Già nelle prime opere dimostrò un notevole estro, con composizioni nitide e improntate a uno spettacolare illusionismo, in cui dimostrò di aver assimilato tutta la perizia tecnica del padre e di aver osservato le ultime novità di Pietro Anderlini.
Fu spesso a fianco del Meucci, fino alla sua scomparsa nel 1766, e fu un prolifico decoratore di chiese, palazzi e ville, grazie alle relazioni strette con diverse famiglie nobiliari e coi principali ordini religiosi attivi in Toscana, sebbene una parte della sua opera sia poi andata distrutta.