giuria, il film scandalo tedesco è stato analizzato sotto tutti i punti di vista, tecnici e artistici e, insieme a un film belga, accantonato con 7 voti contro 2 per un eventuale esame finale. Un membro della giuria, invece di rispettare le regole della discrezione sino alla fine del festival, ha suscitato con false informazioni e lettere tendenziose una protesta di giornalisti, autori e pubblico, la quale ha forzato la mano del signor Schmieding, direttore di tutti i festival di Berlino, e lo ha convinto ad abolire i premi e a sciogliere la giuria... La giuria, accusata sulla stampa attraverso informazioni false e insultanti di aver agito con disonestà e per ragioni politiche, è stata abbandonata dalla direzione del festival, impaurita dai rumori della piazza. Tutto ciò è ridicolo sia per il Festival di Berlino sia per le autorità che governano la città.»
La pietra dello scandalo: O.k. di Michael Verhoeven
Ispirato ad un fatto realmente accaduto (noto come l'"incidente della collina 192") il film descrive il rapimento di una ragazza vietnamita da parte di quattro militari americani che la sottopongono ad ogni tipo di crudeltà, torturandola, stuprandola e infine uccidendola. Solo uno di loro, che non ha preso parte al crimine, farà rapporto ai suoi superiori che tuttavia liquideranno l'accaduto come un normale incidente. Nel 1971 il film ha vinto il Deutscher Filmpreis per la sceneggiatura e per la migliore giovane attrice (Eva Mattes).[5] Nel 1989 il soggetto sarà ripreso da Brian De Palma in Vittime di guerra.
Il film di Michael Verhoeven fu proiettato il 30 giugno e fu apprezzato dalla maggior parte del pubblico, anche se ci furono isolate proteste e alcune persone lasciarono la sala.[2] Una di queste fu il giurato Manfred Durniok che si scusò con il presidente di giuria, il regista statunitense George Stevens, per il fatto che un film come O.k. fosse stato ammesso in concorso.[2] I giudizi della stampa furono positivi per ciò che riguardava la forza e la sua provocazione politica del film, mentre le opinioni sul valore estetico furono divergenti.[6]
Lo scandalo vero e proprio scoppiò il giorno dopo, quando la giuria annullò O.k. perché contrario alle linee guida secondo cui i film partecipanti dovevano "contribuire alla comprensione e all'amicizia tra i popoli".[6] Due giurati, il regista jugoslavo Dušan Makavejev e quello brasiliano David Neves, si dissociarono giudicando il film antimilitarista anziché antiamericano e accusarono la giuria di aver preso "la strada della censura".[7] Makavejev informò Verhoeven e il produttore Rob Houwer della squalifica di O.k. e la notizia si diffuse a macchia d'olio, tanto che il regista jugoslavo fu accusato di aver infranto la segretezza a cui era tenuto come giurato.[7]
Il caso sollevò le proteste di giornalisti e addetti ai lavori che chiesero le dimissioni della giuria, anche se il 3 luglio il direttore Alfred Bauer dichiarò che O.k. era ancora in gara in quanto la giuria era tenuta a giudicare il valore artistico di un film, mentre valutare il rispetto dei requisiti per la sua partecipazione era compito della commissione di selezione.[8] La situazione si aggravò quando regista e produttore annunciarono di essere stati informati da un giurato (rimasto anonimo) della richiesta di George Stevens di escludere il film minacciando in caso contrario le sue dimissioni.[8] Il mattino seguente Alfred Bauer e Walther Schmieding, direttore dell'ente privato Berliner Festspiele GmbH al quale il festival era stato trasferito nel 1967, chiesero al Senato di Berlino di essere sollevati dai loro incarichi.[8]
Il giardino delle delizie: il caso di Carlos Saura
Un'altra controversia di questa edizione riguardò Il giardino delle delizie di Carlos Saura, scelto dalla commissione di selezione come contributo ufficiale della Spagna. Le autorità iberiche contestarono la scelta di un film che trattava ironicamente il regime franchista e indicarono al suo posto El extraño caso del doctor Fausto di Gonzalo Suárez, inizialmente respinto e poi accettato su richiesta della FIAPF. La stampa parlò di "sottomissione ai censori spagnoli" ma il capo della delegazione iberica Fernando Blanco dichiarò che non esisteva nessuna censura e che il film di Suarez era stato scelto per dare l'opportunità ad un giovane regista di farsi conoscere. Il film fu comunque ritirato prima della chiusura anticipata del festival, anche per non rinunciare all'opportunità da parte dei produttori di mostrarlo in altre manifestazioni.[9]
Dopo molte riunioni, conferenze stampa e manifestazioni di protesta, la giuria annunciò infine le dimissioni mentre Bauer e Schmieding restarono al loro posto.[10] Il senatore Werner Stein comunicò la fine del concorso e delle proiezioni, ad eccezione delle retrospettive e dell'Info-Show.[10][11] I premi non furono assegnati, tranne alcuni riconoscimenti delle giurie indipendenti e di un gruppo non affiliato di critici cinematografici europei che premiarono di propria iniziativa tre film ritenuti "estremamente artistici e piacevoli".[11]
Le reazioni della stampa furono veementi e fu chiaro a tutti che le circostanze critiche degli anni passati avevano reso inevitabile un conflitto.[11] Il senatore Stein espresse la speranza di essere «di fronte a una rinnovata possibilità di continuare a pensare a come sostenere film di valore artistico» e il deputato Heinz Zellermayer del CDU affermò che Berlino era, più di ogni altra città «dipendente dai suoi congressi, dalle conferenze e da un festival cinematografico efficiente... senza diversificate attrazioni culturali non saremo all'altezza della nostra pretesa di essere una metropoli di importanza mondiale».[9][12]
Molte proposte per una riforma furono messe sul tavolo, tra cui la rinuncia allo "status A" e la suddivisione del programma in sezioni diverse. Alla fine l'unica vera innovazione fu la creazione del Forum internazionale del giovane cinema (Internationalen Forum des jungen Films), che negli anni successivi sarebbe diventato parte integrante della Berlinale con la proiezione di film sperimentali e documentari provenienti da tutto il mondo.[13]
Giuria internazionale
George Stevens, regista e sceneggiatore (Stati Uniti) - Presidente di giuria[14]
Klaus Hebecker, giornalista e critico cinematografico (Germania Ovest)
David Neves, regista, sceneggiatore e produttore (Brasile)
Véra Volmane, giornalista, scrittrice e critica cinematografica (Francia)
Premio INTERFILM:[17] non assegnato Raccomandazioni: En kärlekshistoria di Roy Andersson Il conformista di Bernardo Bertolucci La sua calda estate di Paul Williams O Profeta da Fome di Maurice Capovila Perché il signor R. è colto da follia improvvisa? di Michael Fengler e Rainer Werner Fassbinder
Medaglia d'oro IWG: Roy Andersson per la sceneggiatura di En kärlekshistoria
Premio speciale dei giornalisti: En kärlekshistoria di Roy Andersson Il conformista di Bernardo Bertolucci Ore'ach B'Onah Metah di Moshé Mizrahi