Ha al suo attivo 265 presenze e 63 gol in Serie A con le maglie di Juventus, Genoa, Roma, Verona, oltre a tre convocazioni in Nazionale, con la quale scese in campo una volta.
Biografia
Nativo di Oderzo, ha trascorso l'infanzia nel Quartier Marconi, zona ai margini meridionali della città, provenendo da una numerosa famiglia contadina.
Ha avuto quattro figli: di questi, Gianmarco ha intrapreso anch'egli la carriera di calciatore.
Nel 2002 ha pubblicato, per le edizioni Biblioteca dell'Immagine di Pordenone, il libro Dio Zigo pensaci tu, un'irriverente e romanzata biografia, scritta dall'amico e collega Ezio Vendrame.
Si è procurato con gli anni una reputazione di ribelle ed eccentrico a causa del suo amore per l'alcol, le donne e i motori e per alcuni suoi comportamenti piuttosto bizzarri.[3] Divenne per questo uno dei calciatori simbolo degli anni 1970[4]
Caratteristiche tecniche
Giocava da ala sinistra (numero undici) e da centravanti (numero nove). Si dice che al termine dell'amichevole da lui giocata con la Juve contro al Real Madrid, il difensore blancoJosé Santamaría lo abbia paragonato a Pelé con tanto di bestemmia annessa.[2] Nel 1972, con la maglia della Roma, giocò proprio contro Pelé in amichevole contro il Santos.[2] Durante la militanza nel Verona si rivelò un prolifico uomo assist.
Carriera
Giocatore
Club
Gli inizi, Juventus
Da adolescente giocò nel Patronato Turroni, la squadra giovanile dell'oratorio. Notato dagli osservatori della Juventus, entrò nelle giovanili del Pordenone, all'epoca società satellite dei bianconeri, quindi si trasferì a Torino, debuttando in prima squadra il 10 dicembre 1961 in campionato contro l'Udinese a diciassette anni. All'epoca giocò anche un'amichevole con il Real Madrid, persa dagli juventini per 3-1.
Zigoni, in tre anni alla Juventus, giocò in campionato quattro partite in Serie A segnando un gol.
Genoa
Nell'estate del 1964 si trasferì al Genoa. Nella sua prima stagione in Liguria segnò, in media, un gol ogni tre partite: saranno 8 in tutto al termine della stagione in cui la squadra retrocesse.
Nella stagione successiva giocò quindi in Serie B, segnando 8 gol in 34 incontri: la squadra non ottenne la promozione per due punti, classificandosi quinta.
Ritorno alla Juventus
Al termine del prestito Zigoni fece ritorno alla Juventus contribuendo con 8 gol in 23 partite alla vittoria dello scudetto 1966-1967. Nella stagione successiva giocò le sue uniche partite in Coppa dei Campioni.
Anche nelle stagioni successive le sue presenze in campo non furono mai più di 22-23 all'anno, complici anche le frequenti squalifiche dovute al suo temperamento irrequieto.[senza fonte] Calarono anche i gol: 7 nella stagione 1967-1968, 3 in quella successiva, 4 (in 14 gare) nella stagione 1969-1970, l'ultima con la casacca bianconera.
In totale con la Juventus Zigoni segnò 35 gol in 122 partite.
Nei suoi due anni con la Roma mise a segno 12 gol in 48 partite, ottenendo un sesto e un settimo posto in Serie A. Nella sua seconda stagione giallorossa vinse la Coppa Anglo-Italiana, contribuendo con un gol in finale, nel 3-1 contro il Blackpool il 24 giugno 1972.
Verona
Nel 1972, a ventotto anni, venne ingaggiato dal Verona. Negli anni passati in Veneto segnò meno che nelle stagioni precedenti, ma sia per le sue giocate sia per alcuni gesti clamorosi divenne un idolo della tifoseria.[5] Il 20 maggio 1973, ultima giornata di campionato, il Milan in testa alla classifica doveva vincere a Verona per vincere lo scudetto. I veronesi vinsero per 5-3, permettendo alla Juventus di superare di un punto i rossoneri e vincere il quindicesimo titolo. Zigoni in quella gara fornì gli assist a Livio Luppi. Questo fu il primo dei due episodi[6] che fece diventare la città scaligera per i milanisti la Fatal Verona.
