Malvasia è un termine con il quale vengono indicati numerosi vitigni, per cui è anche appropriato parlare di Malvasie. Alcuni di questi si differenziano notevolmente tra loro per morfologia delle piante, colore, sapore e composizione biochimica del frutto, precocità di maturazione, produttività e attitudine alla vinificazione.[1]
Storia
L'origine del nome è da attribuirsi ad un vino che era prodotto a Malta: si trattava di un prodotto di pregio commercializzato da Venezia.[2] Dopo la conquista da parte degli Arabi dell'isola nell'870 i commerci si interruppero.
I molti vitigni denominati Malvasia hanno spesso in comune soltanto il nome, derivante da una città greca del Peloponneso, Monenbasia, Monemvasia o Monovasia, che significa "porto ad una sola entrata", città che per assonanza con il nome greco fu ribattezzata dai Veneziani "Malvasia" (o Napoli di Malvasia, per distinguerla da Malvasia Vecchia, posta poco più a nord). La Malvasia nel tardo Medioevo divenne uno dei vini più famosi e rinomati, prodotti principalmente a Creta ed a Rodi[3].
Si deve ai veneziani l'uso di tale appellativo per indicare prima i vini dolci ed alcolici provenienti dalla parte orientale del Mar Mediterraneo, poi anche i locali in Venezia nei quali se ne svolgeva il commercio.
Caratteristiche
I vitigni Malvasia possono essere distinti tra quelli con un leggero aroma che ricorda quello del Moscato e quelli a sapore semplice. Ve ne sono a frutto bianco e a frutto nero.
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Motivo: Il seguito del capitolo è completamente sbagliato, confonde vitigni e vini, li elenca in modo caotico..
Fra le Malvasie a frutto nero degne di nota ricordiamo quelle salentine: la Malvasia nera di Brindisi; la Malvasia nera di Lecce; quelle astigiane come la Malvasia di Casorzo d'Asti e la Malvasia nera di Schierano.
Alcuni cloni sono: Malvasia bianca MC 1; Malvasia bianca di Candia Rauscedo 2; Malvasia bianca lunga o del Chianti Rauscedo 2, Cenaia 2; Malvasia istriana ISV Conegliano 1.
I vini con tale nome sono aromatici, dal sapore intenso dolce e gradevole.
Sembra che Giorgio Plantageneto, I duca di Clarence, fu ucciso affogato in una botte di malvasia. Lo stesso Shakespeare riporta tale aneddoto nella sua opera Riccardo III.
Lo stesso episodio viene evocato da Flaubert nel romanzo Madame Bovary[6] per descrivere quella «specie di attaccamento idiota della Bovary pieno di ammirazione per l'amante Rodolfo, una beatitudine che la intorpidiva; e la sua anima affondava in quell'ebbrezza, e vi si annegava, raggrinzita, come il duca di Clarence nella sua botte di malvasia».
Note
^Malvasia, su metegolose.com. URL consultato il 13 maggio 2022.