Tipico "dramma giudiziario", rappresenta, attraverso gli alterni orientamenti di una giuria, la caducità delle convinzioni umane in rapporto alle innumerevoli sfaccettature della realtà, anche quella apparentemente più scontata, e al pregiudizio dei singoli originato dalle vicende personali. Temi da cui deriva una fondamentale critica alla pena di morte.
La storia inizia dopo la chiusura dell'ultima udienza in un processo per omicidio. Come in ogni caso di pena capitale, i dodici giurati devono decidere all'unanimità su un verdetto di colpevolezza o di innocenza. Il caso si riferisce a un giovane accusato di aver ucciso il padre. Per tutta la riunione i dodici uomini non si chiamano mai per nome, in quanto non ne sono a conoscenza, ma solo con un numero assegnato ad ognuno.
Alla fine, dopo varie contrapposizioni, tutti i giurati tranne uno, convinto dall'inizio dell'assenza di prove decisive, cambiano gradualmente voto, anche più volte, fino ad arrivare all'unanimità per il verdetto di non colpevolezza.
Rappresentazioni e adattamenti
La sceneggiatura di Rose è stata inizialmente prodotta per la televisione, ed è stata trasmessa sul programma Studio One della CBS nel 1954. In seguito Rose ha scritto diversi adattamenti della storia. Nel 1964Leo Genn la rappresentò al teatro di Londra. In un altro adattamento teatrale le giurate sono tutte donne e il titolo è stato cambiato in 12 Angry Women.
Nel 2007 La parola ai giurati è stata portata in tour negli Stati Uniti con Richard Thomas e George Wendt rispettivamente nelle parti dei giurati n. 8 e n. 1. La rappresentazione ricevette recensioni positive dalla critica. Il tour 2008 non incluse Wendt, ma Kevin Dobson come giurato n. 10.
Sempre nel 2007 è stato fatto un adattamento pluripremiato con la regia di Nikita Mikhalkov, dal titolo 12.