Il pastor fido è un dramma pastorale in endecasillabi e settenari di Giovan Battista Guarini, composto tra il 1580 ed il 1583 e ispirato a una pagina di Pausania[1] e all'Aminta del Tasso del quale è in gran parte una riscrittura resa più complessa nella trama e nella verseggiatura. L'opera venne pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1590, per essere poi rappresentata nel 1595 (o nel 1596) a Ferrara e nel 1598 a Mantova[2]. Come ricordato da Matteo Tuveri nel suo saggio, degna di nota appare la rappresentazione tenutasi a Crema nel 1595: "con sontuosità di abiti, con eccellenza di musica" che rese attoniti i partecipanti.[3]
Storia
Il pastor fido suscitò numerose polemiche per l'inosservanza del precetto aristotelico secondo cui elementi tragici ed elementi comici non potevano essere mescolati all'interno di una medesima opera, come invece avviene nel testo del Guarini.
Arcadia: una maledizione grava sulla mitica terra dei pastori da quando Diana, per un'offesa subita, ha imposto che ogni anno una fanciulla le venisse sacrificata, e la punizione potrà cessare solo con le nozze di due giovani di stirpe divina. Per questo Montano, sacerdote discendente da Ercole, intende unire il figlio Silvio in matrimonio con Amarilli, che discende da Pan.
Parecchi elementi si oppongono tuttavia all'unione: Amarilli ama corrisposta Mirtillo; di questo si innamora a sua volta Corisca, la quale tenta di ordire un piano per attrarre a sé il giovane; Silvio, dal canto suo, non si cura dei problemi d'amore, preferendo dedicarsi alla caccia e disinteressandosi del sentimento che Dorinda nutre nei suoi confronti.
Le trame della sensuale Corisca falliscono, mentre Amarilli e Mirtillo vengono sorpresi in una grotta, e lei è condannata a morte. A questo punto però la vicenda si scioglie nel migliore dei modi: si scopre che Mirtillo è figlio di Montano (agnizione), e così, sposando Amarilli, libera l'Arcadia dalla maledizione, mentre anche Silvio si converte all'amore unendosi con Dorinda in matrimonio. Si unisce a lei in matrimonio per pena dopo averla colpita con una freccia.
Note
^S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario, vol. 2/A, Milano, Principato, 2000, p. 284
^"Il Pastor fido venne scorciato di 1608 versi per la rappresentazione mantovana del 1598 in onore di Margherita d’Austria": Laura Riccò, Lionardo Salviati e il teatro: fra corte e accademia, Studi italiani. GEN. GIU. (N.1), 2003, p. 55 (Firenze: [poi] Firenze: Franco Cesati Editore; Cadmo, 2003).
^M. Tuveri, La favola della Corte: Splendore, idillio e miseria della Corte nell’Aminta di Torquato Tasso e nel Pastor Fido di Battista Guarini, Roma, 2024, p. 39