Il Governo d'Azeglio I è stato il ministero costituzionale del Regno di Sardegna succeduto al Governo de Launay.
Il Presidente del Consiglio Claudio Gabriele de Launay si dimise il 6 maggio 1849 per i dissidi con il ministro dell'Interno Pinelli ma soprattutto perché ritenuto contrario al regime costituzionale.[1]
Vittorio Emanuele II, dopo l'irrigidimento dell'Austria nelle trattative di pace, si rende conto che una politica conservatrice che tenga ai margini i democratici e che sviluppi un rapporto di buon vicinato con gli Austriaci non è attuabile. Non resta che avvicinarsi, se non proprio ai democratici, almeno ai moderati, che però, pur disposti a molti compromessi, su due cose non transigono: sulla Costituzione e sul programma nazionale. Per costoro, naturalmente, de Launay non è più l'uomo adatto.[2]
Su consiglio di Pinelli, la scelta del successore, dopo un tentativo fallito sul nome di Vincenzo Gioberti, cadde su Massimo d'Azeglio: «Ne ho voglia come di buttarmi dal terzo piano» e per alcune ore oppose un netto rifiuto, ma poi si rassegnò. Pose però delle condizioni: prima che piemontese, disse, si sentiva italiano e come tale intendeva comportarsi. La sua designazione sollevò consensi quasi unanimi: con lui, la Costituzione era salva e, anche se rimandata sine die, la lotta per l'indipendenza nazionale restava il grande traguardo della politica piemontese.[3]
Il Ministero D'Azeglio I rimase in carica dal 7 maggio 1849 fino al 21 maggio 1852.
Durante il periodo gli affari di alcuni Ministeri vennero spostati: l'11 ottobre 1850, con R.D. n. 1081, gli affari della Marina militare e mercantile vennero staccati dal Ministero della Guerra ed attribuiti al Ministero di Agricoltura e Commercio. Successivamente, il 26 febbraio 1852, con la soppressione del Ministero di Agricoltura e Commercio vennero provvisoriamente affidati al Ministero delle Finanze, insieme a quelli del Commercio; quelli dell'Agricoltura al Ministero dell'Interno e gli Istituti di Istruzione tecnica professionale al Ministero dell'Istruzione pubblica.[4]
Il 12 ottobre 1850 su proposta di D'Azeglio, consigliato da La Marmora che intervenne anche presso il Re, entrava per la prima volta in un Governo Camillo Benso, conte di Cavour.[5]
L'11 maggio 1852 veniva eletto Presidente della Camera dei deputati l'onorevole Rattazzi, leader dell'opposizione, candidato appoggiato anche dal ministro Cavour che aveva, proprio in quel periodo, stipulato un accordo politico, con lo stesso Rattazzi, che passerà alla Storia come il connubio. Il Presidente del Consiglio e gli altri ministri appoggiavano però Carlo Bon Compagni di Mombello. D'Azeglio si dimise, ma il Re non le accettò. Nel Consiglio dei Ministri del 16 maggio, il Cavour, di cui fu rimproverata l'iniziativa assunta per l'elezione di Rattazzi, a sua volta, si dimetteva. Tutto il gabinetto fu costretto, perciò, a rassegnare il mandato.[6]
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministeri
Affari Esteri
Interno
Grazia e Giustizia e Affari Ecclesiastici
Guerra e Marina
Finanze
Lavori Pubblici
Pubblica Istruzione
Agricoltura e Commercio
Note
Bibliografia
- Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll., Vito Bianco Editore, Roma 1971.
- Indro Montanelli, L'Italia del Risorgimento, Superbur Rizzoli Editore, Milano 1998.
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