Karl Kraus nacque a Jičín, in Boemia (al secolo una provincia autonoma dell'Impero austro-ungarico, attualmente parte della Repubblica Ceca), il 28 aprile del 1874 in un'agiata famiglia ebraica di lingua tedesca, figlio di Jacob Kraus, proprietario di una fabbrica di carta, e di Ernestine Kantor. Si trasferì con la famiglia a Vienna nel 1877, all'età di tre anni, dove crebbe e trascorse il resto della sua vita.
L'infanzia di Kraus rappresenta il terreno fertile su cui crebbe lo scrittore polemico e satirico; tre fattori essenziali ne determinarono presto l'identità: l'essere austriaco, l'essere ebreo e l'appartenenza ad una benestante famiglia borghese. È anche per la convivenza di questi tre elementi che Kraus divenne presto protagonista di una grande lotta contro il mondo e, tacitamente, contro se stesso. I suoi rapporti con la cultura ed il pensiero borghese furono, per esempio, molto contraddittori, e manifestati più o meno esplicitamente attraverso un odio nutrito verso una classe sociale che tuttavia non riuscì mai ad abbandonare.[2]
Kraus era un bambino molto delicato, incline alla malattia, ed afflitto già durante la sua prima infanzia da evidenti sintomi di una scoliosi, nonché da miopia. Il suo più grande biografo, Paul Schick, ricorda come la madre si preoccupò sempre molto teneramente della sua salute, e come Kraus soffrì tremendamente dopo la sua prematura scomparsa, nel 1891.[2]
Ciò che più di ogni altra cosa riuscì a risvegliare lo spirito critico e curioso di Kraus durante i suoi primi anni scolastici fu l'incontro con ciò che la sua famiglia non poteva e non avrebbe mai potuto offrirgli: l'arte, la poesia, la musica, il teatro. Come riconobbe anche Walter Benjamin, che scrisse copiosamente sulla vita e le opere di Kraus, furono proprio le poesie che Kraus trovò sui banchi di scuola a fornirgli un primo vero modello di scrittura creativa. Autori definiti talvolta ingenui, ma anche essenzialmente sinceri, che Kraus ricorderà e dai quali apprese il ritmo, il suono della parola.[2]
Un secondo ma altresì importante ruolo, nell'accrescere l'interesse del giovane Kraus alla letteratura e alla critica in generale, è rintracciabile nelle figure di alcuni suoi professori, uomini spesso da lui considerati delle forme di vita onniscienti, modelli e cause di nuovi spunti critici. Paul Schick descrive come Kraus avesse una particolare attitudine nel sapere imitare il tono di voce dei suoi docenti e di come egli stesso più volte ricordi, quanto fosse divertente annotare i loro errori, durante le lezioni. Il professore che udì le prime riflessioni linguistiche di Kraus, timoroso di non sapere "addomesticare" la lingua tedesca, fu Heinrich Sedlmayer, che nell'anno 1887 fu il suo insegnante di tedesco.[2]
Sempre durante i primi anni di scuola Kraus prese coscienza della "questione ebraica". Come tutti i suoi contemporanei, assistette al rigido sistema educativo absburgico che, predicando il principio di libertà religiosa, separava gli studenti ebrei da quelli cattolici durante le ore di religione. Kraus visse tali separazioni e l'obbligo di frequenza con grande imbarazzo. Ebbe contrasti con alcuni professori di origine ebraica particolarmente dogmatici e furono probabilmente quest'ultimi a scatenare in Kraus una forte inclinazione negativa verso la religione e criticherà nelle sue satire future l'innata capacità di alcuni docenti asburgici, nel "togliere quell'ultimo briciolo di auto-coscienza rimasta ai giudei dell'epoca".[3]
In pochi anni Kraus si trovò ad essere uno studente modello, circondato da grandi sommosse; iniziò a riflettere come scuola e famiglia patriarcale fossero doveri e schemi prestabiliti, in un mondo che li ripugnava. Iniziò a vedere la corruzione e la falsità della politica nella lingua e nelle arti in genere.[2]
Gli esordi letterari
Nel 1892, Kraus si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Vienna e iniziò la sua lunga collaborazione giornalistica. Nello stesso aprile, infatti, venne pubblicata sulla Wiener Literaturzeitung una sua recensione dell'opera teatrale I tessitori (Die Weber) del drammaturgo e scrittore tedescoGerhart Hauptmann: fu la sua prima pubblicazione. Kraus tentò, infatti, persino una carriera teatrale proprio in quello stesso periodo, ma non riscosse alcun successo. Soffriva la rigidità delle materie giuridiche e decise presto di cambiare percorso di studio, passando ad aree più umanistiche e a lui congeniali, come germanistica e filosofia. Non portò mai a termine i suoi studi, ma iniziò proprio in quegli anni a instaurare nuove amicizie con i più noti letterati viennesi dell'epoca, a frequentare il noto Café Griensteidl, a scrivere numerosi articoli sulle più prestigiose riviste della città.[2]
