Ha una forma circolare, le sue dimensioni sono orientativamente di 16 metri di larghezza, 33 metri di lunghezza, 7 metri di profondità. Da essa sgorgano le acque dalle quali prende corpo il fiume Ciane. Deve il nome al colore delle acque (cyanos: azzurro). La fonte è da considerarsi una risorgiva, dato che il fiume in realtà nasce molto più a monte dalle sorgenti Pisma e Pismotta. Le acque percorrono diversi chilometri nel sottosuolo per riemergere in questo punto.
Sia attorno alla fonte che lungo le sponde del fiume si trovano esemplari di papiro (Cyperus papyrus) alti diversi metri; la pianta, forse introdotta nel III secolo a.C. grazie a una donazione di Tolomeo II Filadelfo all'amico e alleato tiranno Gerone II, prospera rigogliosa in una atmosfera quasi tropicale.
La zona, estremamente suggestiva, è una delle mete turistiche più famose nei pressi di Siracusa.
Il mito
Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della vegetazione e dell'agricoltura, era intenta a cogliere fiori insieme ad alcune ninfe presso le rive del lago Pergusa (vicino ad Enna). Improvvisamente, dal suo regno sotterraneo sbucò fuori Ade, innamorato della fanciulla, che per non perdere tempo in corteggiamenti e soprattutto per evitare di chiedere la mano di Persefone al fratello Zeus, decise di rapirla.
{{citazione|...raccontasi, che Plutone, dopo aver rapita Core, cioè la fanciulla, che così chiamano la figlia di Cerere, avendola portata sul suo carro sino a Siracusa, aperta la terra scese bensì con essa all'Orco, ma fece sorgere allora il fonte detto di Ciane, a cui ogni anno i Siracusani celebrano una solenne panegiri, nella quale privatamente si sacrificano vittime minori; ma pubblicamente i sacrifici si celebrano col sommergere nel lago de' tori. E fu Ercole, che introdusse quest'uso, quando scorse tutta la Sicilia cogli armenti di Gerione.|Diodoro V, 3[1].
Note
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Fu la ninfa Ciane a reagire al rapimento aggrappandosi al cocchio di Ade nel tentativo disperato di trattenerlo. Il Dio incollerito, la percosse col suo scettro trasformandola in una doppia sorgente dalle acque color turchino (cyanos in Greco vuol dire appunto turchino). Il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane vistosi liquefare la fidanzata, si fece mutare anch'egli nel fiume che ancor oggi, al termine del suo percorso si unisce nelle acque al Ciane, per versarsi nel Porto Grande.
Una seconda versione del mito riporta che Cianippo aveva fatto dei sacrifici a tutti gli dei eccetto che a Bacco, e questo dio per punirlo lo fece ubriacare in maniera tale che violentò la figlia Ciane. Ma la figlia durante il rapporto riuscì a prendergli un anello e lo consegnò alla nutrice per fargli comprendere, il giorno dopo, su chi aveva abusato. Il destino volle che dopo poco scoppiò un'epidemia di peste e consultato l'oracolo questi affermò che l'unico modo per placarlo era il sacrificio dell'uomo più cattivo della città. Ciane quindi afferrò per i capelli il padre e lo uccise con un pugnale, per poi suicidarsi essa stessa. Questo sacrificio si compì nel luogo della fonte Ciane. Così Proserpina commossa raccolse le lacrime della giovane Ciane e creò la fonte.
Secondo fonti antiche presso la fonte Ciane era in uso eseguire dei sacrifici umani.<re f> Vito Maria Amico, Gioacchino Dimarzo, Dizionario topografico della Sicilia, Volume 1, 1855.