Nel 1974 la squadra venne retrocessa d'ufficio all'ultimo posto per illecito sportivo: Zigoni contribuì nella stagione successiva all'immediata promozione con 9 gol, il massimo numero di reti da lui segnato nelle sei stagioni veronesi. Nelle due annate successive segnò 2 gol in 18 presenze e 6 gol in 26 presenze: la squadra si classificò rispettivamente undicesima e nona. Nella stagione 1975-1976 la squadra raggiunse la finale di Coppa Italia, perdendola. Una volta Valcareggi lo lasciò in panchina e lui, non approvando la decisione, ci andò in pelliccia e cappello[7]. Nel corso di un'amichevole di fine stagione Verona-Vicenza, dopo una partita in cui non brillò, a venti minuti dalla fine saltò in dribbling quattro avversari e infilò il pallone all'incrocio dei pali, salvo poi andare dritto negli spogliatoi, imitato dai tifosi che abbandonarono lo stadio.
Nel 1978, trentaquattrenne, passò al Brescia, sodalizio di Serie B guidato in panchina da Luigi Simoni. Durante il suo primo anno segnò 4 gol in 21 partite e la squadra arriva ottava.
Nella stagione successiva i lombardi ottennero il terzo posto e la promozione in Serie A. In quella stagione Zigoni non andò mai in rete in 19 presenze, uscendo quindi dai piani della società.
Nell'ultima stagione bresciana si rifiutò di giocare contro il Verona[8].
Opitergina e Piavon
Nell'estate del 1980 Zigoni fu contattato di nuovo da Luigi Simoni, nuovo allenatore del Genoa, per tornare a giocare in Liguria, ancora in Serie B. Zigoni, trentaseienne, preferì tornare a Oderzo abbandonando il professionismo e andando a giocare nella squadra della sua città, ritrovandosi in squadra il suo concittadino Renato Faloppa. Nella cittadina trevigiana giocherà tre anni[9].
A Piavon, frazione comunale di Oderzo, terminò la carriera a quarantatré anni, contribuendo alla salvezza della squadra: l'ultima partita della carriera, nel maggio del 1987, la giocò contro il Musile di Piave, segnando quattro gol: la gara finì 5-4[10].
Nello stesso periodo gestiva un negozio di articoli sportivi a Oderzo sempre insieme a Faloppa.
Nazionale
Gioca la sua unica partita in nazionale il 25 giugno 1967, nella vittoriosa trasferta 1-0 sulla Romania.
Verrà convocato altre due volte senza scendere in campo.
Dopo il ritiro
Dopo il ritiro entrò come allenatore nel settore giovanile dell'Opitergina. Una decina di anni dopo lasciò la società per andare ad allenare le formazioni "Giovanissimi" nel Ponte di Piave e nel Basalghelle, due società dilettantistiche della zona.
In seguito è divenuto responsabile della Scuola Calcio del Basalghelle a lui intitolata, ed è stato spesso invitato a partecipare come opinionista in trasmissioni calcistiche in televisioni locali.
^abcdNon si conoscono i dati sulle presenze e le reti in questa stagione.
^Dati parziali. Non si conoscono i dati sulle presenze e reti nella stagione 1980-1981.
^Non si conoscono i dati sulle presenze e i dati sulle reti sono parziali.
^Dati parziali. Non si conoscono i dati sulle presenze nelle stagioni 1983-1984, 1984-1985, 1985-1986, 1986-1987. Non si conoscono i dati sulle reti nelle stagioni 1983-1984, 1984-1985, 1985-1986. I dati sulle reti nella stagione 1986-1987 sono parziali.
^Dati parziali. Non si conoscono i dati sulle presenze e le reti nelle stagioni 1980-1981, 1983-1984, 1984-1985, 1985-1986. Non si conoscono inoltre i dati sulle presenze nella stagione 1986-1987. I dati sulle reti nella stagione 1986-1987 sono parziali.