L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat o L'Arrivée d'un train à La Ciotat) è uno dei più famosi cortometraggi dei fratelli Auguste e Louis Lumière, venendo da molti erroneamente considerato come il primo film nella storia del cinema.
Nell'immaginario comune viene erroneamente considerato il primo film proiettato nella storia del cinema; in realtà la prima proiezione fu La sortie de l'Usine Lumière à Lyon, che ritraeva il momento dell'uscita degli operai della fabbrica Lumière a Lione.[2]
Si dice che durante la prima proiezione, gli spettatori, vedendo il treno in arrivo, scapparono dalla sala per paura di essere travolti da esso.
Trama
In esso viene rappresentato l'arrivo di un treno, trainato da una locomotiva a vapore, nella stazione ferroviaria della città costiera di La Ciotat. Come la maggior parte dei primi film Lumière anche questo illustra una scena di vita quotidiana.
Interessante è la particolare inquadratura angolata e non frontale, come invece avveniva di solito nei primissimi film della storia del cinema, che permette una grande profondità di campo, con una straordinaria messa a fuoco del treno in arrivo sia in lontananza sia in primo piano. I personaggi entrano ed escono liberamente dalla scena, senza un personaggio o un'azione principale, ma anzi con una molteplicità di centri di interesse.
«In L'arrivée d'un train la locomotiva giunge dal fondo dello schermo, avanza sugli spettatori e li fa sussultare dando loro la sensazione che stia per schiacciarli. Essi identificano quindi la loro visione con quella della macchina da presa: ecco che la macchina da presa diventa per la prima volta un personaggio del dramma. Per questo film Louis Lumière aveva utilizzato tutte le risorse di un obiettivo a grandissima profondità di campo. Dapprincipio si vede la stazione vuota (piano generale) e un facchino, che passa sul piazzale spingendo un carretto. Poi all'orizzonte appare un punto nero che si ingrandisce rapidamente; la locomotiva occupa presto quasi l'intero schermo, quindi avanza sullo spettatore. Le carrozze del treno si fermano lungo il marciapiede, molti viaggiatori si avvicinano, e tra questi la signora Lumière madre con una mantellina scozzese, accompagnata da due dei suoi nipotini. Le portiere si aprono, alcuni viaggiatori salgono e altri scendono. Tra questi i due involontari "primi attor giovani" del film: un giovane contadino provenzale che regge un bastone e una graziosa e giovane fanciulla tutta vestita di bianco. La giovane, ingenua, esita con un moto di naturale timidezza quando si accorge della macchina da presa, quindi passa oltre e sale in vettura. Ma il contadino e la ragazza sono apparsi entrambi in primissimo piano e si sono visti con chiarezza perfetta. Tutti i successivi piani di cui fa uso oggi il cinema furono utilizzati in L'arrivée d'un train. [...]Non è la macchina che si sposta ma sono gli oggetti e i personaggi che si avvicinano o si allontanano costantemente da essa. Questo continuo spostamento del punto di vista permette di ricavare dal film tutta una serie di immagini differenti come i piani successivi di un montaggio moderno.»
(Georges Sadoul, Storia del cinema mondiale, p. 32.)
«In Arrivée d'un train à La Ciotat vediamo giungere dal fondo dello schermo una locomotiva che si ferma in primo piano, sul lato sinistro dell'inquadratura, ripresa diagonalmente, in modo da consentire la vista, in prospettiva, dei vagoni. La gente si muove, passando da campi lunghi a piani ravvicinati, sale o scende dal treno, sino a quando, chiusi gli sportelli, il treno si accinge a ripartire. Il movimento dei personaggi e quello, iniziale, della locomotiva, determinano lo spazio scenico e il tempo dell'azione. Si ha la riproduzione di una scena di vita quotidiana e, al tempo stesso, la narrazione di un fatto, la sua drammatizzazione in termini di spettacolo.»
(Gianni Rondolino, Manuale di storia del cinema, p. 16.)
Citazioni
La pellicola è citata nel film Superfantozzi del 1986 con protagonista Paolo Villaggio, dove la scena della proiezione viene rappresentata in chiave comica: il treno esce dallo schermo e travolge il pubblico nel cinema (secondo la leggenda alcuni spettatori scapparono durante la proiezione per paura di essere travolti)[3][4]; la scena del treno è ripresa nuovamente nel film Le nuove comiche sempre con Villaggio e Renato Pozzetto, ma in questo caso sono i protagonisti ad entrare nel cinema e solo successivamente, quando decidono, dopo mille peripezie di far ritorno nel film, il treno alle loro spalle invade la sala, scaraventandoli nuovamente fuori[5].
Al Museo nazionale del cinema di Torino il cortometraggio è proiettato in una saletta al termine della sezione dedicata all'archeologia del cinema; al termine del filmato, lo schermo si sposta d'improvviso per far entrare in sala una macchina meccanica che riproduce una locomotiva, dando agli spettatori la stessa impressione che ebbero i partecipanti alla prima proiezione.
Sandro Bernardi, L'avventura del cinematografo: storia di un'arte e di un linguaggio, Venezia, Marsilio, 2007, ISBN978-88-317-9297-4.
Gianni Rondolino, Manuale di storia del cinema, Torino, UTET, 2010, ISBN978-88-6008-299-2.
Georges Sadoul, Storia del cinema mondiale dalle origini ai nostri giorni, collana I fatti e le idee, traduzione di Mariella Mammalella, n. 121, Milano, Feltrinelli, 1964.