Nato il 5 luglio del 1925 a Chemillé-sur-Dême, piccolo comune del dipartimento dell'Indre e Loira, Raspail era figlio di Octave Raspail, direttore di fabbrica e poi direttore generale delle miniere della regione del Saar[1], e di Marguerite Chaix. Frequentò delle scuole cattoliche private prima a Parigi, tra cui Saint-Jean-de-Passy dove fu allievo dello scrittore Marcel Jouhandeau che lo influenzò profondamente, e infine a Verneuil-sur-Avre.
Il suo radicale cattolicesimo tradizionalista e conservatore (nonostante i suoi rapporti contrastanti con la fede)[2] fu fonte d'ispirazione per molti dei suoi romanzi, spesso storie di genere utopico che raccontano del fallimento di ideologie come il liberalismo e il comunismo attraverso la necessaria restaurazione di una monarchia assoluta cattolica. Raspail stesso si dichiarò monarchico, e nel suo romanzo del 1990Sire auspicava il ritorno di un re in Francia entro la fine del decennio: nel romanzo viene incoronato a Reims nel febbraio del 1999 il diciottenne Philippe Pharamond de Bourbon, diretto discendente della dinastia reale francese.
Nel suo romanzo più famoso e di maggior successo, Il campo dei santi, pubblicato nel 1973, Raspail prefigurava un collasso della civiltà occidentale per un'immigrazione di massa proveniente dal Terzo Mondo e in particolare dall'India agli inizi degli anni '90. Il libro ricevette apprezzamenti alla sua uscita ma anche critiche per i suoi contenuti apertamente razzisti, xenofobici e classisti. Venne tradotto successivamente in inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, afrikaans, ceco, olandese, polacco, ungherese e italiano. Il romanzo influenzò le idee della futura Nouvelle Droite che lo considerò "profetico" e dagli anni 2010 divenne un testo di riferimento per gruppi di estrema destra, suprematisti bianchi, neofascisti, neonazisti e Alt-Right. Il libro venne encomiato anche da Steve Bannon prima di divenire capo stratega nell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti d'AmericaDonald Trump e da Marine Le Pen, che si dichiarò sua fan nonostante Raspail affermasse di preferire e votare Nicolas Sarkozy.
Su Le Figaro del 17 giugno 2004, Raspail pubblicò un articolo intitolato La patrie trahie par la République, in cui criticava aspramente e con toni apocalittici le politiche riguardo l'immigrazione del governo francese e affermava l'inevitabilità e la necessità di una rivolta armata contro "gli invasori" e chi li favorisse; fu denunciato dalla LICRA (Lega Internazionale Contro il Razzismo e l'Antisemitismo), ma la causa venne respinta il 28 ottobre di quello stesso anno.[5]
Viveva a Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi. È morto all'ospedale Henri-Dunant il 13 giugno 2020, all'età di 94 anni.[6]
Opere
In italiano sono stati tradotti solamente tre romanzi.
Tra i suoi romanzi più celebri, tradotti in varie lingue, vi sono:
Terres Saintes et Profanes, 1960
Bienvenue Honorables Visiteurs (le Vent des pins), 1970
Le Tam-Tam de Jonathan, 1971
L'Armada de la Dernière Chance, 1972
Il campo dei santi (Le Camp des Saints, 1973), traduzione di Fabrizio Sandrelli, Il Cavallo Alato, Edizioni di Ar, 1998
Le Jeu du Roi, 1976
Septentrion, 1979
Les Antilles, d'île en île, 1980
Moi, Antoine de Tounens, roi de Patagonie, 1981
Les Hussards : histoires exemplaires, 1982
Le Président, 1985
Qui se souvient des hommes..., 1986 (I nomadi del mare, trad. di Silvia Accardi. SugarCo, Milano, 1987)
L'Île bleue, 1988
Pêcheurs de Lune, 1990
Sire, 1990)
Vive Venise, 1992
Sept cavaliers quittèrent la ville au crépuscule par la porte de l'Ouest qui n'était plus gardée, 1993
^L'anello del pescatore narra le vicende dei successori dell'antipapaPedro de Luna e, in particolare, del suo ultimo erede Benedetto, il quale, ormai in miseria, avrebbe incontrato papa Wojtyła e sarebbe poi morto a Roma.