Le sue amicizie si trasformarono però molto presto in terribili bersagli di critica e satira, come dimostra la sconcertante pubblicazione di uno dei testi più provocatori e coraggiosi della Vienna di fine secolo: Die demolierte Literatur ("La letteratura demolita"), che scrisse nel 1896 in occasione dell'imminente demolizione del Café Griensteidl, ritrovo dei suoi ex compagni letterati. Fu con la pubblicazione di questo articolo, poi ristampato anche come singolo pamphlet, che iniziò il grande successo giornalistico di Kraus.[2]
Ad esempio Elias Canetti, che seguiva regolarmente le conferenze di Kraus, intitolò il secondo libro della propria autobiografia, composta da tre volumi, Die Fackel im Ohr ("La fiaccola nell'orecchio": traducibile liberamente come "ascoltando cose illuminanti"), sia in riferimento alla rivista sia al suo stesso autore; il libro è stato tradotto in italiano col titolo de Il frutto del fuoco (il capitolo in cui parla di Kraus e della sua rivista si intitola Karl Kraus e Veza).[2]
Raro esempio di opposizione alla guerra tra gli intellettuali europei dell'epoca, in molti ritengono che il capolavoro di Kraus sia la commedia satirica Gli ultimi giorni dell'umanità, che a partire dalla tragedia della prima guerra mondiale arriva ad episodi apocalittici, riportando i commenti dell'ambivalente personaggio, "il Brontolone", e dell'"Ottimista". Kraus iniziò a lavorare all'opera nel 1915 e la pubblicò nella sua forma definitiva nel 1922.[2]
Tra il maggio ed il settembre del 1933 Kraus, sconvolto dalla violenza inaudita del nazismo contro ebrei e oppositori al regime e deluso dall'indecisione e dagli errori della socialdemocrazia, scrisse Die dritte Walpurgisnacht ("La terza notte di Valpurga"), saggio contro la presa di potere di Hitler. Originariamente destinata alla Fackel, e non pubblicata per il timore che l'opera potesse provocare le rappresaglie delle squadre hitleriane su amici e seguaci, La terza notte di Valpurga rimase inedita fino al 1953, quando Heinrich Fischer curò la pubblicazione delle sue opere. Una selezione dei pensieri fondamentali della Terza notte apparve sul numero della Fackel, di ben trecento pagine, che Kraus pubblicò nel giugno del 1934 con il titolo di Warum die Fackel nicht erscheint ("Perché la Fiaccola non appare").[7]
Kraus non si sposò mai, ma dal 1913 fino a quando morì ebbe una stretta relazione con la baronessa Sidonie Nádherná von Borutín (1885-1950). Nel 1911 venne battezzato come cattolico, ma mantenne sempre una sua corrosiva autonomia di pensiero[9]; abbandonò poi, nel 1923[2], anche la Chiesa a causa delle sue posizioni molto eterodosse e libere.[4]
Dopo aver previsto, come risulta dagli scritti postumi, la disastrosa e distruttiva parabola del nazismo[2], Karl Kraus morì a Vienna, dopo esser stato investito da una bicicletta, il 12 giugno del 1936 (due anni prima della temuta annessione dell'Austria al Terzo Reich), a causa di un'embolia cardiaca a seguito dei postumi dell'incidente, all'età di 62 anni.[10]
Opere
Die demolierte Literatur ("La Letteratura demolita"), 1897
Eine Krone für Zion (Una corona per Sion), 1898
Sittlichkeit und Kriminalität (Morale e criminalità), 1908
Sprüche und Widersprüche (Detti e contraddetti), 1909
Die chinesische Mauer (La muraglia cinese), 1910
Heine und die Folgen (Heine e le conseguenze), 1910
Pro domo et mundo ("Per me e per il mondo"), 1912
Nestroy und die Nachwelt, 1913
Worte in Versen, 1916-30
Die letzten Tage der Menschheit (Gli ultimi giorni dell'umanità), 1919, 19222
Weltgericht, 1919
Nachts (Di notte), 1919
Untergang der Welt durch schwarze Magie (La fine del mondo per opera della magia nera), 1922
Literatur, 1921
Traumstück, 1922
Wolkenkuckucksheim, 1923
Traumtheater, 1924
Epigramme, 1927
Die Unüberwindlichen. Nachkriegsdrama in vier Akten, 1928
Literatur und Lüge, 1929
Shakespeares Sonette, 1933
Die Sprache, 1937 (postumo)
Die dritte Walpurgisnacht (La terza notte di Valpurga), 1952 (postumo)
Alcuni dei suoi lavori sono stati ripubblicati negli ultimi anni:
Die letzten Tage der Menschheit, Bühnenfassung des Autors, 1992 Suhrkamp, ISBN 3-518-22091-8
Detti e contraddetti, a cura di Roberto Calasso, Milano, Adelphi edizioni, 1972, ISBN non esistente, SBNIT\ICCU\SBL\0455747 (Contiene anche: Pro domo et mundo; Di notte).
