Mancano documentazioni che accertino notizie biografiche complete sul poeta, e sebbene le sue date di nascita e morte non siano certe, si sa che fu contemporaneo di Walther von der Vogelweide, di Hartmann von Aue e di Wolfram von Eschenbach, che le sue origini familiari furono borghesi, che possedeva un'erudita cultura letteraria e che morì senza riuscire a completare l'opera fondamentale della sua carriera letteraria, il Tristano, un poema cavalleresco di 20000 versi, ispirato al mito di Tristano e Isotta, scritto attorno al 1210.
Gottfied, considerato uno dei migliori poeti ad avere illustrato l'alto tedesco medio,[1] per la realizzazione di questo capolavoro si ispirò alla leggenda propagata dallo scrittore franceseThomas de Britanje, arrivato fino ai nostri tempi grazie al ricalco in prosa eseguito dal monaco Roberto.[2]
Oltre al tema principale dell'opera, Gottfried riprese anche il significato innovativo assegnato alla leggenda, cioè la fatale e affascinante attrazione dei due protagonisti, schiacciati da un destino tragico.
Ma il Tristan di Gottfried appare persino più riuscito dell'originale per la forma, per l'originalità e la brillantezza degli approfondimenti psicologici, per l'afflato lirico, per una visione moderna della natura e per la sincera partecipazione dell'autore all'esaltazione della passione amorosa. Diversamente dall'originale, la narrazione del Gottfried evidenziò una maggiore sensibilità e armonia con le emozioni e i sentimenti dei protagonisti, senza intaccare una certa raffinatezza e maestria stilistica.[3]
Se Gottried può essere definito il più irreligioso fra i poeti cavallereschi, la sua vera fede la dimostrò nella magnificazione dell'amore ideale, secondo cui la 'Grotta d'Amore' prende il posto del regno del 'Santo Graal'.
Anche le funzioni civili e la missione della poesia furono spesso sottolineate da Gottfried, assumendo, a loro modo, qualcosa di mistico.
Il suo poema fu portato a termine da vari scrittori, e le versioni più significative risultarono quelle di Enrico di Freiberg e di Ulrico di Turheim.[2]