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Julius Rolshoven

Julius Rolshoven

Julius Rolshoven (Detroit, 28 ottobre 1858New York, 7 dicembre 1930) è stato un pittore statunitense.

Biografia

Secondo dei tre figli di Frederick Rolshoven (1827–1906), orafo, e di Maria Therese Hubertina Hellings (1839–1930), nacque e crebbe a Detroit. Compiuti i diciotto anni si trasferì a New York City per studiare arte presso la "Cooper Union Art School". In seguito, onde perfezionare e completare la sua formazione, si recò in Europa e si iscrisse all'Accademia di Düsseldorf, per poi continuare gli studi a Monaco, sotto la guida di Frank Duveneck (come lui americano, nato nel Kentucky), che lo accolse anche nei suoi atelier di Venezia e di Firenze. Divenne così uno dei "Duveneck boys" (i ragazzi di Duveneck).

Trascorse poi qualche anno a Parigi, dove frequentò l'Académie Julian, avendo come maestri Tony Robert-Fleury e William Adolphe Bouguereau. Soggornò poi anche a Londra, per poi tornare a Firenze, dove decise di stabilirsi per qualche tempo. A Firenze conobbe e sposò Anna Eliza Chickering (1859–1896), figlia di George Harvey Chickering, ma, durante un soggiorno a Londra, nel 1896, Anna Eliza morì.
Nel 1905, mentre stava disegnando all'aperto, nella campagna toscana, scoprì un edificio che aveva il fascino di un antico castello, chiamato "Il Castello del Diavolo"[1] e che era appartenuto alla famiglia Talani. Rolshoven fu talmente colpito da quella costruzione e dall'ambiente circostante che nel 1907 l'acquistò, nonostante fosse in pessimo stato, quasi in rovina.[2]
Nel 1910 soggiornò per breve tempo in Tunisia e, nel 1914, con l'inizio della prima guerra mondiale, tornò negli Stati Uniti. Nel dicembre del 1915, a Los Angeles, sposò in seconde nozze Harriette Haynes Blazo.

Dal 1916 Rolshoven si stabilì con la moglie nel sud-ovest degli Stati Uniti, aprendo uno studio a Santa Fe nel Nuovo Messico.
Entrò presto in contatto con le tribù dei nativi, in particolare con i Pueblo di Taos, e ne apprezzò i costumi ritraendone spesso i diversi aspetti e i personaggi caratteristici. Fu quindi uno dei primi membri della "Taos Society of Artists", una Associazione che studiava e proteggeva le etnie locali, e che era stata di recente fondata da alcuni pittori, fra cui Eanger Irving Couse.

Dal 1920 sin che visse, Rolshoven fu presente regolarmente nelle sue tre residenze: Firenze, Detroit e Santa Fe.[3] Rolshoven visse quindi complessivamente molti anni a Firenze, nella sua casa d'adozione: quel "Castello del Diavolo" che aveva fatto parzialmente restaurare.[4]

Julius Rolshoven morì a 72 anni nel 1930. Si era ammalato a bordo della nave che lo stava riportando in America e fu ricoverato al St. Luke’s Hospital di New York, dove si spense il 7 dicembre. Qualche biografo sostenne ch'egli morì sulla nave, durante la traversata, e che il suo decesso fu tenuto segreto sino all'arrivo a New York. Fu sepolto nel "Elmwood Cemetery" di Detroit.[5]

Nel settembre del 1957 la vedova dell'artista fece una donazione di 100.000 dollari a favore dell' "Università del New Mexico", oltre a venti opere del marito che furono stimate all'incirca fra 50.000 e 75.000 dollari.[6][7]

Opere principali

Rolshoven, pervaso da un innato estetismo, fu sempre un pittore sostanzialmente accademico, anche se la sua tecnica pittorica appare assai più libera. Dipinse ritratti e nudi, e alcune opere di ispirazione orientalista. Si dedicò in particolare ai nativi americani del Nuovo Messico, alle tribù dei Taos del popolo dei Pueblo.[8]

  • Assisi Market Girls, 1890
  • Model Reading, 1900
  • Field of Poppies, 1900
  • The Refectory of San Damiano, Assisi, 1907, Detroit Institute of the Arts.
  • Dilettante, 1920, El Paso Museum of Art.
  • Ritratto di Lilian June Henschel
  • Indian Market, 1917, American Museum of Western Art, Denver.
  • The Wounded Warrior’s Return, 1920
  • Red-Eagle, 1920
  • Taos War Chief
  • Sun Eagle Tail

Galleria d'immagini

Ritratti femminili

Nudi

Note

  1. ^ F. Cotton, The Tower of the Devils. Retrieving a Tuscan Castle, in: "The Sun", 4 Giugno 1908.
  2. ^ Cfr. R. Ferrazza, Palazzo Davanzati e le collezioni di Elia Volpi, Firenze.
  3. ^ Cfr. V.C. Leavitt, Artists Julius Rolshoven (1858-1930), in: A.P.A. edito da Belloli e DeMarsch.
  4. ^ Rolshoven Gift May Be Largest, Albuquerque Journal, 15 Settembre 1957.
  5. ^ Julius C. Rolshoven, Webseite im Portal findeagrave.com, kkj. Consultato nel febbraio 2017
  6. ^ Cfr. Rolshoven Gift May Be Largest, Albuquerque Journal, Settembre 1957.
  7. ^ Cfr. A.D.Clark, 21 Rolshoven Canvases Are Presented To University, The New Mexican, consultato nel settembre 2017.
  8. ^ Julius Rolshoven, Webseite im Portal owingsgallery.com, consultato nel novembre 2015

Bibliografia

  • Gerald M. Ackerman, American Orientalists, Ediz. ACR, 1994
  • Rolshoven, Julius. In: Friedrich von Boetticher: Malerwerke des neunzehnten Jahrhunderts. Beitrag zur Kunstgeschichte. Band II, Dresda 1898
  • Virginia C. Leavitt: Julius Rolshoven (1858–1930). In: J. Gray Sweeney, Nancy K. Anderson (Hrsg.): Artists of Michigan from the Nineteenth Century, Muskegon Museum of Art, 1987
  • Rolshoven, Julius. In: Caryn Hannan: Michigan Biographical Dictionary, Somerset Publishers, St. Clair Shores/Michigan 1998, ISBN 0-403-0-9801-7 (Google Books)

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