Il 20 settembre 2006 è stato nominato direttore del TG1. Ha istituito nel 2007, all'interno della rubrica TG1 Benjamin da lui condotta, il premio Libro dell'anno di TG1 Benjamin, assegnato con il voto degli ascoltatori online, che per la sua prima edizione (2008) è andato a Roberto Saviano per Gomorra e per l'edizione 2009 a J. K. Rowling per Harry Potter e i Doni della Morte. È stato duramente contestato per l'enfasi sensazionalista sui dati d'ascolto registrati dai servizi sul terremoto dell'Aquila, avvenuto solo qualche giorno prima.[3][4]
Il 30 marzo 2009, fortemente voluto da Emma Marcegaglia, Riotta ha assunto la direzione de Il Sole 24 Ore[5], venendo tra l'altro contestato perché il giornale indicò Giulio Tremonti quale miglior candidato italiano per il premio Persona dell'anno senza che la redazione venisse in nessun modo coinvolta nella scelta[6]; ha lasciato spontaneamente la direzione del giornale il 15 marzo 2011.[7]Roberto Saviano non mancò di dichiarare pubblicamente il suo dispiacere per le dimissioni di Riotta, affermando che "la sua direzione ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia antimafia che una parte responsabile di Confindustria aveva deciso di combattere".[8]
Durante la sua direzione, Riotta ha dato al giornale una linea più generalista e meno orientata all'informazione di settore,[9] ha proposto un "pacchetto innovazione"[10] e la "realizzazione di nuovi prodotti e un piano di ulteriore rafforzamento dei contenuti in chiave digitale"[11]. Riotta ha anche riorganizzato il seguitissimo inserto culturale Domenicale, dandogli fra l'altro un formato tabloid. A seguito di tensioni sui tagli economici dei giornalisti, dovuti al più grave crollo delle vendite nella storia del quotidiano,[12] il 4 febbraio l'assemblea dei giornalisti lo ha sfiduciato con il 70% dei voti.[13]
Dal 2011 insegna al master in Rappresentanza degli Interessi, Politica e Istituzioni della Luiss Guido Carli; dal 2012 è socio, oltreché membro del consiglio di amministrazione, dell'ONG Oxfam Italia,[14] mentre dal 2014 conduce la trasmissione Eco della Storia in onda sul canale Rai Storia.[15] Dal 2018 è direttore della scuola di giornalismo "Massimo Baldini" della Luiss Guido Carli di Roma, scuola che dal 2019 diventa master di Giornalismo e Comunicazione multimediale.
A marzo 2022 pubblica su la Repubblica un articolo in cui vengono messi in fila una serie di nomi dei cosiddetti "Putinversteher", ossia di presunti putiniani d’Italia, citando una pubblicazione della casa editricetedescaIbidem (che lui chiama “studio della Columbia University”) uscita mesi prima, nel 2021, negli Stati Uniti dal titolo: Russian Active Measures: Yesterday, Today, Tomorrow.[18] In realtà, quello di Riotta per una buona parte si rivela un elenco di nomi del tutto personale: nomi come il professore di diritto civileUgo Mattei, il deputatoStefano Fassina, l'ex presidente della CameraLaura Boldrini e l'ex europarlamentareBarbara Spinelli (figlia di Altiero e compagna di Tommaso Padoa-Schioppa), infatti, in quel testo "americano" non esistono, nonostante la lunga esperienza da ex direttore e corrispondente[19]. Inoltre in quel testo si trovano molte altre citazioni che nell’articolo di Riotta non compaiono: per esempio c’è un lungo passaggio dedicato alla LUISS, università della quale Riotta dirige la scuola di giornalismo, oltre alla stessa la Repubblica.[18]
Affermazioni su Lucio Caracciolo
L'8 aprile 2022 scrive su Twitter, riferendosi al fondatore di Limes: "Lucio Caracciolo diventa ora per Travaglio e il Fatto-Tass portabandiera dei #Putinversteher con il perenne bla bla su peccato originale Occidente" per via del suo scetticismo sull’efficacia delle sanzioni contro la Russia.[20] I giornalisti Massimo Giannini ed Ezio Mauro difendono Caracciolo.[21]
Vita privata
Sposato e padre di due figli, vive in prevalenza negli Stati Uniti. Dal 2001 ha anche la cittadinanza statunitense.[22]
Vincitore, con Principe delle nuvole, del premio inglese "Libro dell'Anno" e del Florio Prize come migliore traduzione.
Nel 2008 è stato insignito del Premio Don Pino Puglisi intitolato al sacerdote ucciso dalla mafia per l'impegno civile contro la criminalità organizzata.