Harpē (ἅρπη) era una tipologia di arma bianca o di attrezzo agricolo ben testimoniata dalle fonti mitologiche degli antichi greci, ma priva di riscontri archeologici univoci. Nell'iconografia greco-romana più antica è un semplice falcetto, talvolta dentato (falx denticulata)[2], o una roncola, ma successivamente la harpe fu raffigurata come una corta spada a lama diritta sotto la cui punta ne diparte una seconda a forma di uncino. Questa nuova foggia, chiamata talvolta "falchion", divenne dal IV secolo a.C. un attributo tipico di Perseo o a Roma di Saturno e in età imperiale compare anche nei rituali di iniziazione mitraici.
Etimologia
Il vocabolo greco è legato al verbo greco "arpazo" (strappare via di fretta, saccheggiare) e ai verbi latini "sarpo" o "sarpio" che indicano l'azione del potare.[3] Il vocabolo greco venne utilizzato anche da scrittori latini, ma senza tradurlo: per esempio Germanico scrive di Perseo: Aeschylus arpen adamantinam a Volcano dicit eum accepisse (= "Eschilo racconta che egli ricevette da Vulcano una harpe indistruttibile")[4], in cui si osservi la desinenza dell'accusativo in "n", secondo la grammatica greca, anziché in "m". Analogamente in lingua italiana veniva anticamente indicata con il vocabolo "arpa"[5].
Tuttora, in calabrese[6] col termine "arpa" si indica la falce da fieno.
Storia
La harpe è arma frequentemente citata nella mitologia greca: se ne serve Crono per evirare il padre Urano; nella GigantomachiaZeus la utilizza per combattere Tifone; la utilizzano poi Ermes contro Argo Panoptes ed Eracle contro l'Idra di Lerna. Le narrazioni perlopiù specificano che la harpe era costruita con un materiale indistruttibile ("adamantinos", cioè letteralmente "non domabile"). Si tratta dunque di un'arma "magica" da utilizzare contro mostri perlopiù anguiformi. Anche Zeus ne fa fabbricare una ad Efesto da donare a Perseo per decapitare la gorgoneMedusa. Non abbiamo dati archeologici consistenti capaci di testimoniarci quale fosse la foggia effettiva di quest'arma. Si ipotizza che la foggia di "falchion" potesse derivare dal mondo orientale e in particolare dalla spada-scure degli egizi, il khopesh, e che a sua volta costituisse l'archetipo da cui sviluppò il makhaira, la sciabola dal taglio concavo diffusa tra le forze di cavalleria greche.
^Per esempio Esiodo afferma che l'attrezzo utilizzato da Crono per castrare Urano è dotato di denti, "Karcharodon" (Teogonia, 175, 180).
^Chantraine, Pierre, Dictionnaire étimologique de la Langue Grecque, Pris, Klincksieck 1968, pp. 114-115.
^Da uno scolio all'opera di Arato di Soli (Germanici Caesaris Aratea cum scholiis, Alfredus Breysig (a cura di), Berolini, sumptibus et formis Georgii Reimeri, 1867, pp. 82, 12; 2a ed, 1899).
^Mortara, Anton Enrico [et al.] [a cura di] (1845), Vocabolario universale della lingua italiana : ed. eseguita su quella del Tramater di Napoli con giunte e correzioni. Mantova, Negretti, v. 1, p. 372.
^Sicuramente nell'area del Poro, in provincia di Vibo Valentia