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Guerra picentina

Guerra picentina
parte delle guerre della Repubblica romana
Mappa dei territori dell'Italia antica al tempo della guerra picentina
Data269 a.C. - 267 a.C.
LuogoMarche, piana tra Spinetoli e Monteprandone
Casus belliTentativo dei Piceni di salvaguardare la propria autonomia di fronte all'espansione romana verso l'Adriatico
EsitoVittoria romana
Schieramenti
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La guerra picentina fu combattuta dai Romani per domare la rivolta del popolo piceno scoppiata in seguito all'espandersi progressivo e inarrestabile di Roma nel loro territorio. I Romani infatti nel 290 a.C. circa, assorbirono il territorio dei Pretuzi, a sud del Piceno e nello stesso periodo sconfissero i Senoni, con l'aiuto degli stessi Piceni. Poi, nel 283 a.C., sui territori sottratti ai senoni avevano fondato la colonia marittima di Sena Gallica, l'attuale Senigallia, e stavano progettando la fondazione di un'altra colonia poco più a nord. I Piceni si resero conto di avere appoggiato una potenza troppo grande dalla quale si sentirono circondati; ruppero così l'alleanza con i Romani e reagirono scatenando una rivolta. Il Senato romano nel 269 a.C. inviò nel Piceno i consoli Quinto Ogulnio Gallo e Gaio Fabio Pittore (prima campagna) e nel 268 a.C. i consoli Appio Claudio Russo e Publio Sempronio Sofo (seconda campagna), quest’ultimo assediò e conquistò Camerino per dirigersi poi verso il mare, puntando prima verso Fermo e poi verso Ascoli stessa, cuore della “nazione” picena. La battaglia tra le forze romane, che consistevano probabilmente in due legioni (circa 20.000 uomini) e gli ascolani ebbe luogo nella piana tra Spinetoli e Monteprandone e si concluse con la prevalenza delle armi romane.[1]

Dopo la fine del conflitto i Romani realizzarono il loro progetto e fondarono la colonia latina di Ariminum, l'attuale Rimini. Alla vittoria seguì la deportazione di una parte della popolazione picena in una zona al confine tra Campania e Lucania, che prese il nome di "agro picentino". Il territorio piceno, con l'eccezione di Ancona ed Ascoli, divenne romano e agli abitanti venne concessa la civitas sine suffragio. Negli anni immediatamente successivi venne fondata la colonia di Firmum Picenum. Con Ancona ed Ascoli i Romani stabilirono invece patti di alleanza.

Contestualmente all'insurrezione dei Piceni, i Romani spensero una rivolta degli Umbri. A lotta conclusa e trionfo celebrato, in un tempio di Roma fu posta una rappresentazione geografica dell'Italia chiamata Italia Picta e ricordata da Varrone.

Note

  1. ^ ASCOLI TRA PICENI E ROMANI, su corriereproposte.it. URL consultato il 16 gennaio 2021.
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