Nacque in una famiglia povera, e studiò come autodidatta, trovando una ottima assistenza culturale grazie all'educatore Joseph-François Perrault.[1]
All'età di 16 anni entrò come studente nello studio di Archibal Campbell, per ottenere il titolo di notaio, e fu aiutato da lui a fare un viaggio negli Stati Uniti d'America, dove scoprì il modello statunitense di democrazia e rafforzò il suo senso di identità di nordamericano.[1]
Nel 1831 soggiornò a Londra per 2 anni per lavoro, e visitò due volte Parigi, approfondendo le sue conoscenze della cultura, della società e della politica europea.[2]
Tornato in Québec nel 1833, lavorò come notaio e incominciò a dedicarsi alla letteratura, scrivendo liriche e collaborando con una rivista culturale, L'Abeille canadienne.[2]
Successivamente, assieme a Louis-David Roy, fondò un settimanale semi-letterario e semi-scientifico, L'Institut, o Journal des étudians, pubblicato per la prima volta il 7 marzo 1841.[2]
Si mise in evidenza per i tre volumi storici sulla nazione franco-canadese intitolati Histoire du Canada (1845-1848).[3]
Garneau manifestò tutto il suo disappunto per la conquista inglese e tutte le sue perplessità riguardanti le possibilità di una integrazione e di una pacifica convivenza tra le due etnie.[3]
Il libro fu inizialmente scritto come risposta a quello di John Lambton, intitolato Report on the Affairs of British North America (1839), secondo il quale la cultura francese viveva un periodo di stallo e di stagnamento e quindi era inevitabile una sua assimilazione all'interno della più fiorente cultura inglese.[3]
Il libro ebbe un grande successo e fece sì che Garneau, pur essendo ancora vivo, venisse acclamato come lo "storico nazionale".[1]
Dopo il 1845 il clero critico alcuni aspetti religiosi, nazionalistici e liberali del libro, e Garneau successivamente diventò più conservatore e tradizionalista in materia religiosa.[1][2]
Proseguì anche la sua intensa attività poetica, che però venne messa in secondo piano rispetto alle altre sue principali.