Nell'interpretazione di Bohm si assume, a differenza della interpretazione di Copenaghen, l'incompletezza della funzione d'onda che descrive un sistema quantistico. Secondo Bohm, per fornire una descrizione deterministica e causale di un sistema, oltre alla funzione d'onda si dovrebbero conoscere le coordinate delle particelle del sistema all'istante iniziale (variabili nascoste). L'ontologia primitiva di Bohm è classica: postula una realtà fisica costituita da onde e particelle.
L'ente centrale dell'interpretazione di Bohm è il potenziale quantico Q.[8] Ad esso vanno ascritte le differenze tra meccanica classica, in cui agisce la forza newtoniana
e meccanica quantistica, in cui sono presenti sia il potenziale classico V, sia quello quantico Q:
La probabilità che la particella, all'istante , sia localizzata tra e è
Questa condizione è necessaria per ottenere l'equivalenza dei risultati dell'interpretazione di Bohm con quelli della meccanica quantistica ortodossa.
Caratteristiche
«La versione di Bohm della meccanica quantistica è praticamente la teoria dell'onda pilota di de Broglie, portata alla sua logica conclusione. L'intuizione essenziale del lavoro di Bohm è l'interpretazione della meccanica quantistica come teoria sulle particelle in movimento: in aggiunta alla funzione d'onda, la descrizione di un sistema quantistico include anche la sua configurazione, vale a dire le precise posizioni di tutte le particelle del sistema, per tutti i valori del tempo. È proprio per questo motivo che la teoria di Bohm è spesso chiamata teoria a variabili nascoste: si basa sull'idea che la meccanica quantistica non è completa e deve essere completata aggiungendo parametri supplementari al formalismo.»
L'interpretazione di Bohm è realista perché le proprietà dei sistemi fisici sono assunte come sempre esistenti, indipendentemente dal fatto di eseguire una misura di tali proprietà e/o dalla presenza di un osservatore, come invece postulato dall'interpretazione di Copenaghen.
La causalità classica viene reintrodotta da Bohm nella meccanica quantistica mediante la sua definizione di forza, che ristabilisce una connessione tra la forza (causa) e l'accelerazione (effetto) prodotta dalla forza.
Le coordinate delle particelle del sistema nell'istante iniziale to sono considerate essere variabili nascoste. L'osservatore non può conoscere i valori precisi di queste variabili (che risultano, appunto nascoste) a causa delle limitazioni imposte alla loro esatta misurazione dal principio di indeterminazione di Heisenberg.
Un insieme di particelle ha onde materiali associate, che evolvono secondo l'equazione di Schrödinger. Ogni particella segue una traiettoria deterministica, guidata dalla propria onda materiale. Secondo questa interpretazione, nell'esperimento della doppia fenditura con elettroni singoli, l'elettrone - guidato dall'onda - passa attraverso una delle fenditure mentre l'onda le attraversa entrambe.
L'onda non è influenzata dalla particella e può esistere anche come onda vuota,[11] non accoppiata ad alcuna particella.
Collettivamente, la distribuzione delle particelle è conforme a quanto previsto (solo statisticamente) dalla meccanica quantistica nella sua formulazione ortodossa. Le previsioni verificabili dell'interpretazione di Bohm coincidono quindi con quelle dell'interpretazione ortodossa. Le variabili nascoste, ovvero le posizioni iniziali delle particelle del sistema, restano inosservabili. Se si potesse osservarle, si avrebbe una teoria a varabili nascoste locali che, in conseguenza degli esperimenti sulle disuguaglianze di Bell, sarebbe in contraddizione con l'interpretazione ortodossa della meccanica quantistica.[12]
Come effetto della presenza del potenziale quantico Q la meccanica quantistica, nell'interpretazione causale, risulta essere una teoria manifestamente non locale. Questa caratteristica, che sembrava assurda ai tempi della formulazione dell'interpretazione di Bohm (anni '50 del Novecento), è stata poi giustificata dal teorema di Bell (1964). L'esito degli esperimenti sulle disuguaglianze di Bell mostra infatti che non è possibile un completamento della meccanica quantistica mediante una teoria locale a variabili nascoste. La non-località risulta essere una caratteristica della meccanica quantistica in tutte le sue possibili interpretazioni:
sia nell'anti-realistica formulazione di Copenaghen, sia in quelle, come l'interpretazione di Bohm, che includono variabili nascoste non-locali per reintrodurre il realismo di tutte le proprietà fisiche di un sistema quantistico, anche prima di una misura.
La sua origine risiede nel fatto che la funzione d'onda non è definita nello spazio euclideo, ma nello spazio delle configurazioni, uno spazio astratto a dimensioni, che contiene le coordinate di tutte le particelle del sistema. La funzione d'onda è quindi strutturalmente non-locale.[13]
La principale debolezza dell'interpretazione di Bohm consiste nel fatto che non risulta essere Lorentz invariante. Le onde associate alle particelle, che dovrebbero avere energia e quantità di moto piccolissime ma non nulle, non sono mai state rivelate sperimentalmente .
Formalismo
Generalizzando l'espressione dell'equazione di Schrödinger per un sistema a molte particelle, si ottiene la forma
.
La densità di probabilità è una funzione reale definita da
.
L'ampiezza e la fase , che sono entrambe variabili reali, sono associate alla funzione d'onda, che risulta definita tramite l'usuale relazione valida per ogni numero complesso:
.
L'equazione di Schrödinger può essere suddivisa in due equazioni accoppiate che prendono in considerazione i termini reali e immaginari.
L'interpretazione di Bohm riprende la teoria dell'onda pilota di Louis de Broglie del 1927.[15] In questa teoria, l'onda pilota controlla la traiettoria della particella, determinata dalla condizione di guida di de Broglie:
dove ed sono la velocità e la massa della particella, la fase dell'onda.
L'ente centrale dell'interpretazione di Bohm è invece il potenziale quantico Q.
Inoltre, mentre la teoria dell'onda pilota prevede una dinamica del primo ordine (), nell'interpretazione di Bohm si ricava anche una dinamica del secondo ordine (), analoga a quella newtoniana.[16] Per queste sostanziali differenze tra le due, è impropria la definizione, piuttosto diffusa, d'interpretazione di de Broglie-Bohm per indicare quella di Bohm.[8][16]
L'interpretazione di Bohm non va, d'altro canto, confusa con l'omonima meccanica bohmiana,[17][18] teoria proposta da Detlef Dürr, Sheldon Goldstein e Nino Zanghì alla fine degli anni '80 del Novecento. Anche nella teoria bohmiana - come in quella di de Broglie e nell'interpretazione di Bohm - si assume l'incompletezza della funzione d'onda: oltre alla si devono specificare le coordinate delle particelle del sistema all'istante iniziale to.
La teoria bohmiana si discosta dall'interpretazione di Bohm in quanto non ricorre più al concetto di potenziale quantico Q, ma torna ad una dinamica del primo ordine () mediante l'introduzione della condizione di guida di Madelung
.
Ciò equivale a dire che per la descrizione di un sistema non basta l'equazione di Schrödinger, ma va aggiunta una condizione di guida di Madelung per ogni particella del sistema quantistico.
La meccanica bohmiana non è un'interpretazione della meccanica quantistica, ma una teoria distinta dalla meccanica quantistica. Il suo formalismo è infatti differente: mentre nella meccanica quantistica l'equazione fondamentale è quella di Schrödinger, nella meccanica bohmiana - come detto - va aggiunta una condizione di guida di Madelung per ogni particella del sistema quantistico.
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Bibliografia
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