Morale e criminalità, introduzione di Cesare Cases, traduzione, cronologia e bibliografia di Bianca Cetti Marinoni, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1976, ISBN non esistente, SBNIT\ICCU\SBL\0020527.
Gli ultimi giorni dell'umanità. Tragedia in cinque atti con preludio ed epilogo, 2 voll., edizione italiana a cura di Ernesto Braun e Mario Carpitella con un saggio di Roberto Calasso, Milano, Adelphi edizioni, 1980, ISBN non esistente, SBNIT\ICCU\BRI\0003355.
Elogio della vita a rovescio, traduzione di Nada Carli, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1988, ISBN88-7692-194-X (Contiene la traduzione di Lob der verkehrten Lebensweise e di altri articoli satirici).
La muraglia cinese, a cura di Paola Sorge, con un saggio di Cesare Cases, Roma, Lucarini, 1989, ISBN88-7033-305-1.
La muraglia cinese, traduzione di Giovanna Agabio, con illustrazioni di Oskar Kokoschka, postfazione di Friedrich Pfafflin, Milano, Archinto, 2008, ISBN978-88-7768-492-9.
Heine e le conseguenze, traduzione di Roberto Di Vanni, Genova, Graphos, 1993, ISBN non esistente, SBNIT\ICCU\MIL\0313021.
La fine del mondo per opera della magia nera, a cura di Paola Sorge, Firenze, Shakespeare and Company, 1994, ISBN non esistente, SBNIT\ICCU\LO1\0340195 (Contiene anche: Heine e i successori).
Non c'è niente da ridere. A proposito di giornalisti, esteti, politici, psicologi, stupidi e studiosi, a cura di Simone Buttazzi, postfazione di Irene Fantappiè, Prato, Piano B edizioni, 2012, ISBN978-88-96665-51-0 (antologia).
Una corona per Sion. Satira politica, a cura di Vincenzo Pinto, Torino, Free Ebrei, 2015, ISBN978-88-94032-40-6.
Note
^(DE) Karl Kraus, Die chinesische Mauer, München, Albert Langen, 1910, p. 455.
^Sull'atteggiamento di Kraus nei confronti dell'ebraismo vedi anche Fausto Cercignani, Il fine secolo viennese. Arthur Schnitzler, Richard Beer-Hofmann e Karl Kraus, in Studia austriaca – "Sprach-Wunder". Il contributo ebraico alla letteratura austriaca, Milano, CUEM, 2003, pp. 33-49.
^Sul progetto ventennale di letture teatrali e riscritture di Shakespeare: il Theater der Dichtung (Teatro della poesia); vedi anche Irene Fantappiè, Karl Kraus e Shakespeare. Recitare, citare, tradurre, Macerata, Quodlibet Studio. Lettere, 2012, ISBN 9788874624553
^Karl Kraus, La terza notte di Valpurga, trad. it., Roma, Editori riuniti, 1996 - Prefazione di Marino Freschi.
Maurizio Cau, Politica e diritto. Karl Kraus e la crisi della civiltà, Bologna, il Mulino, 2008
Piero Buscioni, Karl Kraus, in "il Fuoco", Firenze, Polistampa, gennaio-giugno 2009
Fausto Cercignani, Il fine secolo viennese. Arthur Schnitzler, Richard Beer-Hofmann e Karl Kraus, in Studia austriaca – “Sprach-Wunder”. Il contributo ebraico alla letteratura austriaca, Milano, CUEM, 2003, pp. 33–49
Irene Fantappiè, Karl Kraus e Shakespeare. Recitare, citare, tradurre, Macerata, Quodlibet Studio. Lettere, 2012, ISBN 9788874624553
Bibliografie di studi critici
O. Kerry, Karl Kraus-Bibliographie, Kosel, München, 1970
S.P. Scheichl, Kommentierte Auswahlbibliographie zu Karl Kraus, in "text + kritik", München, 1975
Tutti i numeri della Fackel sono stati digitalizzati e sono accessibili gratuitamente online previa registrazione: Kraus, Karl, 2007, AAC-FACKEL, Online Version, ‘Die Fackel. Herausgeber: Karl Kraus, Wien 1899-1936, http://corpus1.aac.ac.at/fackel/ [20 marzo 2019], Österreichische Akademie der Wissenschaften, Wien.