Fu attivo in Spagna a partire dalla metà dell'Ottocento: gli ultimi di attività di protagonisti della chitarra come Mertz, Coste e Regondi, a seguito dei quali lo strumento si avviava ad un lungo periodo di declino rispetto ai primi decenni del XIX secolo. Arcas fu uno degli isolati prosecutori di quella tradizione strumentale, che traghettò la chitarra fino alla sua "rinascita" nel XX secolo.
Nato in un piccolo centro dell'Almería, in Andalusia, in giovane età apprese dal padre - seguace della "scuola" di Aguado - la tecnica della chitarra e già nel 1860 intraprese i suoi primi tour concertistici in Europa. Nel 1863 fece un incontro decisivo: dopo una sua esibizione, gli capitò di ascoltare un giovanissimo Francisco Tárrega. Colpito dal talento del ragazzo, lo indusse a seguirlo a Barcellona per guidarlo nei suoi studi. La figura di Arcas fu importante nella crescita artistica (anche a livello compositivo) di Tárrega, destinato a breve a diventare la figura più importante della chitarra nella seconda metà dell'Ottocento.
Julián Arcas scrisse più di cinquanta composizioni, tutte per chitarra.[1] Esse spaziano dalle variazioni o pot-pourri operistici - su arie di Verdi, Bellini, Rossini - a brani che traggono ispirazione dalle musiche popolari spagnole. Il legame con la tradizione chitarristica del classicismo (di autori come Mauro Giuliani) trova in Arcas un rapporto con gli elementi ritmici e stilistici del folklore spagnolo, segnando una via che caratterizzerà la gran parte del futuro chitarrismo romantico in Spagna. La sua scrittura musicale non si rivolge quasi mai all'esecutore principiante, quindi esige spesso abilità tecniche avanzate.
La registrazione integrale della musica per una e due chitarre di Arcas è stata curata dal chitarrista Gabriele Zanetti insieme a Giulio Tampalini.