Durante il periodo degli anni di piombo, caratterizzato da lotte politiche e sociali, un padre e una figlia condividono la passione per il cinema. Il padre è un personaggio importante e impegnato: Luigi Comencini, celebre regista cinematografico e televisivo. La figlia è la terzogenita Francesca, alla quale il padre sente di dover regalare «il tempo che ci vuole» per aiutarla a uscire dai suoi problemi di tossicodipendenza. Presa coscienza dei problemi della figlia, decide di portarla via a Parigi e di starle vicino notte e giorno per tenerla lontana dal suo ambiente e per affrontare con lei, con la sola forza dell'affetto, l'astinenza dalla droga.
Quando Francesca si sarà liberata dalla schiavitù, comincia a lavorare con suo padre e, decisa a diventare a sua volta regista, gli comunica che il suo primo film sarà un film sulle trascorse vicissitudini di dipendenza dalla droga.[2] Il padre non condivide la scelta di sua figlia e di troppi giovani registi di girare film autobiografici, concentrati su vicende personali, le augura il successo ma le annuncia che non andrà a vedere questo film, salvo lasciarsi prendere dalla commozione quando vedrà Francesca in tv ritirare il premio all'opera prima.[3]
Il film ha incassato 795378 €, con 121134 presenze.[6]
Critica
Sul sito specializzato Sentieri Selvaggi, Carlo Valeri ha assegnato al film 4,5 stelle su 5, affermando che «la storia del rapporto tra l’autrice e il padre Luigi è un film sincero e bellissimo, che ci consegna una cineasta in stato di grazia, capace di plasmare la creazione artistica con il vissuto»[7].