Irredentista, il cognome originale era Host-Ivessich, ma durante la prima guerra mondiale coloro che essendo cittadini dell'Impero austro-ungarico combattevano per il Regno d'Italia se catturati venivano immediatamente fucilati come traditori e disertori, e le famiglie venivano duramente punite, per questo Host-Venturi decise di utilizzare il cognome della famiglia Venturi che lo adottò in Italia per permettergli di combattere a fianco dell'Italia.[1] Per tutta la sua vita non divise mai più il cognome, che rimase dal 1915 in poi Host-Venturi.[2] Nel 1913 a Brescia fondò un battaglione di studenti volontari Sursum corda.[3][4] Allo scoppio della prima guerra mondiale, il 18 marzo 1915 insieme a Icilio Baccich e Enrico Burich scriverà un appello a Vittorio Emanuele III per rivendicare l'italianità dell'Istria e di Fiume.[5]
A Fiume, nell'aprile 1919, Giovanni Host-Venturi creò la Legione fiumana, costituita da un nucleo di volontari per difendere la città dal contingente francese ritenuto filo-iugoslavo,[3][6] inviando un messaggio a Gabriele D'Annunzio, invitandolo ad assumere il patronato della causa di Fiume italiana[3] e pochi mesi dopo, quando i negoziati si interruppero bruscamente, il 12 settembre una forza di nazionalisti ed ex-combattenti italiani, composta da circa 2500 legionari agli ordini di D'Annunzio, partiti da Ronchi di Monfalcone, in seguito ribattezzata Ronchi dei Legionari, si unirono alla Legione fiumana di Host Venturi occupando Fiume, chiedendo l'annessione all'Italia. Ai costanti rifiuti del governo italiano D'Annunzio, Host Venturi e migliaia di volontari accorsi nella città "liberata" proclamarono la Reggenza del Carnaro. Giovanni Host-Venturi, Armando Odenigo e Corrado Zoli animati da spirito anti-slavo immaginavano di dare inizio a una grande rivoluzione in Iugoslavia con i secessionisti macedoni, albanesi, montenegrini e croati.[7]
Dopo la caduta della Reggenza del Carnaro, finita con forza dal governo di Giolitti con il Natale di sangue del 1920, Host-Venturi continuò la sua attività politica irredentista avvicinandosi sempre di più al fascismo. Dopo l'annessione al Regno d'Italia con il Trattato di Roma del 27 gennaio 1924, Fiume divenne capoluogo di provincia e Host-Venturi proseguì la sua attività politica ricoprendo la carica di segretario provinciale della federazione fascista di Fiume dal 15 novembre 1925 al 24 maggio 1928 e di commissario straordinario di Pola dal 1º aprile al 24 maggio 1926 e fu fra i fautori di un'assimilazione forzosa delle popolazioni allogene presenti in Venezia Giulia. Celebre fu un suo discorso anticlericale tenuto il 23 maggio 1925 al Congresso dei fascisti istriani[8], in cui denunciava l'uso delle lingue slave da parte dei religiosi sloveni e croati, nell'officiare la messa e nelle predicazioni. Nel 1927, in un convegno che ebbe luogo a Trieste, Host-Venturi, con Bruno Coceani, Giuseppe Cobolli ed altri gerarchi giuliani e friulani, tracciò le linee direttive per una completa italianizzazione delle minoranze alloglotte presenti in Friuli, Venezia Giulia e Zara[9].
Proseguì poi la sua carriera politica a Roma e divenne deputato alla Camera nel 1934 e Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni nel 1939. Nel 1935 fu prima Sottosegretario di Stato alla Marina mercantile, contribuendo al consolidamento della Finmare poi, fra il 1939 e il febbraio 1943, Ministro delle Comunicazioni. Cinque mesi prima della caduta del fascismo, per ragioni che non ci sono note, fu estromesso dal governo dallo stesso Mussolini in seguito a un profondo rimpasto della compagine governativa operato dal Duce. Dopo l'8 settembre aderì alla Repubblica Sociale Italiana ma non occupò posizioni di rilievo. Nel 1948 si trasferì in Argentina[10] con la famiglia continuando in qualche modo a interessarsi di politica, incontrandosi più volte con il presidentePerón, suggerendogli di creare delle zone franche industriali a Bahía Blanca e Rosario per favorire lo sviluppo economico del Paese. Il progetto incontrò un certo gradimento nel governo peronista, ma non venne mai concretamente realizzato.[2]
Suo figlio Franco, nato a Roma nel 1937, ma emigrato con il padre in Argentina con la famiglia, e divenuto un noto pittore e vignettista, fin da ragazzo aveva militato nella Juventud Peronista e successivamente era confluito nelle FAP (Fuerzas Armadas Peronistas), una frazione guerrigliera attiva nei primi anni settanta a Buenos Aires e nelle principali città argentine. Venne sequestrato a Mar del Plata il 24 febbraio 1976 da paramilitari[11] e di lui non si seppe più nulla: in un primo tempo si pensò che fosse stato portato in un centro di detenzione in Patagonia, ma tutti gli sforzi dei familiari per rintracciarlo si rivelarono vani e venne ufficialmente considerato desaparecido negli anni ottanta. Il padre Giovanni morì suicida a Buenos Aires nel 1980.
«Si offriva volontariamente per guidare un'ardita ricognizione da lui stesso proposta lungo la ferrovia Plava-Gorizia e lungo le ripide falde del Monte Sabotino per stabilire il contatto con le truppe laterali. Conduceva brillantemente a compimento l'impresa, nonostante le difficoltà del terreno e il vivo fuoco nemico che gli uccideva un uomo, e riusciva a catturare un nemico. In varie altre circostanze si esponeva spontaneamente a grave pericolo per compiere ardite non meno importanti ricognizioni. Monte Sabotino, 9-10 agosto 1916»
«Volontario irredento, benché non completamente guarito dalle ferite riportate pochi giorni prima in combattimento dove si era distinto, al comando di una colonna, nell'attacco di importante posizione, volle uscire dal luogo di cura non ostante il divieto dell'ufficiale medico. Offerta con insistenza l'opera sua che fu utilizzata in servizio di collegamento e di esplorazione, assolse tali compiti con ardimento e bravura. Di sua iniziativa compì inoltre varie audaci ricognizioni, riuscendo con semplici pattuglie a infliggere perdite al nemico e catturargli parecchi prigionieri, finché, riapertasi e infettatasi una sua ferita, dovette suo malgrado essere ricoverato di nuovo all'ospedale, Bello esempio di elevato amore di Patria, di spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo. Settore di Plava, 14-24 maggio 1917.»
«Raggiunta con la compagnia la posizione assegnatagli, la difendeva con somma energia contro i reiterati assalti dell'avversario, che ne tentava l'aggiramento. Ferito il comandante del reparto, ne assumeva il comando, dando prova mirabile di calma, energia ed intelligenza. Falzè di Piave, 27-29 ottobre 1918.»
^ Catia Papa, Goliardia e militanza patriottica. L'associazionismo studentesco in età liberale, in Memoria e ricerca, n. 25, 2007, pp. 43-60.
«Sursum corda fu un movimento studentesco organizzato di stampo irredentista prima del 1914. Può essere considerato come precursore delle organizzazioni fasciste e sembra affondare le sue origini nei primi anni del '900 dai battaglioni studenteschi nati a Milano nel 1906 circa.»