Era figlio di Salvatore Sciroli, un ripostiere al servizio del Duca di Caprigliano. Il duca fu padrino di Gregorio e sostenne il giovane compositore per gli studi che compì presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini, nel quale fu ammesso il 1º ottobre 1732. Rimase presso questo istituto musicale per dieci anni studiando sotto la guida di Lorenzo Fago e Leonardo Leo. Terminati gli studi ebbe iniziò la sua carriera operistica. Inizialmente si dedicò alla composizione di lavori comici come intermezzi, farsette e opere buffe, che rappresentò nei teatri minori di Napoli, Roma e Palermo ma successivamente, acquisita una certa fama, fu attivo principalmente nelle città nell'Italia settentrionale dove produsse per lo più opere serie per Pisa, Venezia, Milano e Bologna.
Nei primi anni della sua carriera musicale fu anche insegnante di canto; tra i suoi allievi il più celebre fu senz'altro il soprano castrato Giuseppe Aprile che fece il suo debutto napoletano al Teatro San Carlo nel dicembre del 1753 sotto il soprannome di il Scirolino. Nel 1752 fu maestro di cappella al servizio del Principe di Bisignano e dal 1753 al 1757 direttore del Conservatorio di Palermo. Nel giugno del 1753 fu ingaggiato come secondo clavicembalista al San Carlo per la stagione 1753-4, anche se non poté assolvere pienamente a tali doveri in quanto era contemporaneamente impegnato a Palermo per la produzione dei propri lavori comici:
«non ostante il medesimo si ritrovasse nell'obbligo di andare per le operette buffe in Palermo»
«Il Sig. D. Gregorio Sciroli promette e s'obbliga componere la prima musica e la terza seu l'ultima Opera, (per la seconda resta scritturato D. Giacomo Insanguine), e dette due musiche, dapò composte, sonare e guidare così nei concerti come nelle serate d'opere, e questo con tutto l'amore e zelo possibile, affinché riescano di tutta perfezione, ed occorrendo, si obbliga mutar arie, recitativi, duetti, quartetti, finali ed anche atti intieri, se vi fosse bisogno.»
Ma già nell'Avvertenza, la quale venne posta da Pasquale Mililotti dinanzi al suo libretto La Marina di Chiaia, viene riportato:
«Pensa però che questa Commedia ha avuto più guai e seccature delle precedenti, poiché il signore Maestro di Cappella aveva dovuto comporre [anche] a Roma, ho dovuto far in fretta quel poco di nuovo che ci troverai...»
(... penza mperrò ca sta Commeddea ave avuto cchiù guaie e lòtene de le passate, qualmente lo Segnore Masto de Cappella avenn'avuto da j a componer'a Roma, aggio avuto da fa de pressa chello poco de nuovo che nce trovarraje)
In questa furia febbrile gran parte dei librettisti e compositori napoletani producevano le opere buffe per i piccoli teatri partenopei.
Considerazioni sull'artista
Come compositore Sciroli appartenne alla schiera dei maestri meno significativi dell'opera buffa napoletana. Infatti i suoi lavori comici sono caratterizzati da un linguaggio melodico sterile, nonostante sia mitigato da effetti ritmici più vivaci. Le sue opere serie, seppur composte con gran maestria e competenza, sono poco fantasiose; ad es. la sua Merope, composta in un'epoca in cui diverse innovazioni iniziavano a farsi sentire all'interno dell'opera seria, si presenta come un lavoro tradizionalista in cui le arie, stereotipate in certe parti, seguono pedissequamente la forma dell'aria da capo.
Composizioni
Opere
Capitan Giancocozza (farsa, libretto di Domenico Antonio Di Fiore, 1747, Napoli)[1]
La Smorfiosa (intermezzo, 1748, Roma)
Madama Prudenza (farsetta, 1749, Roma)
Ulisse errante (dramma per musica, libretto di Giacomo Badoaro, 1749, Palermo)
Il Corrivo (opera buffa, libretto di Pietro Trinchera, 1751-2, Napoli)